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Martyr Regista: Mazen Khaled

Martyr

Regista: Mazen Khaled

Cast: Hamza Mekdad, Hadi Bou Ayash, Carol Abboud, Rabih el Zaher, Moustafa Fahs,

Raneem Mourad, Mazen Khaled, Selim Mourad walk

Anno: 2017

Provenienza: Libano, Italia

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“È un martire.”

Il funerale per un credente musulmano è composto di quattro fasi.

La prima è l'abluzione completa del cadavere, seguono l'avvolgimento del corpo in sudari dispari, la preghiera dei morti e il seppellimento. È l'acqua l'elemento dominante e principale, è il fattore che purifica il fisico compreso quello di una salma. (1)

Inizia con una abluzione globale il film Martyr del regista libanese Mazen Khaled, presentato alla 74°. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2017.

Hassane è un giovane uomo. All'inizio lo vediamo immobile in primissimo piano. C'è uno stacco nero per poi ritornare sul fisico del ragazzo; la camera entra nel dettaglio della pelle perfino nelle sue imperfezioni. Quando la camera si allarga lo osserviamo nudo, con una perfetta espressione di distacco e di estasi. Sono dopo capiamo, è all'interno di una vasca piena d'acqua.

In questa partenza ci sono gli elementi di comprensione della storia: acqua, corpo umano, vita e morte.

Dall'ambiente surreale della vasca con Hassane si passa sulla città di Beirut. Dai tetti pieni di parabole, tipici del medioriente, si irrompe con tanta luce in una casa. Hassane sta dormendo, arrivano i genitori e comprendiamo la tensione all'interno della famiglia.

Dalle parole dei genitori abbiamo una descrizione del ragazzo: disoccupato, sempre fuori a girovagare con gli amici, con poco attaccamento ai doveri e alle responsabilità. Un ragazzo come tanti, nulla da preoccuparsi.

È la fase introspettiva, della conoscenza dei disagi generazionali: “figlio devi essere meno suscettibile”

Il malessere è rappresentato da molti primo piano del giovane per poi arrivare ai particolari carnali, e il desiderio del ragazzo di masturbarsi in bagno, bloccato dai richiami del padre.

Nonostante le promesse di andare a cercare un lavoro, Hassane scappa con gli amici al mare.

Le rocce sono affollate ma esclusivamente di persone di sesso maschile. Hassane è con un gruppo di affezionati amici, frequentati da poco tempo. Prima si incontrava con una altra comitiva, persone abbandonate per le tante differenze sociali, per i diversi valori di vita, anche se rimpianti in certi momenti. Per rappresentare una dissomiglianza sociale, mentre i ragazzi bighellonalo al mare, chiacchierando e pettegolando, il regista alterna la scena della spiaggia con una ripresa di tanti studenti, sicuramente borghesi, mentre camminano in strada con in testa il tocco, con i genitori al seguito. È il loro giorno di felicità, quello della laurea. È una delle prime disuguaglianze mostrate dal regista con un semplice montaggio alternato.

Questi ragazzi stanno andando a laurearsi, hanno la speranza di avere un futuro deciso e sicuro. Hassane e gli amici li contrastano con la loro fisicità, con i loro giochi corporali, con la loro vicinanza carnale, ma qual è il loro futuro?

In spiaggia accade qualcosa di tragico, una inconcepibile sfida, contro la famiglia, contro la difficoltà di avere degli amici, contro le dissomiglianze sociali; però accade. È una gara folle, ancora più folle perché gli amici di Hassane non lo fermano, anzi lo incitano guardando spavaldi e presuntuosi.

La seconda parte rivela il ritorno a casa: “forza che aspettate, portatelo a sua madre”.

È triste il rientro a casa, sia per il dolore, sia perché provoca un contrasto fra i due gruppi.

Ma di fronte alla morte, il padre saggio - “facciamogli capire il significato della vita” - gli concede la possibilità di riconciliarsi e di comprendere il valore della vita, la quale include ovviamente anche la morte, ripristinando il significato religioso dell'esistenza.

Delle quattro fasi della cerimonia funebre è la prima, quella della abluzione totale del corpo del cadavere compiuta dai familiari dello stesso sesso, a consentire di avvicinasi alla caducità della vita. Ritorna l'acqua della prima scena, quella del bagno totale di Hassane nella grande vasca.

Il regista è meticoloso e ricercato nelle inquadrature. Come avviene spesso nelle opere prime si tende a esagerare nella dovizia dei particolari, nella esasperazione della filosofia dell'immagine. Ma sono dei peccati venali perché il film mantiene sempre una forte dose di emozione grazie alla ricerca della bellezza delle inquadrature.

Perciò quando durante l'abluzione, dopo il lavaggio, l'acqua scorre dal catafalco al tubo, per poi finire nello scarico, si ritorna al significato chiaro e deciso: la vita è effimera, tutti noi dobbiamo finire in un scarico indipendentemente da quanto siamo stati orgogliosi, vanitosi nella vita.

La morte ha una definitiva soluzione, la quale avviene, per quanto noi comuni mortali conosciamo, nel corpo. Lo spirito e l'anima hanno altre destinazioni della quale non abbiamo contezza fisica, questo sentimento deve esistere solo nel nostro cuore.

Il regista racconta il confronto, il paradosso dei due istanti: la vita e la morte . Nelle scene ambientate al mare l'autore si dedica ai due elementi primari: acqua e corpi maschili.

I ragazzi parlano di donne, le osservano da lontano, ma il film è esclusivamente diretto agli uomini. Tutti i ragazzi di Beirut hanno lo stesso comportamento forse per contrastare la totale assenza muliebre.

Le donne hanno una esistenza limitata, ai margini. Non è sufficiente il dolore di una madre a elevare il loro rango: “E cosa me ne faccio di questo martirio?”

Però il regista ha una intelligente visione. Non potendo mischiare le donne con gli uomini - addirittura durante le abluzioni le donne sono rinchiuse in una stanza - il regista si immagina un balletto in bianco e nero tutto al femminile. Esprimono la loro presenza affettiva e di sofferenza, limitata fino a quel momento.

Ma i movimenti sincronizzati appartengono al linguaggio dell'autore. I tanti belli giovani attori all'unisono si muovono come dei ballerini morbidi e sinuosi. Nella casa di Hassane, i due gruppi di amici si uniscono e si armonizzano elegantemente.

Ma il regista ha una forte predisposizione verso il corpo e il fisico. Crea numerosi fermi immagini come se fossero dei tableau vivant. Oltre la scena iniziale, molte inquadrature sono statiche per stimolare una emozione. Quando gli amici raccolgono l'amico morto lo tengono stretto, immobile con tutta la loro forza, gli sono vicino, i ragazzi si toccano, entrano in contatto fisico, si abbracciano, le mani sono strette.

Il critico Mark Cousins cita Pier Paolo Pasolini:

"Martyr is like a Pasolini film: Beautiful and tender, it captures the sacred aspect of bodies, of youth, of male friendship. A remarkable film and one of the best at the 2017 Venice Biennale." (2)

Pasolini nella Ricotta ripresenta un tableau vivant della stupenda La Deposizione di Jacopo da Pontormo della cappella Capponi della chiesa di Santa Felicita a Firenze, rappresenta il sentimento religioso della madre e degli amici di Gesù.

Lo stesso pensiero lo compie Mazen Khaled, raccontando una eguale sensibilità della madre e degli amici di un martire, utilizzando lo stesso linguaggio armonico.

Hassane è un martire?

È indubbiamente un ragazzo d'oggi, un ragazzo con un conflitto generazionale, una disputa sociale, rappresentata dai due gruppi di amici.

Il regista è capace perché consolida le scene con una presenza corporea, disegnando i movimenti con eleganza, e utilizzando tutti i linguaggi a disposizione come la camera a mano per la scena della corsa degli amici disperati nel tentativo di aiutarlo.

La bravura sta nella recitazione di attori in grado di unire la presenza carnale con una interpretazione sociale e religiosa. I ragazzi sono tutti dediti a compiere l'abluzione in modo completo e esatto. È il loro dovere sociale e religioso.

Hamza Mekdad interpreta Hassane concentrandosi sul proprio corpo con grande esattezza del ruolo.

Fra gli amici c'è il bravo Hadi Bou Ayash già visto nella pellicola libanese Ismaii a confrontarsi con il coma della sua ragazza.

  1. Alessandro Bausani, L'Islam, Garzanti, Milano, quarta ristampa luglio 2006

  2. https://www.facebook.com/pg/Martyr.movie.leb/posts/?ref=page_internal