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A hundred flowers - Hyakka Regista: Genki Kawamura

A hundred flowers - Hyakka

Regista: Genki Kawamura

Cast: Mieko Harada, Yuka Itaya, Misuzu Kanno, Yumi Kawai, Yukiya Kitamura, Masami Nagasawa, Masatoshi Nagase, Keishi Nagatsuka, Amane Okayama, Masaki Suda

Provenienza: Giappone

Anno 2022

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Get me a flower!

Il dialogo con un malato di Alzheimer è possibile, ineluttabile. Importante è avere coscienza di riuscirci. Bisogna captare i messaggi degli ammalati e imparare un linguaggio da essi comprensibile. Perfino le parole di un sofferente di demenza, apparentemente indecifrabilI hanno un valore comunicativo. Per poterla decifrare è necessario interpretare i termini e i gesti non verbali. Esclusivamente con la conversazione è possibile evitare l'isolamento e la solitudine.

Non è facile anzi è difficilissimo. Seguire i malati di Alzheimer richiede costanza, lavoro, pazienza.

Questo principio connettivo vale sia per caregiver formali sia per quelli informali quali i familiari.

È la stessa difficoltà lessica esistente fra Izumi e madre, Yuriko, colpita da demenza. Essa vuole vedere “half fireworks”. Izumi non capisce, cosa possono essere la metà dei fuochi d'artificio?

Izumi e Yuriko sono i protagonisti del commovente film A hundred flowers – Hyakka del regista Genki Kawamura proiettato al Bangkok World Film Festival 2022.

È l'ultimo dell'anno. Un fiore morto e petali caduti sul tavolo. In una casa appartenente a un mondo passato, una donna, Yuriko, suona il piano. Yuriko sostituisce il fiore, il quale sfiorirà di nuovo. Arriva il figlio Izumi, si guarda intorno. Rispetto alla inquadratura iniziale si vede la reale condizione dell'appartamento. La casa è un disastro, un porcile. Sporcizia, cibi ovunque, un completo disordine. Yuriko sta perdendo la memoria e la lucidità. La sua vita, nella sua testa, si sta dissolvendo. Izumi la porta in una bella casa di cura, dove gentili infermiere la assistono con amorevolezza. La sua ragione è totalmente svanita eppure Yuriko sta suonando divinamente il pianoforte per gli altri degenti della clinica. Tutto è sparito nella sua testa nondimeno ricorda benissimo la musica.

Il regista è influenzato da un avvenimento personale, la nonna malata di Alzheimer:

My grandma got Alzheimer’s and when I went to see her for the first time in a while, she asked me ‘Who are you?’ It’s a question you might get from a toddler, but not an adult. While feeling sad I also was fascinated by what was going on inside her head.” (1)

La prima reazione di fronte a un amico, un parente sofferente di Alzheimer è rievocare il passato. Ma chi rammenta meglio i particolari?

I started visiting her every week and would talk about her memories from the past. Talking about when she first took me fishing to the sea, where I caught a big fish, she told me it wasn’t the sea but at a lake. I figured she was going senile but when I returned home and looked in a photo album, it was at a lake. I realized my own memories were false, alongside my grandma’s Alzheimer’s; that’s a compelling phenomenon. At the end, my grandma remembered a lot of episodes that were important to her: they bloomed like a hundred flowers. That’s why I gave the novel that name. Humans are made of their memories rather than their physical bodies.” (1)

La memoria di una persona sana è confusa, mischiata a una moltitudine di pensieri, nascosta nei reconditi della psiche. La mente di una malata è invece limpida sugli accadimenti trascorsi. La sovrastruttura mentale si è dissolta, inducendo a ricordare dettagliatamente.

Il regista usa questo concetto per la costruzione del film. Una storia abbondante di flashback, di storie parallele, di eventi passati umani e discutibili. Come Yuriko non dimentica gli half fireworks, il figlio non dimentica di essere stato rifiutato, continuando a portare rancore.

Izumi è freddo con la madre. Quando aveva dieci anni, Yuriko l'aveva abbandonato per rincorrere l'amante. Con il padre morto, Izumi fu affidato alla nonna. La madre se ne andò senza avvisarlo, semplicemente sparì lasciandolo solo in un luna park.

Lo choc per Izumi è doloroso. Sta aspettando un figlio ciononostante l'abbandono ancora lo traumatizza. Non ha elaborato il risentimento nei confronti della madre fino a mettere in dubbio perfino le sue future capacità paterne “What kind of parent will I be?

Izumi è arrabbiato, tormentato. Queste peculiarità lo rendono diffidente, disilluso, ombroso, spigoloso, timido, malinconico. Alla fine dimostrerà amore e perdono. Il suo complesso di Edipo sarà rimosso.

Yuriko è stata insegnate di piano. Ama la musica. È una donna capace di amare ma per una madre ha commesso un peccato imperdonabile. Lasciare il figlio piccolo, per andare con un uomo, è un crimine morale ingiustificabile. È pure un gesto di una libera ribellione, la quale annienta il senso del dovere, il senso di colpa per andare incontro alla propria sessualità. Essa non cerca di giustificarsi, di scordare il suo misfatto. È stato l'amore per l'uomo a spingerla e sarà il terremoto a ripristinare il benpensante status quo e tornare a dal figlio. Non è una debole, segue il suo innamorato entusiasticamente.

Fra il figlio e l'amante, Yuriko sceglie l'amante. Una scelta irregolare? Forse, ma non sicuramente ipocrita.

Il film ha una struttura complicata, difficile. Gli intrecci fra i tanti temporali e spaziali flashback movimentano la trama senza appesantirla.

La presentazione dei personaggi è ricca di diverse prospettive. Yuriko è vista nei più svariati aspetti, sia quelli meno nobili della fuga sia quelli naturali dell'amore contrastato.

Il conflitto fra madre e figlio è intenso, sia quando Izumi era bambino, sia quando è diventato anch'esso un genitore.

La parte più interessante è la scoperta delle motivazioni della dipartita della madre. Avviene con la lettura dei diari della madre, da poco ricoverata, Izumi legge dell'amore inconfessato, delle avversità, della tragedia del terremoto e del ritorno a casa.

La soluzione sono i fuochi d'artificio. Per Izumi sono normali mentre la madre li osserva “half fireworks”. Quando il figlio comprende le sue parole, gli si apre la mente, il cuore e può osservare le “half fireworks”. Realizza finalmente l'amore della madre, le sue scelleratezze, ma chi non ha difetti? Riporta la madre a casa, sollecitata dalla moglie che ha appena avuto un bambino.

Il ritmo è costante, i colpi di scena sono accettabili e sottolineati con stile dal regista.

Yuriko è continuamente nell'obiettivo principale. L'autore gli è sempre vicino con la camera. Ovvero la inquadra completamente a fuoco mentre lo sfondo è sfuocato. Questo espressione rappresenta la discontinuità mentale, il buio nella sua mente. Ovvero la sequenza dell'acquisto compulsivo di uova nel supermercato. Tutto si svolge in cerchio, in circolo.

Una allegoria dell'Alzheimer è nel furto di album di foto e di souvenir, la testimonianza di una esistenza precedente. Perché dei ladri devono rubare il passato di un individuo? Oppure il ladro è molto più subdolo, è forse la malattia stessa impegnata a rubare una vita?

La solitudine di Yuriko è nella ripresa dopo il terremoto. Fugge, in strada c'è solo distruzione, piene di macerie, non c'è nessuno. Non ci sono pianti e urla. Esiste unicamente il suo dolore per essere rimasta sola e di aver capito la mancanza del figlio.

Sono esempio della ricercatezza nella regia. Un'atmosfera brillante, un cromatismo giallo e blu preferiti dall'autore per finalità identificative; racconta in un'intervista:

For example, I used colors in a way not usually seen in Japanese film, the female lead only wears yellow, whereas her son wears complementary colors like blue and purple. This portrayed them as a mother-son unit.”

[...]

When I realized that people from overseas couldn’t distinguish Japanese people’s faces, I thought, oh, then this time I’ll use colors to identify the actors. I also employed colors to help mark places in time because the narrative jumps back and forth …” (1)

Queste soluzioni artistiche sono prive di moralismo. Non c'è giudizio nel comportamento sconsiderato della madre ma una logica spiegazione intimistica.

  1. Gavin Blair, “Tokyo: Producer Genki Kawamura Talks Directorial Debut, ‘Your Name’ Hollywood Remake”, 28 October 2022, https://www.hollywoodreporter.com/movies/movie-features/genki-kawamura-interview-your-name-hollywood-remake-1235250698/

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