Oura el jbel – Behind the Mountains - Dietro le montagne Regista: Mohamed Ben Attia
Oura el jbel – Behind the Mountains - Dietro le montagne
Regista: Mohamed Ben Attia
Cast: Majd Mastoura, Walid Bouchhioua, Samer Bisharat, Selma Zghidi, Helmi Dridi, Wissem Belgharak, Ayoub Hedhili, Mondher Chouchen, Amel Karray, Ammar Chikha, Rania Agrebi
Provenienza: Tunisia, Belgio, Francia, Italia, Arabia Saudita, Qatar
Anno 2023
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Mi hai visto volare, non è vero?”
Volare è una chimera umana dai tempi epici come insegna la storia di Dedalo e Icaro.
A Dedalo non serve molto per innalzarsi nel cielo: semplicemente delle piume e della cera, sia per lui, sia per il figlio Icaro. È un evidente tentativo di simulare il gesto degli uccelli. Gli servono per uscire dal labirinto nel quale è prigioniero. Per Icaro non si tratta unicamente di trovare la via di fuga, c'è dell'altro. È una questione di ormoni adolescenziali, di pazzia, di desiderio, di distaccarsi da un padre molto presente, di sfidare i pericoli, di superbia, di curiosità, di voler superarsi sempre, di stupire gli altri.
Perciò Icaro si disinteressa dei paterni consigli, anzi vuole sfidarli proprio perché sono divieti:
“Remeggia a mezza altezza, Icaro, ti prego, sì che l'umidità non faccia crescere il peso delle penne se tu voli troppo basso e il calore non le bruci se voli troppo alto. Sta' nel mezzo, fra l'una e l'altro, e attento a non distrarti a guardare Boote, oppure Elice e la spada di Orione. Stammi dietro: io ti farò da guida».
...
… quando il giovinetto, prendendo gusto in quell'audace volo, si staccò dalla guida e affascinato troppo dal cielo si portò più in alto. il sole ardente ammorbidi la cera che saldava le penne e la disciolse.
Allora lui scuote le nude braccia, che prive di remeggio non riescono a far presa sull'aria, e mentre invoca il padre suo precipita di testa e l'urlo gli si spegne nelle azzurre acque del mar che da lui prende nome.” (1)
Anche la Tunisia attuale è un labirinto. Crisi economica profonda, necessità di ottenere un prestito miliardario dal FMI, con i conseguenti severi criteri di austerità imposte dal Fondo. Inoltre:
“... l’agenzia di valutazione del credito Fitch Ratings ha declassato il rating sovrano del paese a “Ccc-”, indicando un’alta probabilità di insolvenza con minime probabilità di recupero ...” (2)
In realtà ci sono altre ragioni più laceranti. Il deficit potrebbe essere risolto – non è un prestito di elevato importo – ma ci sono tensioni più acute. Il momento tragico per la Tunisia fu la famigerata rivoluzione colorata. Dopo la Tunisia è diventata il campo di una battaglia fra i laici, il Presidente tunisino Saïed e alcuni paesi Medio Orientali, anzi da un paese specifico, finanziatore di una rivolta per soverchiare la Tunisia. Per le fonti internazionali, Il problema è soprattutto:
“Quanto accaduto negli ultimi mesi in Tunisia si inserisce sullo sfondo di una progressiva erosione dello stato di diritto e delle libertà politiche e civili, una dinamica che si è particolarmente intensificata da inizio febbraio. La chiusura delle sedi di Ennahda e l’arresto di Ghannouchi con l’accusa di cospirazione contro lo stato … nonché la sua condanna in contumacia a un anno di reclusione per apologia di terrorismo nel mese di maggio ...” (2)
Non è facile sottrarsi da questo marasma economico e politico. Un tunisino per fuggire deve guardare il mare, o guardare il cielo.
Rafik, il protagonista del film Oura el jbel – Dietro le montagne - Behind the Mountains del regista tunisino Mohamed Ben Attia ribalta il ruolo del mito di Dedalo e Icaro. Rafik è il padre, e vuole volare al di là della legge di gravità coinvolgendo addirittura il figlio, il quale invece vorrebbe scappare. Rafik non ”Remeggia a mezza altezza” non impedisce “che l'umidità non faccia crescere il peso delle penne se tu voli troppo basso e il calore non le bruci se voli troppo alto.”
Il risultato è uguale sia Rafik, sia Icaro “... precipita di testa e l'urlo gli si spegne ...”
La pellicola è stato presentato alla 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con la coproduzione (Coproduction) di Jean Pierre et Luc Dardenne.
Un uomo, Rafik, è in un bagno. Nel suo ufficio ci sono tanti impiegati. Rafik ci entra con una mazza e inizia a spaccare i computer e le scrivanie. Calmatosi, apre la finestra, e si butta di sotto. Non voleva suicidarsi, voleva esclusivamente volare. Nel carcere prova di nuovo di volteggiare dall'alto di un palazzo. È uno squilibrato. Rimane quattro anni rinchiuso.
Quando è liberato, è respinto dalla moglie e rapisce il figlio, Yasine, da scuola.
Con Yasine scappa in campagna. Si ritrova nel nord della Tunisia, in un bellissimo paesaggio montuoso. Inseguito dalla polizia è costretto ad abbandonare la macchina e dileguarsi nel bosco. Finalmente trovano una moderna casa isolata, abitata da una famiglia borghese. Minacciandoli entrano con la forza riuscendo ad avere un momentaneo rifugio.
Mohamed Ben Attia utilizza la fantasia, l'immaginario, per raccontare i suoi pensieri e canalizzarli nel film: la Tunisia e il suo dissesto, l'allegoria del volo umano, i rapporti nella società moderna e il ritorno dell'alienazione, la spiritualità e il laicismo.
La Tunisia, la sua finta rivoluzione, le interferenze estere, i disagi sociali e finanziari hanno provocato un malessere personale e familiare. Una descrizione individuata dal regista:
“I don’t know for the rest of the world, but in our country, since the 2011 revolution and mostly since the pandemic, psychologists and psychiatrists are overwhelmed by work. It reflects the social and individual discomfort I was mentioning before: our interrogations wormed their way up into our psyche. We are doing worse and worse. I’m not nostalgic for the past, but I can see there is a real existential crisis that goes beyond medical observation.” (3)
Rafik soffre di una condizione psichica incerta, leggera. È una follia indubitabile la sua convinzione di poter volare. In un primo momento tutti sono consapevoli di essere di fronte a una demenza pura. Poi si fa avanti un'altra idea, forse Rafik può decollare come un aereo anche se tutti lo hanno visto sfracellarsi nelle rocce della foresta.
Il secondo tema: volare. L'allegoria di un paese, con una popolazione stremata, nel quale il miraggio si può ottenere solo rischiando di finire affogati:
“It was just a picture I had in my mind, the picture of a man who is running until, little by little, he manages to fly away. When I first started out as a movie director, I put it aside because it didn’t resonate with what I wanted to talk about in my films at the time. It came back to me when I was shooting Weldi, my second movie. This man’s superpower then appeared to me as something that could be linked to his intense anguish, his anger, his violence. I thought about what his life could have been like and I wrote this script. To be honest, the movie came together piece by piece, throughout the years.” (3)
L'angoscia, la rabbia, la violenza di Rafik esistono, sono intensi ma non sono chiari i motivi della sua condizione mentale. Eppure potevano essere una famiglia felice, aveva un lavoro, un figlio intelligente e affettuoso perché Rafik si è trasformato in un visionario gettandosi da una rupe? Questa è il contenitore del regista, ognuno lo riempie come meglio crede.
Cosa aveva la sua famiglia? Perché ci ha rinunciato? Perché ha voluto persuadere la moglie della sua abilità aerea? Perché ha rapito il figlio per fargli mostrare il suo potere? Quale tipo di famiglia racconta il regista?
“Yes, even if this part of the story only works as a starting point in order to tell something else. I wanted to go beyond the father-son relationship. The movie also aims at questioning the institutions around us - family, work, the way we live our modern existences. It’s what the second part of the movie is about: after wandering in the wild as a solitary being, almost autistic, this man stumbles upon this middle class family who is living the life he could have lived if only he had made different choices. It’s not about pitting rural lifestyle against city life, but rather about questioning our relationship to the group, to conventions and to conformism. I wanted to show people two ways of seeing the world.” (3)
Sono due famiglie diverse, entrambe con dei dubbi e contrasti. Quella di Rafik è straboccante di problemi mentre quella sequestrata è snob e radical chic. C'è molto straniamento in ambedue, scontri, litigi, inquietudine. Come narrato dall'autore sono due famiglie speculari “this man stumbles upon this middle class family who is living the life he could have lived”. Sono famiglie simili. Entrambe non sanno affrontare le complicazioni di esistenze continuamente più tortuose. L'alienazione attecchisce pure nelle formazioni civili e sociali nelle quali le persone dovrebbero sentirsi a loro agio, crescere, formare un'opinione intellettuale.
Rafik è di poche parole. Persino quando parla appare incomprensibile e con la mente in un'altra dimensione.
Durante il viaggio incontra un pastore il quale lo segue e l'aiuta nella fuga. Non c'è una motivazione, c'è una attrazione della pazzia in due corpi e anime con la indispensabile allontanamento dalla propria vita. Non è una questione di città o campagna. Rafik è un uomo di Tunisi mentre il pecoraio è un solitario ed emarginato, abituato a parlare con le pecore e il cane. Deve lasciare il gregge per il suo pellegrinaggio e dà ordini al cane come sorvegliare i docili bovini: “ho spiegato tutto al cane”. L'uomo della natura si stacca dal suo ambiente come Rafik lascia la capitale.
Rafik è malinconico, indolente, instabile. È ansioso, aspro. Privo di richiami sessuali o corporei. Ha una fragilità e debolezza nascosti da una simulata aggressività. La sua religiosità sorge solo nella sua volontà a essere un martire, d'altronde non ha un'altra soluzione, si lancia in volo nel firmamento celeste per poi cadere a capofitto.
Dalla rabbia all'interno di un banale ufficio si passa alla purezza dei suggestivi panorami della Tunisia settentrionale, pieni di sole e di luce. I tre uomini ricercati rappresentano un mondo completamente al maschile, Rafik, il pastore con le sue pecore e il bambino. Essi sono l'esempio di un misticismo epico per la bramosia di raggiungere il mito. Invece l’apparente bella famiglia borghese ha un tono sostanzialmente falso e senza speranza. Sono intrisi di razionalismo, non hanno cuore e ne anima, il figlio minaccia i sogni spropositati di Rafik con la frase: “Tell him about gravity”. Ma la gravità non esiste nei sogni. La gravità appartiene solo alla banalità di una esistenza nevrotica.
Su questo sono concentrate la ricerca delle immagini, le sequenze lunghe e vuote, i comportamenti inconsulti, la relazione con il figlio e l'aspirazione finale di credere in un Rafik santificato. Lo stesso sentimento ha la ricca famiglia. Anche essi hanno guardato Rafik volare. La religiosità di Rafik ha ottenuto il suo acme e la sua metafora: in Tunisia si può ancora volare.