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Men Who Saved the World - Lelaki harapan dunia Regista: Seng Tat Liew

Men Who Saved the World - Lelaki harapan dunia

Regista: Seng Tat Liew

Provenienza: Malaysia; Germania; Olanda; Francia

Anno: 2014

Autore Recensione: Roberto Matteucci

13th World Film Festival of Bangkok

“Homosexual Oily-Man.”

La leggenda racconta che la Santa Casa di Maria di Nazareth è arrivata a Loreto sollevata in cielo da degli angeli. Una casa completa fu alzata e spostata per chilometri.

La leggenda la prendiamo come tale, ma l’innalzare una casa e trasportare è un desiderio umano.

Il film Men Who Saved The World - Lelaki harapan dunia nasce nella mente del regista malese Seng Tat Liew proprio da una immagine:

“The idea came to me when I saw a picture of a group of men lifting a house. I was impressed by the picture. The picture remained in my mind for so long. It is as if the house not only represents a place for them to stay, but also their identity and sense of belonging in the community. The picture also made me think, 'why do humans work together and also fight at the same time?'”

La divertente e anti superstiziosa pellicola parte dal tentativo di trasportare una casa.

Siamo in un villaggio all’interno nella foresta della Malesia. Un gruppo di uomini sta camminando nella folta vegetazione. Arrivano in una casa bianca abbandonata, chiamata sarcasticamente la White House.

Sta tornando dalla città la figlia di uno degli abitanti e ha bisogno un posto per vivere. Il problema è che occorre trascinarla con fatica all’interno del paese.

Cambio di scena. A Kuala Lumpur due ragazzi neri, clandestini, stanno contrabbandando della merce. Arriva la polizia, li arresta, li picchia. Durante il tragitto in prigione, uno di essi riesce a fuggire. Casualmente si nasconde all’interno della casa bianca.

La necessità e la difficoltà di spostare la casa sono sconvolte dalla presenza celata dell’uomo nero. S’intravede, ma nessuno lo riconosce. Come tutte le entità incomprensibili, la sua presenza trova una giustificazione nel soprannaturale, nello spirito, nell’occulto.

Le differenze, gli sforzi creano una storia piacevole di fondo ma con un retrogusto amaro per le terribili conseguenze. Un villaggio solidale, dove tutti si aiutano e si ascoltano, è sconvolto da una folle scaramanzia.

Il regista è consapevole, e nella stessa intervista risponde qual è la sua ambizione:

“I have no intention of causing anger or dissatisfaction among any parties because the objective of this film is to portray the old house-lifting tradition which was practiced by the Malays in the early days.

For me, this subject is very interesting for us to focus on because many have come to realise about it in this film. The social criticism of the film is very subjective and everyone each has their own point of view regarding the subject.” (1)

L’indicazione dell’autore è giusta, non si nasconde dietro l’aspetto ingegneristico del trasposto. Mette, aggiunge, discute, combatte contro un sistema sociale interno, insidioso, tradizionale.

Nello sparuto luogo arriva la campagna elettorale. Presto sarebbe arrivato un politico importante e un cammello era stato preparato per essere sacrificato. Dei ragazzini lo liberano e lo fanno fuggire.

Anche la sparizione dell’animale produce scompiglio nella piccola comunità.

Tutto è descritto con grande abilità, spingendo sul sarcastico, sul gesto ironico, sulla battuta irriverente, sul travestimento, sull’equivoco.

Ma la grande sfacciataggine del regista è nell’aver costruito una storia totalmente al maschile: “we are the men who saved the world”. Gli uomini salveranno il mondo, il mondo è nelle loro mani, nella storia le donne sono delle veloci inquadrature. Ma sarà vero, saranno gli uomini a salvare il mondo?

Non sembrerebbe per Seng Tat Liew il finale sarà esilarante e sconvolgente insieme perché questi uomini, salvatori del mondo, sono impazziti e si stanno cacciando uno con l’altro.

L’autore non ha pietà. Li deride ancora. Per catturare un inesistente spirito, si travestono tutti da donne. La camera si muove per sorprendere, passando da un volto all’altro dei bruttissimi e barbuti travestiti, ma elegantemente colorati nei loro vestiti. Quando il nero li intravvede mentre stanno pisciando in piedi, scappa spaventato.

Fra essi c’è Wan, un ragazzo distante, disadattato, il quale si trova a suo agio vestito da donna.

La linea fra la superstizione e la stupidità è continua, centrale nella sua rappresentazione, come la foresta incombente e la nebbia sempre presente nella collina.

Il regista è bravo. Ha cura nel realizzare le scene.

Nella scena iniziale un uomo rimane incastrato nel pavimento, la testa fuori, bagnato perché piove, mentre gli altri sono tranquillamente riparati sotto il tavolato.

Ovvero nell’uccisione sacrificale del cammello. Al colpo secco con il coltello il sangue velocemente schizza fra gli spettatori. I quali sono però equipaggiati, e quando il liquido sembra arrivagli addosso, aprono degli ombrelli salvandosi.

Ma la scena più spiritosa è l’esorcista musulmano che consulta l’enciclopedia dei fantasmi malesi.

(1) https://sg.news.yahoo.com/man-saved-world-liew-seng-tat-042200593.html