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The Road to Mandalay Regista: Midi Z

The Road to Mandalay

Regista: Midi Z

Cast: Kai Ko, Ke-Xi Wu

Provenienza: Taiwan,Cina, Myanmar, Germania, Francia

Anno: 2016

Autore Recensione: Roberto Matteucci

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Mille bath, no burmese kyat.”

La Thailandia è un paese in elevata crescita economica. Il suo PIL è di USD 1.299 miliardi (1), contro i USD 287,95 miliardi del Myanmar (2).

A Bangkok e nelle località turistiche praticamente non esiste disoccupazione. Invece, nel vicino Myanmar il lavoro e i bassi salari sono una catastrofe civile.

I due paesi hanno un lunghissimo confine in comune, chilometri di frontiera privi di sorveglianza e facilmente superabili.

A Bangkok, il problema degli emigrati birmani è sentito. Possono trovare impiego in breve tempo ma creano dissapori nella popolazione locale. Inoltre, le reazioni dei poliziotti nei confronti dell’immigrazione clandestina sono abbastanza decise.

Del dramma umano di due fidanzati e l’ambiente del mondo dell’immigrazione birmana, parla il film The Road to Mandalay del regista Midi Z, nato in Myanmar e trasferito da adolescente a Taiwan. Il film è stato presentato alla 73° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Anch'io sono nato in Birmania e mi sono trasferito a Taiwan, quindi ho intrapreso un percorso simile a quello della storia narrata. Il film è ispirato a una storia vera avvenuta nel 1992 e riguarda due migranti clandestini, un ragazzo e una ragazza, che entrano in Thailandia per lavorare. Dopo tre anni tornano nella madrepatria per sposarsi, ma dopo tre giorni di matrimonio lui uccide lei e poi si toglie la vita. In seguito si è saputo che la ragazza voleva tornare nuovamente in Thailandia, mentre lui era contrario. Da qui sono partito per raccontare la storia di The Road to Mandalay. Dalla Birmania ci sono tre milioni di lavoratori che si spostano in Thailandia per lavorare, di cui due milioni sono clandestini.” (2)

Nella prima inquadratura c’è un fiume, due adolescenti sbucano dalla foresta. Un gommone li sta aspettando. Sono due clandestini, cercano di arrivare in Thailandia. I mercanti di uomini organizzano le fughe. Un gruppo d’illegali si unisce, un camion li prende a bordo, i prezzi più bassi sono quelli per il bagagliaio.

Solo grazie della compiacenza della corrotta polizia tailandese riescono a raggiungere la capitale thailandese.

Guo è un giovane ingenuo ma buono, lavora e risparmia per ritornare in patria. Non ha grandi pretese.

Diversa è Lian Quing. Essa cerca una vita migliore, una realizzazione, un benessere. Guo è innamorato di Lian Quing. Esso vorrebbe tornare in patria, perciò la spinge ad accettare un’esistenza modesta.

Il tema umano è rappresentato dalla coppia di ragazzi.

Quello sociale è la dura realtà dei clandestini a Bangkok.

Sono assunti in una fabbrica distante dalla capitale. Lavorano tantissimo, possono addirittura spedire del denaro alla famiglia. La sicurezza all’interno dello stabilimento è scadente. Quando un uomo perde una gamba, la direzione lo liquida con un po’ di soldi.

L’autore poi affronta altri soggetti legati all'immigrazione irregolare.

Il primo è la prostituzione:

La prostituzione è la sola prospettiva che vede per salire nella scala sociale, ma mostrare un grasso e vecchio cliente in quella scena sarebbe stato troppo crudele, ho preferito ricorrere a un simbolismo che suggerisse quel che avviene anziché mostrarlo. Ma quello che si vede potrebbe anche essere un incubo, magari di Guo, indotto dall'uso di anfetamine.” (3)

La prostituzione è la scorciatoia più semplice per i disperati. Le coinquiline di Lian Quing sono delle puttane e guadagnano molto senza rimanere ore infinite in una catena di montaggio. Lian ci prova ma ha una reazione di disgusto all’ultimo momento.

La seconda è la droga:

L'anfetamina costa davvero poco in Thailandia, la metà di quanto costi in Europa. È purtroppo anche di qualità peggiore, quindi i lavoratori che la assumono per lavorare senza dormire finiscono spesso per impazzire. Avevo un compagno di classe, arrestato dalla polizia, che era dipendente da anfetamina e crystal meth: quando finiva le scorte tornava in Birmania ed era sempre messo peggio sul piano mentale.” (4)

La droga, la crystal meth, è un’altra tematica già trattata da Midi Z in Ice Poison. Gli allucinogeni sono il supporto psicologico a una vita penosa. Alienano la testa e mitigano la lontananza da casa.

Il linguaggio è lineare ma diretto. Tanti piani sequenza con camera statica. Molte scene hanno un movimento lento, riflessivo: i due ragazzi sono seduti di fianco in un tuktuk o su un pick up, ripresi di fronte, raramente parlano. È il senso del loro legame. D’altronde appartiene alle corde del regista descrivere i rapporti di due persone e le loro difficoltà relazionali. L'aveva già fatto in Ice Poison, utilizzando dialoghi minimalisti e una sessualità corporea limitata.

Midi Z inserisce delle sequenze irreali utilizzate per dimostrare come sia impossibile l’esistenza degli immigrati. Lian Quing entra in una stanza e vede un serpente sul letto, ovvero la copulazione con un alligatore.

La mente di un disperato clandestino è limitata dalla sofferenza. Solo con delle reazioni immaginifiche e illusorie, come la droga, riesce ad aiutare questa angoscia. A nulla servono i legami personali massacrati dalla miseria.


https://www.cia.gov/the-world-factbook/countries/thailand/

https://www.cia.gov/the-world-factbook/countries/burma/

http://www.asiaexpress.it/interviste/interviste-cinema/1271-intervista-a-midi-z.html

3 http://www.asiaexpress.it/interviste/interviste-cinema/1271-intervista-a-midi-z.html

http://www.asiaexpress.it/interviste/interviste-cinema/1271-intervista-a-midi-z.html