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La región salvaje – The Untamed Regista: Amat Escalante

La región salvaje – The Untamed

Anno: 2016

Regista: Amat Escalante

Provenienza: Messico Danimarca Francia Germania Norvegia Svizzera

Autore: Roberto Matteucci

73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

“Non avere paura, gli zombi non esistono.”

Siamo in una zona centrale del Messico, nella città di Guanajuato. È la capitale dello stato omonimo, con circa 184 mila abitantii. Nello stato di Guanajuato il 94% della popolazione professa la religione cattolica contro una media nazionale dell’83%. ii

Premessa importante per il regista Amat Escalante, il quale vive a Guanajuato, e dove ambienta il film La región salvaje – The Untamed presentato alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

L’idea della storia gli scaturisce, come reazione umana, dopo la lettura di un titolo su un giornale del luogo. Il fatto: un uomo, un infermiere, omosessuale, è stato trovato annegato nel fiume. Il direttore del giornale pensa di essere aggressivo e scandalistico puntando, nell’intitolazione, sull’aspetto sessuale:

“Pues viene específicamente de una o dos notas del periódico local de donde vivo. Una nota sobre un enfermero que encontraron ahogado. Se referían a él de una forma despectiva. (Me muestra la foto de la portada del periódico, que guarda en su celular luego de tres años de haberla sacado. El título refiere al muerto como “jotito” – descripción peyorativa de homosexual.) Vi eso y me impresionó más que nada que con eso vendieran el periódico. Vi que era enfermero y lo denigraban de esa forma. Leí eso y otras situaciones de violencia e injusticia hacia mujeres. Fueron las dos semillas. De ahí desarrolle la historia del guion. Más adelante de alguna forma sentía que la historia no se completaba. Buscaba algo más arriesgado, más nuevo, más diferente. Me puse el reto de tratar de mezclar géneros. Me gusta apostar a los riesgos.” iii

Ma c’è di più. L’autore punta ancora più in alto.

Il film inizia con la masturbazione di una ragazza, Veronica. Prosegue inquadrando un coito fra Alejandra e il marito Angel. L’atto sessuale è senza passione, la ragazza guarda un punto perso mentre il marito si dà coraggio pronunciando le solite frasi di circostanza. La passione non c’è e neppure l’amore.

D’intensità diversa, ricca di bramosia e cupidigia è invece la scena del rapporto omosessuale fra Angel e Fabian, il fratello gay di Alejandra.

Il regista si dilunga su questo incontro, mostrando trasporto ed eccitazione sulle nudità dei due attori.

La relazione sessuale è ovviamente segreta, tormentata, vissuta con voluttà durante le intimità nascoste ma inesistente per il mondo. Angel parla con disprezzo dei gay.

Nel triangolo velato arriva, con i suoi segreti, Veronica. Diventa amica di Alejandra e del fratello Fabian.

Veronica ha un mistero scioccante, dissestante per la sua stessa esistenza. Il segreto sarà, poi, condiviso con la coppia per apparire nella sua interezza. È il centro di discussione di tutto il film. Partito come spunto di condanna sociale, il regista s’incanala in una dimensione primordiale.

Una specie di polpo gigante è sopraggiunto dallo spazio. È accudito come un bambino da due scienziati. Giunto da qualche pianeta lontanissimo, la creatura sembra soddisfarsi solo con approcci sessuali con umani – sia donne, sia uomini – con effetti dirompenti per i partner. Gli orgasmi sono molteplici, alla fine del rapporto gli essere umani sono distrutti per tanto appagamento, ma appaiono anche feriti, lacerati: “Non ha mai fatto male a nessuno.”

L’essere alieno è chiaramente un simbolo fallico, con i tanti tentacoli che avvolgono i corpi dei partner.

È il crescendo del piacere secondo il regista: prima una masturbazione, di seguito un coito fra uomo e donna, quindi un coito fra due uomini e infine, il massimo del sollazzo, il coito uomo/donna con l’extraterrestre. Non è poi così bislacco se pensiamo ai tanti siti sull’argomento.

La seconda fase del pensiero è il seguente:

“Su aportación a ese debate puede parecer atrevida: relaciona el machismo en México y la violencia doméstica con una homosexualidad masculina reprimida. ¿Lo considera arriesgado?

Esa podría ser mi teoría: cuando uno maltrata y denigra a la mujer es probable que aunque no lo sepas seas homosexual, porque hay un rechazo ahí. Es conflictivo, porque la sociedad dice que un hombre tiene que ser varonil y casarse con mujeres, aunque esto suena un poco anticuado aquí en Europa. Sentía que la película tal vez no se entendería al 100% en Europa, pero en otros países que están más retrasados en la liberación sexual de su gente, como los latinoamericanos, espero se entienda más.” iv

La similitudine è automatica: chi commette violenza sulle donne è omosessuale. È un messaggio più tortuoso del precedente, forse semplicistico e involontariamente perfino omofobo nella generalizzazione.

Il concetto appare nel film. Angel è un omosessuale represso. L’inibizione sono sociali, religiose – grandi croci sono appese nelle mura di casa – familiari. Deve assecondare le sue passioni ma, contemporaneamente, deve ostentare il suo machismo. Il passo è breve. Angel assale furiosamente la moglie.

Il collegamento non è chiaro, malmena la donna perché è omosessuale, o viceversa.

Però l’autore si dimentica, che nello stesso tempo, Angel è vittima della moglie, la quale lo accusa – ingiustamente – di aver malmenato il fratello.

Invece Fabian è vittima soltanto delle sue pulsioni erotiche, del suo desiderio.

La pellicola ha vinto – ex acqueo - il Leone d’Argento – Premio pe la migliore regia.

Il coraggio dell’autore si trova nel voler unire generi, rivelare il reale, confrontandolo con un irreale ansioso e voglioso. Esso è libidinoso e si spinge a una ricerca provocatoria nel mostrarci la creatura: “dare una rappresentazione simbolica della complessità ambigua dell’Es”.v

Questo concetto c’è lo aveva espresso Mircea Eliade:

“… grazie a rapporti sessuali indiscriminati ed eccessivi la collettività si immerge nell’epoca favolosa delle origini. …L’orgia riattualizza il momento primordiale della creazione, lo stadio beato delle origini quando non esistevano ancora tabù sessuali o morali né norme sociali.” vi

Amat Escalante ci rappresenta lo stesso pensiero. Si possono eliminare le storture delle nostre relazioni umane – violenza, omofobia – con il ritorno alle origini, e alla libertà sessuale primordiale.

Il risultato è contrastante. Perché la parte sociale è quella frustrata, mentre nelle descrizioni della campagna nebbiosa, dove vive la bestia, è più concentrato, come se si divertisse maggiormente. Anche i rapporti carnali e le loro terribili conseguenze appartengono a una dimensione primordiale, sulla quale il regista punta molto come nella scena in cui mostra il cratere nel quale è atterrato l’alieno. Quel buco è diventato una zona franca dell’erotismo. Il regista lo presenta come un dipinto di Hieronymus Bosch, con una moltitudine di animali, i quali si accoppiano senza pausa. All’interno della cavità non c’è distinzione di genere, tutti si uniscono carnalmente come, forse, nel luogo da cui proveniamo.

Forse psicanalizzando troppo la bestia ha dimenticato di riflettere sui personaggi umani, perché il nostro mondo è questo e non esiste – purtroppo? – nessun cratere disinibito.

i http://www.cuentame.inegi.org.mx/monografias/informacion/gto/territorio/div_municipal.aspx?tema=me&e=11

ii http://cuentame.inegi.org.mx/monografias/informacion/gto/poblacion/diversidad.aspx?tema=me&e=11

iii http://www.escribiendocine.com/entrevista/0012390-amat-escalante-la-region-salvaje-ahora-se-muestra-al-mundo-y-queda-sola-ante-los-espectadores/

iv http://noticine.com/festivales/24992-entrevista-con-amat-escalante-en-venecia-quien-maltrata-a-su-mujer-es-probable-que-en-realidad-sea-homosexual.html

v Comunicato stampa

vi Mircea Eliade, Occultismo, stregoneria e mode culturali, Sansoni editore, Firenze, 1990