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Metri Shesh Va Nim - Just 6.5 Regista: Saeed Roustayi

Metri Shesh Va Nim - Just 6.5

Regista: Saeed Roustayi (Saeed Roustaee)

Cast: Payman Maadi, Navid Mohammadzadeh, Parinaz Izadyar, Farhad Aslani, Houman Kiai, Maziar Seyedi, Ali Bagheri, Marjan Ghamari, Yusef Khosravi, Mehdi Hoseini-nia, Gity Ghasemi, Asghar Piran, Mohammad Ali Mohammadi, Peyman Ghasemzadeh, Javad Pourheidari, Mostafa Hashemzehi, Reza Mirzaei

Provenienza: Iran

Anno: 2019

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Dormiva con le scarpe addosso.”

Il Corano vieta decisamente l'uso di droghe, poiché cagiona divisioni, odio, inimicizia o impediscono di pregare Allah. La sura 5;91:

Satan's plan is (but) to excite enmity and hatred between you, with intoxicants and gabling, and hinder you from the remembrance of Allah, and from prayer: will ye not then abstain?

Eppure, ci sono nazioni islamiche nelle quali il consumo, la vendita e la produzione di stupefacenti è elevatissima. Uno dei paesi con maggiori difficoltà è l'Iran.

I drogati sono tantissimi: due milioni e ottocento mila, una percentuale spropositata rispetto alla popolazione: 

Last year, Iran’s interior minister said that 3 percent of the country’s population is addicted to drugs, mostly heroin. On international scale this is a high number, but not one of the highest in the world. But if the age group is narrowed to 15-64 year olds, the percentage jumps to 5.4.”

[…]

According to Aslani, more than 2.8 million Iranians use narcotic drugs regularly and, based on 2017 data, nearly 5.4% of fifteen to 64-year-old Iranians are drug addicts.” (1)

La diffusione ha parecchie motivazioni. Una è geografica. È un problema confinare con il più grande produttore di droga del mondo, l'Afghanistan. Questa vicinanza rende il prezzo dell'eroina bassissimo appena due dollari al grammo: 

Due to neighboring Afghanistan being the largest producer of opium, prices for heroin are extremely cheap in Iran. A gram of heroin can be bought for less than 2 U.S. dollars in Iran. In comparison, the typical price of a gram of heroin in the United States ranges from 34 dollars up to 40 dollars.” (1)

Il governo iraniano sta tentando di bloccare la propagazione, utilizzando perfino le maniere forti. I colpevoli arrestati sono condannati all'impiccagione:

"More than 52,000 people were arrested in the first quarter of the current Iranian calendar (beginning March 21) for narcotic drugs-related crimes." (1)

Premiere of the film Metri Shesho Nim - Just 6.5, 76 Venice Film Festival ©www.popcinema.org

Argomento scottante e insolito per il cinema iraniano, raccontato nel film Metri Shesh Va Nim - Just 6.5 – dal regista Saeed Roustayi presentato alla 76° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Il capo della antidroga di Teheran è Samad. È un duro, infaticabile nella caccia agli spacciatori. Il suo scopo principale è catturare il boss del narcotraffico: Naser. Con sforzi e perdite ci riesce. Naser e la sua banda sarà impiccata di notte.

Samad è un bel personaggio. È inflessibile, freddo. Parla ad alta voce, è nervoso, il carattere è evidenziato con dei decisi e volitivi close-up. Il compito è difficile, deve essere crudele, deve avere una innata superbia, deve avere un disprezzo verso i tossici e i criminali. L'ira è controllata ma l’avversione è cupa e vendicativa.

Naser è un violento, iroso. Ha delle oscure debolezze depressive come dimostrato nel tentato suicido. Sarà salvato proprio dalla sua nemesi, Samad. Una demoralizzazione accentuata nell'incontro con la famiglia prima dell’esecuzione della sentenza. Con il suo arresto il benessere, gli studi all'estero, la casa dei genitori della moglie e dei figli sono stati sequestrati. Muore affranto nel vedere il dolore negli amati famigliari.

La descrizione dell’esistenza dei tossicodipendenti è meticolosa e spettacolare nella crudeltà umana.

La prima retata. Campo lungo, arrivano delle macchine rapidamente. Saltano fuori dei poliziotti armati. Il cinguettio dei cerca persone, l'inseguimento adrenalinico di Samad alla ricerca di uno spacciatore. È una corsa rapida, aggressiva, sadica. Ma nella fuga l’inseguito cade in una ampia buca sulla strada. Nessuno l’ha visto precipitare e un camion gli scarica un vagone di terra.

Le scene sono vivaci e corali.

La stazione di polizia è frenetica e incasinata. Addirittura, nel tribunale le cause sono celeri e spietate. Poi c'è il carcere. È un carnaio di disgustosa e infima umanità. Le celle sono piene di detenuti, stanno tutti in piedi non c'è spazio per sedersi, sono nudi nella loro repellente fisicità. È il realismo del film. I tossici sono numerosi, sono ai margini della società, ricercati dalla polizia, giustiziati dallo stato e dalla religione. La loro fisicità è inumana sia nelle prigioni sia nelle loro luride sistemazioni. Dormono in dei tubi di cemento, trasformati in giacigli sporchissimi. Vivono fra i rifiuti e la plastica. Escono solo per cercare la droga ovvero quando c'è una perlustrazione. Quando l'antidroga arriva tutti fuggono, creando una coreografica evasione.

È una caratteristica della pellicola. Lo stesso avviene alla fine. Un'altra irruzione della polizia. In centinaia scappano in mezzo alla strada, cercando di evitare il traffico delle auto. Una establishing-shot mostra la ripugnanza per gli sventurati, persi della loro vita. Probabilmente non c'è più tempo per loro.

Il realismo appare anche nella sequenza dell'impiccagione. Sono tanti i giustiziati per spaccio. È ancora buio, quando sono di fronte alle forche capiscono di essere senza speranza. Pianti, grida, i pantaloni sono bagnati dall'urina involontaria della paura, della consapevolezza di essere morti. Gli avvenimenti nel patibolo sono alternati con i parenti sconsolati mentre ritirano i corpi.

Gli elementi sociali sono definiti e chiari. Compreso quello etico. Il bene e il male sono trasparenti, il regista non ha cedimenti per gli spacciatori e neppure per le loro vittime: i tossicomani.

Il film ha una struttura lineare, contigua, netta, dinamica, con molti avvenimenti. C’è l'impressione di un work-in-progress, di una storia non è finita.

La colonna sonora è altisonante, una musica extradiegetica impetuosa e di rumori di scena diegetici, spesso terrificanti. Il volume è alto, come le urla di Samar e di Naser.

La camera gira veloce, e i dialoghi sono furiosi e realistici.

La polizia vincerà la guerra? Samir si arrende, è disincantato, ha vinto delle battaglie ma la guerra è persa: “They were just 1 million drug addicts when I started as a policeman and after all these years, arresting, incarcerating, hanging, now they are 6.5 million!”

La bassa moralità di due protagonisti secondari esprime l’impossibilità d’imporsi nel conflitto contro la droga, almeno in tempi brevi. 

Il primo ha una visione divertente. Un uomo cerca un pretesto per farsi imprigionare tutti i giorni. Vuole finire in cella perché, fra quella sporca masnada, può vendere droga e l'uso di un cellulare, che nasconde conficcandolo nell'ano.

Invece penosa, disumana, è il comportamento spregevole di un padre. Accusa il figlio, un ragazzino di aver commesso un reato da lui compiuto. È spietato, continua a respingere la colpa, preferisce il figlio in prigione, la cui sorte sarà segnata per sempre. Il bambino a differenza del genitore non nega, il suo amore filiale è l'unico atteggiamento degno.

  1. Iranian Use More Than Two Tons Of Narcotics Every Day. Radio Farda, https://en.radiofarda.com/a/iranian-use-more-than-two-tons-of-narcotics-every-day/30056090.html