Hiroshige. Visioni dal Giappone. Curatrice Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson
Hiroshige. Visioni dal Giappone
Scuderie del Quirinale, Roma
dal 1 marzo al 29 luglio 2018
Curatrice Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Living only for the moment, turning our full attention to the pleasures of the moon, sun, the cherry blossoms and the maple leaves, singing songs, drinking wine, and diverting ourselves just in floating, floating."
È la traduzione di Richard Lane, riportata in un articolo del The New York Times (1), di una frase di Asai Ryōi, scrittore monaco buddista del seicento giapponese. Una citazione del Mondo Fluttuante. Non è un inno ai piaceri della vita fine a sé stesso ma una concezione buddista, il percepire l'illuminazione con l'esistenza quotidiana.
I racconti del Mondo Fluttuante sono del 1660. Due secoli dopo, questo mondo avrà anche una descrizione artistica attraverso gli artisti del Ukiyo-e la cui traduzione è Mondo Fluttuante.
Utagawa Hiroshige interpreta la punta massima del movimento.
Dopo la bellissima mostra del 2009, curata da Giancarlo Calza a Roma al Museo Fondazione, Hiroshige ritorna nella capitale italiana nel 2018. È un un nuovo percorso alle Scuderie del Quirinale con il titolo Hiroshige - Visioni dal Mondo curata da Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson.
Hiroshige nacque a Edo (attuale Tokyo) nel 1797. Edo dopo pochi anni divenne la città più popolosa del pianeta con circa 1,5 milioni di abitanti. La sua espansione è legata al clan dei Tokugawa; un suo membro era lo shōgun, vale a dire il signore politico e militare del Giappone. I feudatari, i daimyō, erano numerosi, molto frazionati, molti piccoli e soprattutto molto bellicosi. Le loro diatribe e i desideri di potere provocarono conflitti e battaglie. I Tokugawa soffocarono le loro velleità.
Li obbligarono a soggiornare un anno a Edo e un anno nel loro feudo. Quando tornavano a casa, la famiglia doveva rimanere a Edo sotto controllo dello shōgun. Perciò dovevano mantenere uno sfarzo dispendioso come costruire palazzi per sé stessi e il seguito.
I lunghi spostamenti erano pomposi, composti da centinaia di persone. L'intelligente scelta dei Tokugawa ebbe una vantaggiosa conseguenza; i daimyō spendevano tantissimo per andare e vivere a Edo. Addirittura si indebitavano con la nuova borghesia, e non avevano più le risorse per idee bellicose.
Edo si trasformò nel centro culturale ed economico.
Le spedizioni erano composte da dignitari e samurai. Erano impegnative, necessitavano di tempo, compiute in tutte le stagioni, obbligati a passare fiumi, valicare colline, costeggiare il mare, ammirare fiori e alberi fioriti.
Quando si fermavano a Edo frequentavano le strade, i mercati, i quartieri popolari, quelli malfamati, quelli delle case di prostituzione.
Lo Ukiyo-e è la rappresentazione della tendenza intellettuale dell'epoca.
Hiroshige è uno degli artisti migliori, racconta questo mondo come una lettura storica e sociale.
Spesso le sue litografie hanno un elemento in primo piano, come una carpa, o un grande albero mentre il cielo e il mare riempie l'altra superficie.
Nella litografia la “Carpa” il pesce occupa la prima parte, strabiliante nella sua bellezza. L'occhio è vispo e libero, le squame sono eleganti e piene di luce. Nell'altra metà della litografia c'è il “vuoto”: il mare, con dei tenui colori celesti, movimentato da alcune scritte. In alto un cielo colorato.
Lo stesso accade con l'incantevole trittico la “Folla di visitatori al tempio Benzaiten a Enoshima nella provincia di Sagami in occasione dell'esposizione delle immagini sacre.” Il mare predomina con le sue piccole imbarcazioni. Nella parte bassa una cerimonia con tantissima gente, la quale sta camminando verso il santuario. Il corteo, in prospettiva, riduce le dimensioni dei partecipanti vicino all'isola. Chiudono la processione donne raffinate con il kimono. Tutte hanno degli ombrelli per ripararsi dal sole. Il colore dei parasole è diviso in gruppi. È una raffigurazione dinamica e corale. Il Monte Fuji in alto completa la scena. È lontano ma il monte sacro domina, benedice il religioso pellegrinaggio.
La risposta di Hiroshige alla “La grande onda di Kanagawa” di Hokusai è “Il mare di Satta nella provincia in Suruga”.
Il mare è in burrasca, un'onda altissima – copre i tre quarti dell'immagine – sta arrivando. È vicinissima alla terra, non c'è una costa, andrà a infrangersi direttamente su una collina. L'acqua ha un colore blu mentre la minacciosa schiuma è bianca. Sullo sfondo il candido Monte Fuji osserva. Sotto di esso c'è un altro mare, calmo, pacifico, placido. È in orizzontale fra il monte e la tormenta, in un minuscolo spazio. I due mari sono attaccati, non c'è separazione fisica eppure sono totalmente opposti. È la differenza con Hokusai. Nella Grande Onda, il micidiale e spaventoso flutto sta per infrangersi su una angusta barca di pescatori. In Hiroshige ce ne sono tante, esclusivamente, nello spazio sovrastante, vale a dire in quello tranquillo. Stanno pescando, stanno viaggiando nella pace più assoluta. La vela è tirata di poco, segno di un vento mansueto. Per Hiroshige gli uomini scelgono la zona più pacifica. È quella più piccola, la vastità del mare è in basso ma c'è troppa violenza perciò la evitano. Nella visione di Hiroshige non esistono i pericoli della natura.
Un altro spettacolo corale è la “Veduta dal vero ponte di Nihonbaschi. Illustrazione generale del mercato del pesce.” Un altro trittico. La sezione di mezzo è divisa obliquamente da un imponente ponte su un fiume. L'immagine è in quattro parti. In basso c'è un vasto mercato con tante bancarelle. La strada è piena di persone impegnate a comperare del pesce, alcuni lo trasportano in voluminose ceste. Il colore ha tono marrone. In fondo, il viale gira a sinistra sul ponte per arrivare sull'altra riva. Il ponte è largo, pieno di folla affaccendata, sotto stanno passando delle chiatte che portano della merce. L'altro lato è simile ma ci sono dei magazzini più vasti e meno passanti.
Nella parte superiore il cielo albeggia dipinto di rosso e giallo mentre dei grandi caratteri lo animano come se fossero delle stelle.
“Kameido. Il giardino dei susini” è talmente bello e famoso da essere ripreso da Vincent Van Gogh.
Kameido è un luogo affasciante di Edo. A Kameido si possono godere le più belle immagini dello sbocciare degli alberi in primavera.
Hiroshige tratteggia il sogno di quel paesaggio. La raffigurazione è in prospettiva. Nel primo livello c'è un maestoso albero marrone con dei fiori bianchi. Nel secondo c'è un prato, grande pulito verde. Una linea mediana divide la visione, nel sentiero decine di persone osservano lo spettacolo del fiorire. Nella parte superiore c'è uno stupendo cielo rosso e giallo. È una esplosione della natura.
La mostra ha molto di più. Oltre le carpe ci sono altri pesci, granchi, paesaggi, monti, mari, barche, giardini, donne, famiglie, santuari, torii, quartieri, strade affollate.
C'è tutto il Giappone, quello suggestivo, quello storico.
(1) https://www.nytimes.com/2004/04/17/style/pleasure-in-the-floating-world.html
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