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Lugano, il lago Ceresio e Luigi Pirandello

Monte Bre Credit photo: popcinema.org

Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934, ha scritto una poesia su Lugano e il suo lago: il Ceresio.

L'atmosfera della città di Lugano è silenziosa e dolce. Le rive del lago disegnano un confine netto con le montagne circostanti:

Sempre amai questo lago or fosco ed ora

Sulla vetta del Monte Bre, i fiocchi di neve ancora imbiancano i prati e gli alberi. Intorno c'è la quieta valle:

dei monti attorno; ai declinanti raggi

ridon tra il verde gli umili villaggi

del monte Bre, de la quieta valle

Grand Cafe Lugano Credit photo: popcinema.org

La città è movimentata, divertente, il profumo della cioccolata inebria il passaggio e delizia la vista. Il caldo deve ancora arrivare ma il freddo rigido mantiene la coscienza libera e allegra:

d’allegra gente in su l’aperta tolda.

Ecco, a la gente piace ancor Valsolda

e Val d’Intelvi e l’Orrido d’Osteno.

Autore Roberto Matteucci

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Credit photo: popcinema.org


Lago di Lugano di Luigi Pirandello, 12 aprile 1896

Mi par che tutto or sia cangiato intorno;

mi rende estraneo tanta meraviglia…

Nel passato ancor l’anima s’impiglia,

e guarda come da un lontano giorno.

Sempre amai questo lago or fosco ed ora

morbido, come azzurro vel di seta.

Oggi triste è la vita; doman, lieta;

e tutto è qui, tutto com’era e ancora

sarà, per sempre. Ecco un battello pieno

d’allegra gente in su l’aperta tolda.

Ecco, a la gente piace ancor Valsolda

e Val d’Intelvi e l’Orrido d’Osteno.

Già di porpora il sol veste le spalle

dei monti attorno; ai declinanti raggi

ridon tra il verde gli umili villaggi

del monte Bre, de la quieta valle

del Cassarate. Razzano da lunge,

qual per interno incendio, le finestre

fiorite, e giú da l’oratorio alpestre,

da le chiesette intorno al lago giunge

il suon de l’Ave. Oh dolce di mia madre

preghiera antica! oh madre! Or l’ombra scende

sul vaporoso lago, e insiem le orrende

cure scendon con lei, scendon le ladre

del sonno e de la pace. Ahi, su me pesa,

ombra tremenda, il tempo! E al mio pensiero

sta innanzi l’avvenir qual freddo e nero

antro in cui, quasi ingorda belva presa

da fiere doglie dopo un sanguinoso

pasto, un rimorso sempre piú mi cacci.

E, quivi dentro, a me certo altri lacci

son tesi! Io non avrò giammai riposo.

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