Bi roya – Without Her Regista: Arian Vazirdaftari
Bi roya – Without Her
Regista: Arian Vazirdaftari
Cast: Tannaz Tabatabaei. Saber Abar, Shadi Karamroudi , Sam Nakhai, Mehri Al Agha, Nahal Dashti, Reza Davoudnejad, Faranak Kalantar, Tiam Kermanian, Maedeh Tahmasebi, Milad Yazdani
Provenienza: Iran
Anno 2022
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Stupida città delle biciclette.”
In Uno, nessuno e centomila, il premio Nobel per la letteratura, Luigi Pirandello affronta il tema dell'angoscia di essere imprigionati nelle tantissime reti sociali e civili affrontate giornalmente. Il protagonista Vitangelo Moscarda subisce le opinioni degli altri e consapevolmente ha un esistenzialismo profondamente sofferente. Si scopre estraneo a se stesso, si sente uno straniero, con una crisi d'identità indefinita: “Se per gli altri non ero quel che finora avevo creduto d’essere per me, chi ero io?” (1)
Le medesime domande esistenziali se le pone Roya, una affascinante iraniana, protagonista nel bel thriller Bi roya – Without Her del regista Arian Vazirdaftari, presentato alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Teheran, una pista ciclabile, una signora, Roya. Sta imparando ad andare in bicicletta. Il suo insegnante è il marito, Babak. Ancora non è brava e durante una discesa cade. Sono una felice coppia, dopo tanto tempo hanno avuto il visto per la Danimarca, la nazione della bici, perciò è fondamentale saper pedalare. Non hanno figli, sono una famiglia borghese, con una elegante abitazione.
Roya è in ufficio sa facendo le scatole per portare via i suoi effetti personali.
La sera ritornando, sotto casa, incontra una ragazza, Ziba. Ziba è sconvolta e improvvisamente sviene. Roya la soccorre e l'accompagna nel suo appartamento. Ziba è confusa, non sa dove andare. Roya la ospita nonostante le rimostranze di Babak. Da questo momento per Roya tutto si ribalta, tutto è assurdo, distopico, tutto sparisce.
Alla fine Roya è un'altra persona, ha un altro marito, un figlio. Viceversa, Ziba si è trasformata in Roya, si veste come lei, si comporta come lei, ha lo stesso marito, ha la sua famiglia. Chi è Roya? Quella passata, o quella presente? Tutti, marito, famiglia, amici, polizia sono convinti. Solo essa continua a credere il contrario. Chi è Roya? È il thriller da risolvere.
Uguale quesito ha Arian Vazirdaftari:
“No, for me, it’s more about how other people’s perceptions decide who you are. We tend to put too much credit on something like IDs, fingerprints, and such. We believe that this contains our true selves, that these are solid proofs of what we are, but it isn’t the case. We are much more volatile. And I was just thinking what happens if we question that? What could end up happening? How really can you prove that? And in the end, Roya finds herself in a situation that has no way out. She can either quit living or just accept the new identity and the new family. I don’t want to spoil the end, but I felt that there is no grief. There is some hope because she had stood up for a friendship.” (2)
La domanda non riguarda esclusivamente Roya. È una domanda assoluta. Siamo sicuri di sapere chi siamo? Perfetta per un libro di Pirandello, Arian Vazirdaftari ha gli stessi dubbi esistenziali: “it’s more about how other people’s perceptions decide who you are.” (2) Sono gli altri i centomila a stabilire chi siamo. Crediamo di essere un'altra persona ma non è vero. È il tema del film, l'interrogativo sulla propria identità.
Se gli altri decidono chi siamo, che succede se cambiano idea e inaspettatamente dicono che siamo un altro individuo?
Lo conferma il regista:
“I will always think that identity and what you believe in is dependent on the surroundings and atmosphere and our perception of that. It was horrifying to me the concept that if others agree that your identity is another from your own, you lose the game. It’s as easy as that. You can accept your new identity and move on, or kill yourself. That’s the premise of the film. My other interpretation is that, as a woman, we tend to lose our identities when we are married.” (3)
L'ambiente e gli altri hanno deciso diversamente e pertanto si cambia identità. Gli si può dare torto? Roya sbaglia?
Come in Uno, nessuno e centomila il contesto è di benestanti, con ottimi lavori, acculturati. Roya ha pure una generosità istintiva, aiuta le persone, si assume delle responsabilità per solidarietà.
Roya ha le caratteristiche di un personaggio pirandelliano, l'unica differenza è una tendenza al martirio sviluppato nella storia. È una martire perché non sa liberarsi del male e l'accetta inconsapevolmente.
La struttura del film è interessante. Una struttura circolare, lo spiega il regista:
“This circular narrative structure exists. However, I didn’t want to establish a repetitive pattern. Of course, the more mainstream solution would have been that, but I didn’t want to. I wanted to challenge the spectator and the characters. Therefore, there are some similarities among the stories of each person that goes missing, but also many differences.” (2)
È una “circular narrative structure” (2) poiché I personaggi si rigirano, si capovolgono. Il tentativo di ribellione di Roya non rompe lo schema anzi accentua l'intenso disagio, sia per Roya, sia per le persone a essa vicina. È lo stesso malessere patito dallo spettatore, l'identificazione per Roya diventa scetticismo: e se fosse veramente Roya l'usurpatrice?
La tensione è costruita con pazienza, unendo il genere esistenziale a quello del thriller, il tutto distribuito nell'atmosfera noir di una Teheran opprimente. L'aspetto mancante, ovviamente per volontà dell'autore, è il colpo di scena finale. È un finale ma lascia perplesso.
Il ritmo aumenta sistematicamente. All'inizio è assente: chi se ne frega di questa noiosa coppia iraniana e del loro trasloco in Danimarca. Poi il ritmo accelera, si aggiungono sempre differenti aspettative, le vicende divengono intense, fino alla sorpresa conclusiva.
Arian Vazirdaftari non risponde direttamente, ma apre a un malinconico epilogo. È un finale senza: “Roya finds herself in a situation that has no way out.” (2)
I dialoghi sono importanti, soprattutto fra Roya e Ziba. Il regista non rispetta la regole del 180°, così le due donne di confondono maggiormente. Una è nel posto dell'altra: chi è Roya, chi è Ziba? C'è una compassione iniziale seguita da una cattiveria voluta. Ci sono tanti out of focus per specificare meglio un carattere nebuloso o una situazione d'incertezza. I volti spariscono, felpa e faccia sono entrambi neri, è in atto un trasferimento di personalità.
La situazione è piena di ambiguità, poco formale e logica ma pulviscolare. La circolarità provoca vertigini, un rovescio del significato, sublimando la regia e la storia.
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
https://www.mime.news/posts/discussing-venice-title-without-her-with-the-filmmaker-and-his-stars