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Il riccio - Le hérisson Regista: Mona Achache

Il riccio - Le hérisson

Regista: Mona Achache

Provenienza: France; Italy

Anno: 2009

Autore Recensione: Roberto Matteucci

Il riccio è un mammifero appartenente all’ordine degli insettivori. Le parti dorsali sono coperte da duri aculei, azionati automaticamente ogni qualvolta sente l’avvicinarsi di un pericolo. Durante il giorno sta nascosto nella propria tana e svolge le attività prevalentemente di notte.

Nel film Il riccio - Le hérisson di Mona Achache il riccio è Renée Michel, un’anziana portiera di un elegante e lussuoso palazzo nel centro di Parigi. Vedova da anni, svolge il lavoro con precisione ma anche in modo arcigno e burbero, proteggendo così la sua intimità da ogni tentativo d’irruzione.

Il film è tratto dal famoso best seller L’eleganza del riccio, che non ho letto e quindi sono esente da ogni influenza.

Il racconto si svolge con tipici tratti di narrazione cinematografica francese, il ritmo è dato dal dialogo e dalle battute dei vari personaggi del palazzo. Non si perde mai il fiato. Abbiamo una continua crescita anche grazie ai personaggi che popolano questo microcosmo. Il palazzo francese è una metafora di una ricca borghesia francese incapace di vedere all’interno di se stessa, come non riescire a riconoscere l’esistenza di un riccio e del suo segreto.

Il filo conduttore è narrato dalla piccola Paloma, ragazza precoce, intelligentissima e molto colta. Figlia di un potente uomo politico francese e di una madre depressa sotto psicanalisi.

Deve compiere dodici anni fra qualche giorno e ha deciso di suicidarci per il suo compleanno. Non è facile vivere nella sua casa, per dimostrarcelo ci racconta che i suoi gatti si chiamano simbolicamente Costituzione e Parlamento. Non si limita a darci una morale con la voce fuori campo, lo fa anche con suoi disegni d’inchiostro e pennello giapponesi, seguendo la tecnica orientale del polso e del vuoto. I disegni prendono vita, si animano come dovrebbe accalorarsi la fantasia di una ragazzina.

Abbiamo una dinamica narrativa su due fronti e moltissime tematiche e fili di pensiero. I gatti, tutte le famiglie hanno un gatto o due. Essi sono l’immagine delle loro passioni, letterarie in alcuni casi e politiche come abbiamo visto per Paloma.

I libri e la lettura. Ci accompagnano in ogni momento, sono presenti sia fisicamente, ingialliti e con la loro polvere a ricordarci il valore dei classici. Il Giappone è mostrato con la pittura e la cucina. L’arredamento e la tavoletta del water elettronico sono dei classici anch’essi.

Il segreto e il nascondiglio sono affiancati come chiave di lettura. La vita può essere stressante e ingiusta e abbiamo, in alcuni momenti, dello sconforto profondo. Per uscire dalla vorticosa vita possiamo sentire la necessità di nasconderci con i nostri segreti, riflettendo su quello che siamo.

Alcuni si nascondono in monasteri e altri in una portineria di un grande palazzo. L’effetto è lo stesso.

Alla conclusione ci accompagna sempre il concetto della morte. Paloma, vuole uccidersi, non sa bene perché, forse ha solo bisogno di affetto. Nella sua intelligenza e sensibilità Paloma ha compreso il segreto della portinaia e ha afferrato che, nelle sue braccia, può trovare quel calore assente nella sua casa borghese asettica.

“Se non si possono vedere più che le persone che si amano e loro non possono vedere a noi, allora si che la morte è una tragedia”. Forse se moriamo con il cuore felice e sereno, la nostra morte potrebbe non essere tremendamente triste ma avere una sua allegria.

Gli attori sono all’altezza del loro compito. La bravissima Josiane Balasko è come una Cenerentola che diventa una bellissima principessa anche perché l’interno del riccio è molle e sensibile e gli aculei per difendersi da una vita difficile e sempre più complicata.