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58. Esposizione Internazionale d'arte Biennale Arte 2019 dal l'11 maggio al 24 novembre 2019, Venezia

Alexander Shishkin-Hokusai, Lc 15:11-32, Russia Pavilion 58th International Art Exhibition Biennale Arte 2019 PHOTO CREDIT BY WWW.POPCINEMA.ORG

58. Esposizione Internazionale d'arte Biennale Arte 2019 dal l'11 maggio al 24 novembre 2019

Autore recensione: Roberto Matteucci

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La 58. Esposizione Internazionale d'arte di Venezia è stata curata dal newyorchese Ralph Rugoff, direttore della Hayward Gallery di Londra. Hanno partecipato 90 paesi e 79 artisti.

Come sempre, due sono i principali siti della mostra: l'Arsenale e i Giardini. Il curatore ha ideato due percorsi paralleli, perciò un espositore potrebbe essere presente in entrambe le location.

Il titolo è cerebrale: May You Live in Interesting Time.

Il significante è “che tu possa vivere in tempi interessanti”, un antico detto cinese. Una massima citata da illustri intellettuali.

Ma non è vero! La frase cinese è una leggenda. È questo il significato: credere in un falso.

Lo spiega il curatore:

Then there’s the fact that this is also a piece of fake news: it’s been claimed over and over again during the past 100 years that it’s an ancient Chinese curse—everyone from pre-war politicians in the UK to Hillary Clinton, from Albert Camus to Arthur C Clarke have used this phrase, talking about it as an ancient Chinese curse—even though it isn’t and never was.” (1)

Un concetto fondamentale. Gli artisti attribuiscono astrazioni, principi altisonanti alle loro opere, quindi spacciano ingannevoli interpretazioni. Infatti, certe spiegazioni sono esclusivamente una ricerca di moda, di pubblicità, di conformismo, di mainstream o semplicemente un maniera per fare soldi. 

L'opera va oltre il banale titolo, l'arte ha un fascino moderno, onirico, trafigge il nostro sentimento.

L'opera supera il suo artefice e il suo naturale desiderio di tenere famiglia.

Di nuovo il Ralph Rugoff:

For me, that is the goal of this exhibition: that it leaves people with interesting questions that they can carry with them afterwards. It is very much a show dedicated to the idea that the most important thing that happens doesn’t happen inside the gallery—it is what visitors do with that experience after they leave.” (1)

L'opera appartiene allo spettatore, il quale - dopo averla scrutata, esaminata, studiata, intuita - la porta, metaforicamente, a casa.

L'arte contemporanea non deve per forza avere un valore intellettuale:

I hope that the work in this Exhibition is accessible to lots of different kinds of people, I think it is and I think it gives people pleasure, I think that’s important, often when we talk about art we talk about the intellectual side, what it means or what issues it is dealing with, it’s kind of boring because we read the newspaper for that, art has to activate somehow pleasure centres in your brain that you didn’t even know existed, or to play with them in a different way than they have ever been played with, and that makes you feel something different and that different feeling gives you the motivation to try to understand why that is happening and that’s when you begin to understand what the work is opening up and making possible.” (2)

Pertanto, l'arte contemporanea riguarda il consumatore, il quale dispone “pleaseure centres” o “play with them in a different way” per viverla nel proprio atteggiamento.

Tomás Saraceno, Aero(s)scene/ When breath becomes air, when atmospheres become the movement for a post fossil fuel era against carbon-capitalist clouds, 58th International Art Exhibition Biennale Arte 2019 Venice PHOTO CREDIT BY WWW.POPCINEMA.ORG

All'Arsenale, direttamente sulla laguna, sono fissate delle appariscenti installazioni di Tomás Saraceno. La realizzazione è un tutt'uno con lo sfondo del mare e di Venezia. È una sensazione esclusiva, il sole riflette nell'acqua, provocando uno svago di colori e di umori. La stupenda esecuzione incide sui “pleaseure centres” e con esso possiamo giocare. Peccato che si intitoli: When breath becomes air, when atmospheres become the movement for a post fossil fuel era against carbon-capitalist clouds.  Che c’entra? Che collegamento c’è?

Un titolo maledettamente radical-chic, per cavalcare mode effimere.

Il lungo titolo non definisce il prodotto artistico, è una finzione, come la maledizione cinese.

Provengono dalla Cina, Sun Yuan & Peng Yu, con l'installazione Can’t help myself, i quali colpiscono con la maledizione del robot.

Sun Yuan & Peng Yu, Can't help myself, 58th International Art Exhibition, May You Live In Interesting Times, Biennale Arte 2019, August 31, 2019

In una teca di plexiglass, un braccio automatico, all'infinito, cerca di pulire una superficie da un liquido rosso. Questo apparato meccanico ed elettronico si muove con eleganza come un ballerino.

La particolarità è divertente: l’automa non lava, solo redistribuisce il fluido al suo interno. È una illusione. La pulizia non ha senso, è una laboriosità delicata ma inutile. Il rosso, percepito come sangue, è schizza ovunque, se non ci fosse la barriera arriverebbe sul pubblico. 

La macchina, spietata e comica di Sun Yuan & Peng Yu, ha una finzione algoritmica. Batte trentadue movimenti, perennemente identici. È la tremenda conseguenza della dittatura dei robot, può compiere soltanto mosse programmate, non sono previste eccezioni o gesti di fantasia o imprevedibili. Sono questi i tempi interessanti della maledizione?

Peggiore è il meccanismo dell'indiano Shilpa GuptaUntitled.

Shilpa Gupta, Untitled, 58th International Art Exhibition, May You Live In Interesting Times, Biennale Arte 2019, August 31, 2019

L'ambientazione è spettrale. È un day-after ovvero una casa abbandonata. Un cancello sbatte continuamente e ripetutamente contro il muro. I visitatori sono preoccupati da due condizioni. Il suono, il rumore con cui l’inferriata urta sulla parete. La seconda, più angosciante, è l'effetto: il cancello rompe la parete componendo un disegno a sua immagine e somiglianza. Di nuovo la tirannia dei robot, stanno costruendo un mondo alienato e represso. Ancora i tempi interessanti da vivere?

Il risultato delle dannazioni cibernetiche, l’esibisce il tedesco Alexandra Birken in Eskalation.

Alexandra Birken, Eskalation, 58th International Art Exhibition Biennale Arte 2019 Venice PHOTO CREDIT BY WWW.POPCINEMA.ORG

Quaranta macabre figure di uomini in latex nero sono appese in alto, sul soffitto dell'Arsenale. I visitatori passano sotto e la opprimente presenza di forme oscure crea ansia, disperazione, inquietudine. Quando troveremmo sopra la nostra testa degli spettri minacciosi? Sarà la nostra tecnologia a originarli? È l’agghiacciante distopia letteraria senza futuro.

Le sagome sono pelle esterna, non hanno sostanza, e allorché cadono a terra si affievoliscono. La medesima epidermide del San Bartolomeo della Cappella Sistina. Michelangelo la raffigura come suo autoritratto. San Bartolomeo è martire, scuoiato della pelle, si affloscia senza consistenza. Uguale forma e espressione dei disgustosi esseri di Birken.

Joel AdrianoMearisoa, I have forgotten ther night, 58th International Art Exhibition Biennale Arte 2019 Venice PHOTO CREDIT BY WWW.POPCINEMA.ORG

Costante terrore è nel padiglione del Madagascar - la prima volta a Venezia – con I have forgotten the night, di Joel Adriano Mearisoa.

Le figure nere di carta sono da attraversare. Impossibile non toccarle. Sono misteriose ma soprattutto intimidatorie nonostante siano deboli e svolazzanti.

Jantsankhorol Erdenebayar, A Temporality, Mongolia Pavillion, 58th International Art Exhibition Biennale Arte 2019 Venice PHOTO CREDIT BY WWW.POPCINEMA.ORG

Nel padiglione della Mongolia, Jantsankhorol Erdenebayar realizza una installazione dal nome A Temporality. Il nero delle piccole colonne è circondato da un rosso acceso, vivo. L'atmosfera muta notevolmente per il riflesso dell'illuminazione rossa, ma il colore dominante, il nero, rimane invariato a quello delle altre esposizioni. Si aggiunge il fattore architettonico. Non è uno spazio ampio come l'Arsenale. È in un palazzo all'esterno. La sala è angusta, gli orizzontali elementi cupi sono soffocanti e il rosso contribuisce a drogare l'occhio. È una visione apparente.

L'unica realtà è la fenomenologica del padiglione della Russia.

Curatore è Mikhail Piotrovsky il direttore dell'Hermitage mentre gli espositori sono l'artista di San Pietroburgo Alexander Shishkin-Hokusai e il regista Alexander Sokurov, vincitore della Mostra del cinema di Venezia nel 2011 con il film Faust.

Il padiglione è una esaltazione di uno dei dipinti più famoso del museo pietrino: Il Ritorno del figliol prodigo di Rembrandt realizzato nel 1668.

Il vangelo di Luca 15:11-32 narra la parabola del figlio prodigo. Il figlio egoista lascia il padre e il fratello con metà dei beni per trasferirsi. Ma fu un fallimento e fu costretto a una vita di stenti come badante di maiali. Il seguito è pietà, indulgenza:

… Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. … Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,

perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; … Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

Nel dipinto di Rembrand il figlio prodigo è inginocchiato di fronte al padre. È in condizioni penose, sporco, scalzo, con un vestito di stracci. Il viso è appoggiato al petto del genitore, il quale lo abbraccia con tenerezza. Il padre è vecchio, altero, distinto, indossa una mantella. Lo sguardo è dolce. Di lato c'è il fratello maggiore, con un vestito rosso, le mani stringono un bastone. Osserva i due ma è dubbioso, freddo. L’edificio sembra una grotta scura, la luce è puntata sul padre e il figlio, gli altri in ombra gradualmente.

Gli ideatori lo rappresentano in due settori.

Alexander Sokurov, Lc 15:11-32, Russia Pavilion 58th International Art Exhibition Biennale Arte 2019 Venice PHOTO CREDIT BY WWW.POPCINEMA.ORG

Nel primo, Sokurov rilegge la tela di Rembrand con più intensa umanità misericordiosa. Lo spazio è tenebroso, come nell’originale, la luminosità onora l'amore paterno. L'uomo è più anziano, più sofferente e l'abbraccio debole, le mani sono posate sulla schiena tiepidamente ma sicuramente con compassione. Il padre scaccia il tormento della solitudine con la felicità dell'incontro. Il capo del figlio è nascosto. Entrambi hanno subito una tristezza, una separazione. L'amore paterno ha compreso la pena, laddove il figlio è dovuto cadere in basso per riscoprire la virtù della umiltà.

Esso è pronto all’estrema resa, perché ha fame, neppure le carrube gli hanno danno. Quando il genitore lo stringe a sé, immediatamente, acquisisce la consapevolezza di aver perso la dignità filiale per dei precari vantaggi materiali, dissolti in un istante.

Ora si dovrà rialzare per dimostrare l'affetto al padre e riconquistare l'affettuosità fraterna, il quale è perplesso sulla pacificazione, o per lo meno sui festeggiamenti.

The exhibition Lc 15: 11 32 inside Russian Pavillon, in 58th International Art Exhibition, Venice, August 31, 2019. La mostra Lc 15: 11 32 nel Padiglione del...

Nel basamento del padiglione, si trova in invece l'applicazione di Alexander Shishkin-Hokusai, concepito come un gioco meccanico. Tutto è rosso. La sagoma di una bambina nuda guarda con attenzione la sala e il quadro. La messinscena della ragazzina è disturbata, allegramente, da una macchina con una fluttuazione alternata. Delle forme antropiche sedute si muovono in altezza, lentamente o velocemente, da soli o insieme altre. Pure qui, il rosso è dominante. L’apparecchiatura produce un fracasso vibrante. Davanti c'è un altro grande dipinto. Il piacere della partecipazione al gioco è totale.

I bruschi cambiamenti, su e giù, sono simili alle reazioni degli spettatori meravigliati dall’arte dei nostri giorni. Si sta seduti immobili, oppure si salta dalla sedia per lo stupore.

Nel padiglione della Russia non si può fermarsi, si balza con incredulità.


  1. https://www.theartnewspaper.com/interview/ralph-rugoff-venice-biennale

  2. https://myartguides.com/interviews/art-makes-us-look-at-things-in-a-different-way-an-interview-with-ralph-rugoff/

Trip in the Arsenale, 58th International Art Exhibition, Sept 4, 2019