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Tsukiyo no kamagassen - The Kamagasaki Cauldron War Regista: Leo Sato

Tsukiyo no kamagassen - The Kamagasaki Cauldron War

Regista: Leo Sato

Cast: Naori Ota, Yohta Kawase, Tumugi Monko, Kiyohiko Shibukawa, Kazu, Maki Nishiyama, Marie Decalco, Susumu Ogata, Masao Adachi, Yota Kawase, Tumugi Monko, Naori Ota, Kiyohiko Shibukawa, Shôji Ômiya

Provenienza: Giappone

Anno 2018

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Nessuno vuole una città sicura in cui vivere.”

Il Giappone è una potenza economica e finanziaria. Il PIL è il quarto al mondo, il reddito pro capita è di 42.900 dollari americani. La disoccupazione ha la fisiologica percentuale del 2,90%. (1)

Ordine, produttività, organizzazione, modernizzazione, devozione sono le peculiarità del Giappone.

Perfino in una società strutturata esistono emarginati. Disadattati, feccia occupano gli slum giapponesi nelle grandi città.

Osaka ha uno dei più famosi e popolari, lo slum Kamagasaki. Disoccupati, lavoratori precari, prostitute, disagiati, combattono per sopravvivere, vivendo alla giornata. Nonostante le difficoltà, Kamagasaki ha dignità, orgoglio. L'amministrazione politica vorrebbe nascondere l'esistenza di questi sporchi quartieri, anche perché spesso sono dei campi di battaglia fra residenti e potere.

Anni fa, The Guardian, in un reportage, descriveva quello di Osaka:

Comunque, non troverai Kamagasaki in nessuna mappa ufficiale. La burocrazia di Osaka vorrebbe che il mondo conoscesse il meno possibile del labirinto di strade sporche, parchi coperti di teloni e alti edifici che simboleggiano la crescente disuguaglianza sociale nella seconda economia più grande del mondo.” (Original: “However, you won't find Kamagasaki on any official maps. Osaka's bureaucrats would rather the world knew as little as possible about the maze of dingy streets, tarpaulin-covered parks and high-rise dosshouses that symbolise growing social inequality in the world's second-biggest economy.”) (2)

Kamagasaki si trasforma in un ritrovo degli esclusi della città:

Quando I lavori sono abbondanti, la vita in Kamagasaki continua nell'indifferenza del resto del Giappone. Ma questi sono tempi duri per migliaia di lavoratori precari che si presentano nei locali della previdenza sociale ogni mattina all'alba, non conoscendo se passeranno la giornata a guadagnare duramente del denaro nei cantieri edili o fare la fila per mangiare nella mensa.” (Original: “When jobs are plentiful, life in Kamagasaki continues largely unnoticed by the rest of Japan. But these are hard times for the thousands of casual labourers who descend on the local employment-welfare centre every morning at dawn, not knowing if they will spend the day earning hard cash on construction sites, or queuing for handouts at the local soup kitchen.” ) (2)

Fra i residenti dello slum c'è sostegno reciproco, assistenza, cameratismo:

I meno fortunati dormiranno nelle strade, sostenuti da una combinazione di cibo gratis, alcol economico e un cameratismo che viene da difficoltà condivise.” (Original: “The less fortunate will sleep on the streets, sustained by a combination of free meals, cheap alcohol and a camaraderie that comes of shared adversity.”) (2)

Una unione umana e civile, capace addirittura di creare coscienza politica. Questa attitudine ha provocato ribellioni nello slum. La conseguenza sono state anni di scontri sia con la mafia giapponese, sia con la polizia:

A giugno, la difficile situazione dei lavoratori di Kamagasaki è stata sottoposta a un nuovo controllo quando nel quartiere scoppiarono delle violenze per le accuse di brutalità della polizia contro un residente locale. Fu la prima grande rivolta da quando la rabbia, per la collusione tra la polizia locale e lo yakuza - la mafia giapponese - provocò dei disordini di cinque giorni nell'ottobre 1992.

Ci sono stati precedenti scontri tra polizia e residenti. Il primo che attirò l'attenzione a livello nazionale fu nel 1961. Kamagasaki ha una storia di illegalità. Nel 1966, la soluzione ufficiale per liberare la regione dalla sua immagine piena di criminalità era di rinominarla Airin-chiku." (Original: “In June, the plight of Kamagasaki's workers came under renewed scrutiny when the neighbourhood erupted into violence amid accusations of police brutality against a local resident. It was the first major disturbance since anger at collusion between local police and the yakuza - Japan's mafia - prompted five-days of rioting in October 1992.

There had been previous clashes between police and residents. The first that drew nationwide attention was in 1961. Kamagasaki has a history of lawlessness. In 1966, the official solution to ridding the region of its crime-ridden image was to rename it Airin-chiku.”) (2)

Solidarietà, amicizia, consapevolezza politica, emarginazione, rivolte, mafia nipponica, sfruttatori economici sono gli elementi distintivi del film Tsukiyo no kamagassen - The Kamagasaki Cauldron War del regista Leo Sato, presentato alla 55a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.

Kamagasaki è il regno del clan mafioso Katamari. Lo slum è diventato importante, l'area è appetitosa per avviare una ricca speculazione immobiliare. Palazzinari vicini alla giunta comunale si accordano con il capo mafia per sgombrare con la forza tende, ostelli, case decrepite. La resistenza dei locali si stringe intorno al parco del Triangolo. Il suo simbolo è una kama una grande pentola. La guerra si scatena fra ladri, borseggiatori, prostitute, massaggiatori ciechi. Il sobborgo è pieno di bettole, bar di dubbia reputazione assediati da ubriachi. Questi personaggi, anonimi, saranno capaci di scatenare un confronto definitivo.

Leo Sato conosce bene Kamagasaki, perché ci ha girato il documentario Nagai seishun yoi yume uta e ci ha vissuto, con gli sceneggiatori.

La scelta è volute, come raccontato dall’autore in una intervista:

Per Kamagasaki Cauldron War, affittammo, con tutto il team, una casa per scrivere la sceneggiatura, così conoscemmo gente, facendo progressi nella scrittura. Inoltre chiedevamo ai residenti di partecipare al film.” (Original:“As for Kamagasaki Cauldron War, we rented a house with our team to write the screenplay, so as we got to know the people, we could progress in writing. Besides, we asked locals to play in the film.”) (3)

L'aspetto sociale è prevalente, c'è la volontà di descrivere una condizione di vita difficile, di gente emarginata e soprattutto sole:

Vivono in strada, o in piccoli hotel di Doya, hotel economici per stare una notte. Sono quindi portati a mangiare e fare il bucato fuori. Ci trascorrono molto tempo. C'è la sensazione che la vita trabocchi sulla strada e ci sono molti bagni pubblici, dal momento che non hanno bagni nella propria stanza. Questa non è una famiglia di sangue, ma c'è un'altra relazione molto forte che non ha nulla a che fare con i legami di sangue.” (Original: “They live in the street, or in small doya hotels, cheap hotels to stay overnight. They are therefore led to eat outside or do the laundry outside. They spend a lot of time there. You get the feeling that life overflows on the street, and there are many public baths, since they do not have bath tubes in their own room. This is not a blood family, but there is another very strong relationship that has nothing to do with blood ties.”) (3)

Il film è una storia corale, numerosi caratteri prevalgono. Sono tutti protagonisti particolari, esagerati, sopra le righe.

Henmi Naozo è un vagabondo. Il suo lavoro è travestirsi da donna per le feste della mafia.

Genjiro è muto. Caratterizza la silenziosa linea comune degli avvenimenti.

Daido e Kazu sono una coppia malandata e bizzarra di ladri.

Mei è una giovane e bella meretrice. 

Kantaro è un ragazzino orfano. Gironzola malaticcio e stanco nelle strade e rappresenta le nuove generazioni di Kamagasaki. 

Tamao è il figlio del boss del clan dei Katamari, dovrebbe prendere il posto del padre ma ha delle remore.

Gonsuke è l'idealista comunista, il suo sogno: lo scoppio della rivoluzione da Kamagasaki. 

Sono tutti personalità iperboliche, smodate. Sconfitti dalla nascita, vivacchiano giorno per giorno. Per il regista sono tutti di buon cuore, i cattivi della storia sono altri.

Il merito dell'autore è nell'interpretare un film completo. Avrebbe potuto concepire una narrazione cruda, realista, invece la sua intelligenza è nella decisione morale di non mostrare la prospettiva deprimente dei locali ma quella ironica e sarcastica:

Penso che devi raggiungere quel livello, non devi solo denunciare la rabbia, o se solo così, un film non può essere interessante. Mi ricordo di Chaplin o Yoji Yamada, ovviamente c'è rabbia contro la società, ma se lo mostri in modo crudo, nessuno sarebbe interessato. Voglio dire che senza ridere non c'è rivoluzione. Devi rendere divertente il film. Il movimento sociale è molto serio, garantisce la giustizia necessaria ma se proviamo a farlo, dobbiamo essere vigili e non imitare il sistema della società contro il quale stiamo combattendo. Potrebbero esserci conflitti all'interno di un gruppo, noi che combattiamo contro la società, e possiamo tendere a imitare la struttura della società. Potrebbe esserci una gerarchia di potere all'interno di un gruppo, una relazione di dominio, ma questo è ciò che deve essere evitato a tutti i costi. E come ho detto, per un film, non dovresti prenderti troppo sul serio.” (Original: “I think you have to reach that level, you don’t just have to report anger, or if only so, a film can’t be interesting. I’m reminding me of Chaplin or Yoji Yamada, of course there’s anger against society, but if you only show it in a raw way, nobody would be interested. I want to say that without laughing there is no revolution. You still have to make the movie entertaining. The social movement is very serious, ensuring justice is necessary but if we try to do it, we must be vigilant and not imitate the system of the society against which we are fighting. There may be conflicts within a group, we, who are fighting against society, and we may tend to imitate the structure of society. There may be a hierarchy of power within a group, a relationship of domination, but this is what must be avoided at all costs. And as I said, for a film, you shouldn’t take yourself too seriously.”) (3)

I want to say that without laughing there is no revolution” è l'intelligente linguaggio usato per elevare la storia. Linguaggio e struttura rappresentano questo principio.

Inquadratura a campo medio. Tamao è di spalle, è inquadrato dal busto in giù. Ha i pantaloni abbassati, al centro c'è il suo culo nudo e le gambe. Di fronte, in ginocchio, ci sono il suo amico ladro e altre due persone. Lo sguardo attonito è rivolto, increduli, al fallo di Tamao: “quel coso è sicuramente difettoso”. Una ferita riportata in un campionato di sumo lo ha deformato.

È un esempio dello stile. Tutte le scene hanno la stessa caratteristica.

Il ladro, inconsapevolmente, diventa un eroe della ribellione a Kamagasaki. Gonsuke, l'attivista comunista, è talmente orgoglioso di esso da leggergli un comunicato per esaltare il suo valore. La scena è esagerata con la musica dell'Internazionale e delle belle ragazze ai suoi piedi. Ma la realtà è un'altra.

C'è una citazione a Mark Twain, nell'episodio nella quale Mei la prostituta si finge morta. Deve sparire e gli amici organizzano un finto funerale. Mei, come Tom Sawyer, osserva dal tetto la sua sepoltura.

Nella sequenza finale tutto si comprende. È un conflitto totale, compiuto da caricature come nei cartoons. I reietti prima si scontrano fra essi, poi si scagliano contro gli spietati speculatori edili colpevoli di vendere il quartiere.

Le inquadrature sono sempre piene di persone La musica extradiegetica è allegra e tiene il tempo al vivace ritmo del film.

I personaggi sono eccentrici, con movimenti e atteggiamenti finti, goffi e sgraziati.

L'elemento etico non esiste. I rapinatori, i parassiti, le puttane sono nulla in confronto dei profittatori indifferenti al dolore.

C'è una particolarità spiritosa nella pellicola. Nel peggiore degli slum del Giappone le strade sono ordinante, pulite, ben asfaltate. 

(1) https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ja.html

(2) https://www.theguardian.com/business/2008/aug/22/japan.socialexclusion

(3) https://www.c-k-jpopnews.fr/2020/02/16/interview-leo-sato-et-kamagasaki-une-rencontre-passionnelle-pour-le-documentariste-audacieux-et-mobilise/2/