POPCINEMA.ORG

View Original

Inu-ô – Inu-oh - 犬王

Inu-ô – Inu-oh - 犬王

Regista: Masaaki Yuasa

Provenienza: Giappone, Cina

Anno 2021

Autore recensione: Roberto Matteucci

Click Here for English Version

Ascolta senza nome farò fatica a trovarti.”

La storia del Giappone è sovrabbondante di conflitti, guerre, massacri, sfide per il potere, leggendari guerrieri come i samurai, signori feudali ambiziosi e guerrafondai. Nel XII secolo si svolse una delle disfide più sanguinarie e, contemporaneamente, più epiche del Giappone. I clan dei Taira – chiamati Heike – e quello dei Minamoto – chiamati Genji – si scatenarono in una lotta spietata e sadica. Il combattimento definitivo fu una battaglia navale a Dannoura.

La flotta dei Minamoto era superiore per navi, per la competenza dei marinai. Aiutati dai tradimenti nelle file del nemico, sconfisse senza pietà i Taira. I membri dei Taira scelsero il suicidio collettivo gettandosi dai vascelli. Il risultato fu impressionante, così lo spiega Leonardo Vittorio Arena: 

Il nome del clan [Taira] svanì nella memoria collettiva. Ma non gli spettri dei Taira, che infestarono le coste di Dannoura vagando senza requie. Nel 1185 finiva la guerra dei Gempei.” (1)

La loro epopea fu narrata nel libro Heiche monogatari.

L'artista dello Ukiyoe, Utagawa Kuniyoshi, descrive la battaglia nella xilografia Il fondo del mare a Daimotsu no Ura. La scena è il fondo del mare. Il capo clan Taira, Tomomori è legato a un'ancora con la quale si tuffò nei flutti per morire. Soprattutto ci sono tanti granchi sballottati dalle onde. Sono le anime perse dei samurai Taira rinati sotto forma di crostacei.

Con questo fondale, pieno di spettri, fantasmi e storia, inizia il film cartoon Inu-ô – Inu-oh – 犬王 diretto dal giapponese Masaaki Yuasa e presentato nella sezione Orizzonti alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Due secoli dopo, un ragazzino e suo padre si immergevano nelle acque di Dannoura per recuperare i cimeli dello scontro fra i Taira e Minamoto e venderli.

Il bambino è felice, resiste sotto acqua per molto tempo. Purtroppo, nel corso di un tentativo, il padre muore e il ragazzino rimane cieco. Da solo, comincia un viaggio senza meta. Un vecchio musicista lo incontra e lo prende in custodia, insegnandogli a suonare il Biwa. Il bambino cambia il nome in Tomona

Arrivati a Kyoto, diventa amico di Inu-oh, un ballerino. Inu-oh ha il viso e il corpo deformato, specialmente un braccio abnorme. Per nascondere i suoi difetti è sempre coperto da una maschera.

Tomona e Inu-oh iniziano una collaborazione spettacolare, uno suona e l'altro danza. È un'apoteosi, le loro performance hanno un trionfo di pubblico. La musica e il ballo sono travolgenti: “Viene voglia di ballare.”

Eppure il successo crea anche delle ostilità e la modernità della loro arte è vietata dal governo. 

Il regista riprende i temi della cultura giapponese e li unisce con quelli della tradizione.

Affronta le sensibilità umane: la convivenza con la propria deformità fisica, quello della maschera, dell'amicizia, dell'arte, del Teatro Noh, della musica.

La prima riflessione è sulla fama, sul ricordo delle opere di un artista. Perché due artisti dello stesso livello qualitativo, uno è dimenticato e l'altro è tramandato ai posteri? Masaaki Yuasa espone la ragione:

Inu-Oh really existed, and he was a very well know artist at the time, but his legacy was lost during the course of history. At the same time, another very famous artist was the one who was remembered and many of his works were preserved, unlike Inu-Oh’s. I was interested in talking about the difference between the two.” (2)

Ma per riuscirci devono lottare. L'affermazione non è mai scontata per chi proviene dalla povertà:

That theme is present, but it wasn’t my intention to be political. What I wanted to convey is how poor people struggle to change their lives. Inu-Oh was maybe forgotten, but I am telling his story with which I would like to reach as many people as possible. Nowadays, we have social networks and easy internet accessibility, but that is not enough.” (2)

Una problematica connessa con la storia dell'arte e ai suoi studiosi. Inoltre, ci sono creatori fantasiosi come Masaaki Yuasa. Usa la musica come un bazooka per l'esplosione di gioia di e degli spettatori. 

La nozione artistica è quello del Teatro Noh:

Noh vuol dire «abilità», «possibilità», «capacità», e «talento».

...combinando poesia, musica e danza in un medley che le poneva tutte sullo stesso piano senza privilegiare l'una o l'altra. Il contenuto dei libretti era pervaso di storia e leggenda, di magia e fantasy.” (3)

Il regista si attiene alla regola. Inu-oh e Tomona sono nullatenenti, emarginati per le loro difficoltà fisiche. Non hanno nulla. Eppure, con abilità, possibilità, capacità e talento producono un'opera d'arte. Con il lavoro emergeranno dal vuoto della loro precedente esistenza.

Tomona ha rispettato il vegliardo maestro di musica. Inu-oh ha soltanto il desidero di ballare, indifferente degli insulti della famiglia. Da discriminati cercano di sollevarsi. Non c'è accettazione del loro destino ma una grande volontà, non sono dei deboli. Il loro esempio è una condanna al vittimismo. Il vittimismo non esiste nel film, forse un sentimento karmatico, ma Inu-oh e Tomona rifiutano di essere dei martiri. Anzi, dal loro background traggono la forza e il talento di capovolgere una società culturale. La forza nello sconfiggere il disagio è nella loro amicizia e nel sostegno di un pubblico scatenato. Sono stravaganti ma sono vincenti manifestando una superbia positiva.

La bellezza della struttura filmica deriva da un sontuoso e voluto falso storico. Nel XIV secolo, in Giappone esisteva la musica rock? No, ovviamente. Però il duo Tomona e Inu-oh si scatenano in brani fantasmagorici per ritmo e tensione musicale. Gli spettatori sono impazziti, battono le mani, cantano le canzoni come in un concerto di Vasco Rossi.

Perché la scelta della musica rock? Lo chiarisce l'autore:

I decided to use rock thinking that even if it’s not authentic for the Muramachi period, it would illustrate the difference between the standard music of that time, and something new that Inu-Oh introduced into their world. He was probably not that flamboyant but because he was a very innovative performer, he probably appeared to the people of that time as something of a hard-rocker.” (2)

La motivazione è artistica. Le immagini riprendono velocemente un Giappone antico, ma sono discordanti dalla musica altisonante, moderna, ritmica, irresistibile. Alla quale si aggiunge una danza sensuale e rapida, accentuata dal braccio sproporzionato di Inu-oh. La diversità fra le scene e la musica è l'intelligente struttura.

La prima fase della pellicola è la presentazione dei protagonisti partendo dalla battaglia di Dannoura e dagli spettri sul fondo del mare. Il conflitto è rappresentato dalla domanda: Tomona e Inu-oh potranno avere successo? Sconfiggeranno il pregiudizio senza apparire come vittime? 

I soggetti affrontano la loro lotta. Niente navi, niente armi ma esclusivamente balletti e melodia. L'antagonista esiste ed è il potere del nuovo clan dominante. L'intensità del ritmo dipende dalla musica e dalla ripetizione roboante.

I personaggi risaltano sullo sfondo bianco come nelle scene dell'anziano con il fanciullo, per porre l'attenzione sul loro nascente affetto, essenziale per scoprire il dono della musica.

Le sequenze dei concerti sono immagini perfette, adeguate per la nostra epoca ma con un valore metaforico per il XIV secolo. Suonano in continuazione, senza soste, cantano canzoni rockeggianti, invitano il pubblico ad applaudire freneticamente. I cantanti si tolgono le maglie durante l'esibizione e muovono il bacino eroticamente. 

Poi c'è la prospettiva. Il concerto, la musica sul ponte, il ballo sono visti da Inu-oh con la sua soggettiva, dietro la sua maschera. Quegli occhi osservano un fenomenale e scintillante ambiente gremito di spiriti fantasiosi. Come il fantasma del padre di Tomona, il quale rimprovera il figlio di aver cambiato nome. Non potrà ritrovarlo. Gli spettri si incontrano solo con i nomi originali. Ovvero come le anime vaganti sul fondo del mare dei samurai degli Heicho.

Questa visuale rende dicotomica gli avvenimenti giapponesi. Il mondo esterno appare diverso scrutato da dietro una maschera. La maschera non è una prigione. Nel Teatro Noh ha un significato di valore umano:

La maschera sul viso mostra l'alterità, la matrice dell'attore: una personalità ancora informe, che pure esibisce uno spirito, cantando delle proprie passioni.” (3)

Di nuovo Masaaki Yuasa segue la tradizione. Dietro la maschera di Inu-oh c'è una personalità in formazione ma con una passione e uno spirito illimitato. Nell'ultima canzone si toglierà la maschera. Nonostante le sue imperfezioni continuerà a volteggiare sensualmente: “Forse il mio bel viso è solo un'altra maschera.”

Nel finale lo spazio fugge lungo le palafitte per una sparizione infinita. Entrambi sono famosi, hanno realizzato uno stile evoluto.

Il regista è emozionante, sia per il ritorno alle origini, sia per accettazione delle tradizioni come base culturale. Le raffigurazioni sono come dei dipinti di Hiroshige, con scene possenti, colori arditi e ripresi da campi lunghissimi e repentinamente riportati in primo piano, con inquadrature dei dettagli e i particolari dei piedi. 

Il montaggio è eccentrico, le sequenze cambiano significato speditamente.

L'atmosfera brillante è esaltata da immagini stratosferiche, caleidoscopiche, tinte di giallo oro, con colori primari ton sur ton, con scenografia spropositata. Tutto il film è formale, illogico; non è la narrazione di un evento di storia ma rappresenta il Teatro Noh, e il Teatro Noh è poesia.


  1. Leonardo Vittorio Arena, Samurai. Ascesa e declino di una grande casta di guerrieri, Oscar Storia Mondadori, Milano, 2003

  2. https://asianmoviepulse.com/2021/09/interview-with-masaaki-yuasa-history-is-quite-selective/

  3. Leonardo Vittorio Arena, Lo spirito del Giappone. La filosofia del Sol Levante dalle origini ai giorni nostri, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 2008

Bibliografia sulla storia del Giappone e sul Teatro Noh:

  • Leonardo Vittorio Arena, Lo spirito del Giappone. La filosofia del Sol Levante dalle origini ai giorni nostri, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 2008

  • Kenneth G. Henshall, Storia del Giappone, Oscar Storia Mondadori, Milano, 2005

  • Leonardo Vittorio Arena, Samurai. Ascesa e declino di una grande casta di guerrieri, Oscar Storia Mondadori, Milano, 2003

  • Gavin Blair, Samurai. Dall'Ukiyoe alla cultura pop, Nuinui, Chermignon Svizzera, 2021

  • Noriko Yamamoto, Ei Nakau, Bushi. Samurai leggendari nei capolavori dell'ukiyoe, Nuinui, Chermignon Svizzera, 2021