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I fratelli Sisters - The Sisters Brothers Regista: Jacques Audiard

I fratelli Sisters - The Sisters Brothers

Regista: Jacques Audiard

Cast: John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Rebecca Root, Allison Tolman, Rutger Hauer, Carol Kane, Patrice Cossonneau, Zac Abbott, Ian Reddington, Aldo Maland, Theo Exarchopoulos, Sean Duggan, Raymond Waring, Hugo Dillon, Lexie Benbow-Hart.

Anno: 2018

Provenienza: Francia, Spagna, Romania, USA, Belgio

Autore Recensione: Roberto Matteucci

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I grandi spazi aperti sono il simbolo della libertà. Negli immensi territori cavalca sempre un solitario, li attraversa con modestia nonostante una superiorità etica. Questo uomo è l'eroe, il mito, l'anarchico, il nichilista, rappresenta la legge morale in questo infinito La giustizia non è efficiente per i numerosi, potenti e spietati nemici. È il west, unico, immortale, leggendario. Il racconto western vive a sé stesso, illustra l'epica; ha creato, come un Uroboro, una leggenda imperitura.

“Che tutti i cineasti hollywoodiani o quasi, americani o d'adozione, abbiano scelto o accettato di girare western, che il più antico e il più giovane ancora nonostante tanti segni, finora sempre smentiti, di una prossima agonia, prova semplicemente questo: il western costituisce la serie delle interpretazioni che un'arte , il cinema americano, dà della sua storia locale e nazionale, e, ogni giorno di più, della propria natura e del suo rapporto con la tradizione.” (1)

Non è americano, ma d'adozione, il regista Jacques Audiard. Ha accettato di girare un western. Nato a Parigi, pluripremiato, ha diretto esclusivamente pellicole nazionali in lingua francese. Alla 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha presentato il film I fratelli Sisters - The Sisters Brothers, in inglese con attori americani.

È un western di nuova generazione, intimo e iperrealista. Ha intatte le peculiarità del genere e mantiene vivo il sogno dell'eroe individualista e anarchico in un mondo feroce.

Siamo nel 1850 in Oregon. È notte, si intravede una prateria, una voce e poi una sparatoria. Una fattoria sta bruciando, fuori due uomini guardano l'incendio. Dalla casa delle persone escono spaventate, gli sparano: “Quanti ne abbiamo uccisi?”

Gli spietati killer sono i fratelli Sisters - “We're the Sisters brothers. S-I-S-T-E-R-S, like sisters” - Eli Sisters, il fratello maggiore, interpretato da John C. Reilly e Charlie Sisters il minore, interpretato da Joaquin Phoenix. Il loro mestiere è cacciare fuggitivi.

Al rientro, il Commodoro li spedisce all'inseguimento di un nuovo ricercato: Herman Warm. È un brillante chimico, ha inventato una tecnica per depurare l'oro in un fiume. È il tempo dell'epica caccia all'oro. Un altro agente Morris lo raggiunge prima dei fratelli.

Dopo molte traversie, i quattro si troveranno insieme in società nella ricerca dell'oro:

“Since we had to find an opposition between the two brothers, one of the big tasks of the adaptation was the development of the characters Warm (Riz Ahmed) and Morris (Jake Gyllenhaal), the idealist and the dandy.” (2)

Per i Sisters la conseguenza sarà trasformarsi da cacciatori a prede; iniziano una lunga e pericolosa fuga per la salvezza.

Gli autori sottolineano diversi elementi.

Il genere western:

“I don’t have a knowledgeable relationship with the genre.” … “In dramatic terms, Westerns are very linear and epic, there’s no suspense. In my work to date I think I have been drawn to tighter stories, to screenplays that are more “efficient”. (2)

La pellicola ha queste caratteristiche personali, mescolate dalla immortale e indistruttibile background western.

La sceneggiatura è “efficient” specialmente nella descrizione del rapporto umano fra i fratelli, conflittuale fino all'acme di memorabili litigi. Scontri fisici ma, i più cattivi e i più divertenti, sono quelli dialettici. I dialoghi fra i due sono brillanti:

“The thing that makes The Sisters Brothers different is that this mythology boils down to the conversations between two brothers.” (2)

Il merito del regista è concentrarsi sull'intimismo, fino a mostrare qualcosa di nascosto dentro i Sisters. Essi hanno un segreto e un recondito desiderio.

Le scene di confronto fra le due coppie, unite in una bizzarra ma azzardata e imprudente convivenza d'affari, sono molte.

Ad esempio, l'autore lo sottolinea ironicamente su un prodotto d'igiene sconosciuto nel 1850 in Oregon: lo spazzolino.

Charlie, rozzo, volgare, ruvido, ha un fondo d'ingenuità mentale, è soggiogato dal fratello minore. All'interno ha una sensibilità affettiva più immaginaria che reale. Ha un ricordo lontano e forse inventato: porta sempre una sciarpa regalatagli da una maestrina conosciuta anni prima, la annusa segretamente.

Per amore si compera lo spazzolino, non ha idea di come usarlo, è spassoso, buffo quando ci prova.

Eppure, una mattina nell'accampamento sul fiume, Charlie si sveglia per lavarsi i denti. Nell'altro lato c'è Warm. Al contrario di Charlie, esso è un raffinato dandy. Anche lui ha in mano uno spazzolino, ma a differenza del fratello Sisters, ha ben consapevolezza dell'uso.

I fattacci accadono nell'inferno dei cowboy della provincia: San Francisco. Una città sconfinata, confusa: “Questa è Babilonia”. I fratelli sono attratti come dei fanciulli dalla metropoli piena di dilettevoli giochi per adulti. A San Francisco scoppieranno le profonde contraddizioni.

La struttura è classica: la prateria, gli spazi, i cavalli, i cattivi, i nemici, i banditi, le sparatorie.

Il tono drammatico si intreccia a quello ironico, soprattutto nei dialoghi e nell'ironizzare sarcasticamente con alcuni oggetti appena apparsi nel grande west. Saranno d'uso comune nel secolo futuro ma di scarsa dimestichezza nel 1850.

Oltre lo spazzolino c'è il water closet in un albergo di lusso a San Francisco.

Il tono è piacevole, i fratelli alimentano il sogno western. Esiste pure un tono tragico, doloroso; per le morti ma segnatamente per l'oscuro segreto nel loro passato.

Il seguito di questo testo contiene spoiler per la trama di I fratelli Sisters

Eli è spesso aggressivo e duro, ha qualcosa di inconfessato. Ha ucciso il padre per difendere la famiglia dalle sue violenze. Eli, più nostalgico, ha un rammarico, un cruccio. Esso era il fratello maggiore perciò lui avrebbe dovuto ucciderlo.

Il regista ci spiega:

“This is a pre-Freud, pre-analytical Western. Two brothers talk and talk and end up saying things they never said before. Normally that should take place in a drawing room, here it takes place on horseback. The Sisters brothers are incorrigible chatterboxes but also ruthless killers, and the charm of the novel lies in this unexpected mix between the two.” (2)

C'è un passo ulteriore. Non è solo una storia “pre-Freud”, perché il finale del film è più semplice da capire se spiegato proprio con Freud.

I fratelli sono come due piccoli Hans, Sigmund Freud:

“Allorché vi è penuria di altri oggetti d'amore, questa inclinazione torna a volgersi verso la madre, da cui si era stornata verso altri, per naufragare presso di lei nella nevrosi. Solo allora apprendiamo quale intensità avesse raggiunto l'amore per la madre e quali intensità avesse attraversato.” (3)

Il complesso di Edipo scoppia. I fratelli, dopo tante battaglie, hanno nel cuore e nel corpo numerosi ferite, un braccio amputato, una lunga fuga, molte delusioni, una stanchezza fisica e morale. Essi, sebbene uomini, hanno un atteggiamento da ragazzini perciò dove possono tornare a quando hanno “penuria di oggetti d'amore” e dopo aver ucciso il padre?

Dalla mamma! Una donna affettuosa, e nonostante sia passato molto tempo, li accoglie a braccia aperte e li nutre, li accudisce come bambini.

Essi nonostante le lesioni, le afflizioni, si sentono felici all'interno della casa, sdraiati nei loro lettini: sono rientrati nel grembo materno.

(1) Raymond Bellour, Il grande gioco in Il Western, fonti forme miti registi attori filmografia, a cura di Raymond Bellour, edizione italiana a cura di Gianni Volpi, Feltrinelli, prima edizione, ottobre 1973

(2) http://emanuellevy.com/blog/sisters-brothers-the-interview-with-director-and-screenwriter-jacques-audiard/

(3) Sigmund Freud, Casi Clinici 4, Il piccolo Hans, prima edizione 1976, ristampa gennaio 2009, Bollati Borighieri Editore, Torino