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Il buco

Il buco

Regista: Michelangelo Frammartino

Cast: Leonardo Zaccaro, Jacopo Elia, Denise Trombin, Luca Vinai, Nicola Lanza, Mila Costi, Claudia Candusso, Giovanbattista Sauro, Federico Gregoretti, Carlos Josè Crespo, Enrico Troisi, Angelo Spadaro, Paolo Cossi, Antonio Lanza, Leonardo Larocca

Paese: Italia

Anno:2021

Autore recensione: Ciro De Luca

Michelangelo Frammartino torna a dirigere, dopo ben due lustri, un lungometraggio che segna il ritorno importante per un’autore che si è reso fautore di un genere contemplativo non solo di portata circoscritta al cinema nostrano, ma di ampio respiro internazionale.

Apprezzamento estero comportato specialmente da un genere per molti ostico, tra il documentario e l’arthouse, privo di una vera è propria narrazione, che si prefigge dare importanza all’immagine, all’essenzialità del cinema in senso stretto, cinema festivaliero insomma, che gira nei meandri più austeri delle programmazioni europee, ma in grado di donare risonanza a chi, come Frammartino, ripaga con tanta sincerità e maestria di sintassi. 

Pieno boom economico degli anni sessanta nell’incipit di repertorio di una Milano che si verticalizza e in opposizione poi in Calabria, dello stesso arco temporale, un gruppo di speleologi si addentra nella spedizione dell’inesplorato Abisso di Bifurto, grotta profonda 683 metri nel parco nazionale del Pollino.

Dopo una così lunga assenza dalle scene, viene spontaneo chiedersi perché voltarsi indietro, perché documentare un’impresa del passato quando il presente offre e soffre di troppi nodi da slegare, da passare al setaccio e mai così bisognoso di tenere sotto la lente di ingrandimento così meticolosa e necessaria come quella di Frammartino. 

Immagini di tale respiro e suggestione sono il vero ritorno al grande schermo, in un’annata di ritorni, ed il buio della sala ce le restituisce nella sua forma più cristallina, più autentica e mai come adesso rivoluzionaria.

È un’opera avventurosa e fuori dal tempo, l’ultima fatica di Frammartino, Il buco è una realtà dal tempo cristallizzato, ci riempie le orecchie di nostalgia, grida di bambini e vecchi vicoli non lontani dalle nostre realtà, dai nostri tempi, sono i pastori e gli speleologi che ancora oggi operano allo stesso tempo di allora, gli stessi occhi, gli stessi fuochi. 

La mano del pastore morente sussulta ad ogni nuovo spostamento nell’Abisso, gli avventurieri come le vene che pulsano, il pallone da calcio passato nello stesso gioco di sempre, sotto lo stesso cielo di sempre, il cinema di Frammartino, non si evolve, miracolosamente, si amplifica.