Vittoria e Abdul - Victoria and Abdul Regista: Stephen Frears

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Vittoria e Abdul - Victoria and Abdul

Regista: Stephen Frears

Cast: Jude Dench, Ali Fazal, Tim Pigott-Smith, Eddie Izzard, Adeel Akhtar, Paul Higgins, Michael Gambon

Anno: 2017

Provenienza: UK, USA

Autore Recensione: Roberto Matteucci


“È un paese di barbari.”

La regina Vittoria fu sovrana dell'Inghilterra dal 1837 alla sua morte nel 1901.

Fu pure imperatrice dell'India dal 1876. Una regina classica, conservatrice, guidò l'espansione dell'impero e del suo colonialismo. Furono tante le guerre durante il suo regno.

La regina fu un personaggio caratteriale, ricco di personalità, forte, ovvero come si definisce nel film, una donna “irascibile, avida, di pessimo carattere e sgradevolmente attaccata al potere.”

Fu anche una donna che ebbe nove figli, e una certa passione per gli uomini. (1)

Un particolare legato a questi passatempi fisici potrebbe essere un episodio accaduto nella sua vecchiaia: un turbamento fisico per un bel ragazzo indiano.

E' la storia di Vittoria e Abdul – Victoria and Abdul del regista Stephen Frears.

Nel 2010 la scrittrice Shrabani Basu scrisse il libro Vittoria e Abdul sulla amicizia fra la anziana potente sovrana - aveva 68 anni (2) - e un giovane bello aitante ragazzo indiano di ventiquattro anni, di religione musulmana.

Abdul era un impiegato in un carcere indiano. Fu scelto per portare un dono alla regina per una celebrazione. Durante la consegna, nonostante il divieto assoluto di incrociare lo sguardo della sovrana, avviene una fugace ma intensa occhiata fra i due. È la scintilla di una profonda amicizia. La relazione umana, fra una regina potente ricca e un servo, procura tante inquietudini all'interno della corte e alla famiglia reale. Il contrasto non ha una motivazione religiosa ma chiaramente politica. Le differenze causano delle opposizioni forti, difficili da controllare perfino dalla energica Vittoria.

Le motivazioni della ripresa di questo avvenimento sono ovvie e alquanto conformistiche. Le conferma il regista in una intervista:

“In my life, I think multiculturalism is a triumph, and I think it’s made life a great deal more interesting. It’s more fun being alive now than it was in the 50s, I promise.” (3)

Il mainstream è il multiculturalismo. Perciò si registra nel film un forte disamore delle proprie tradizioni, della propria cultura.

La storia di un povero, ma gentile, colto, educato, ragazzo indiano musulmano, il quale riesce a colloquiare, citando il Corano e le poesie di Rumi, addirittura con la regina inglese, è in realtà una metafora di un melting pot che comincia ad avere forti problemi perfino in Inghilterra.

Per esprimere un concetto è necessario un linguaggio, alla domanda se avesse preso un qualcosa da Bollywood, la risposta del regista è vera e onesta:

“I don’t terribly like Bollywood, I’m too snobbish for that.” (4)

Infatti Stephen Frears è molto snob, si definisce repubblicano (5), ma in realtà è affascinato dalla monarchia, dallo splendore della corona, dal mito della casa reale. Aveva già dimostrato questa attitudine in The Queen.

Elisabetta II è la pro-pronipote della regina Vittoria. Entrambe sono donne forti ed energiche. Nei rispettivi film sono centrali, rappresentate dominanti nelle inquadrature. Anche in Vittoria e Abdul, l'impiegato indiano è la spalla scenica.

Nella scena del banchetto i camerieri arrivano coreografici e con eleganza. Portano dei piatti succulenti, appoggiati sul tavolo con leggiadria. La camera vola sulla tavola imbandita, fino ad arrivare in fondo, dove appare improvvisamente seduta a capotavola, la regina Vittoria appesantita, addormentata.

La prima parte del film è allegra, divertente, ironica, la figura della regina è impietosa, l'autore vuole dimostrare la convivenza fra la donna più potente del mondo e la sua profonda depressione e tristezza.

Per accentuare il ruolo il regista usa delle inquadrature e sceneggiature finte inventate, al limite dell'inverosimile, e usa un montaggio alternato.

Intramezza le immagini di un giorno normale della regina. Vittoria, la quale, come una adolescente, non vorrebbe svegliarsi alla mattina, talmente pigra da non compiere personalmente neppure i gesti più banali della vita. Perciò ha un esercito di servitori a sua disposizione. La alzano, la lavano come se fosse un peso morto. Contemporaneamente, alternate, osserviamo il disagio dei due servitori indiani nella nave sporca, lurida.

“Benvenuti nella civiltà” è l'augurio quando Abdul e l'amico arrivano nel porto di Londra. Ironicamente intorno vediamo una Londra popolare piena di mendicanti con tanta miseria, condizioni pietose, sporcizia.

L'annoiata Vittoria è sempre più depressa, e con grande ironia, una voce fuori campo gli elenca minuziosamente le inutile e insignificanti attività del giorno.

È un inizio dilettevole, con tanti personaggi, una moltitudine di personale di servizio, decine di cuochi, altrettanti camerieri, ragazzi che corrono per urlare gli ordini. Tutti insieme enfatizzano con la loro ridicolezza la solitudine di Vittoria.

Il tono cala nella seconda parte quando Abdul accentua la presenza. Il passo indietro, il rispetto, lo sguardo distante cambiano. Con la maggiore partecipazione del servo e la sua carriera improvvisa, Vittoria appare consapevole della propria solitudine e la sua depressione, da piacevole si trasforma in passività, incidendo sul malumore dei personaggi. La cattiveria dei figli e della corte non funziona esagerando la partecipazione come nel ballo fra Vittoria e Abdul.

Carenze di sceneggiatura con un testo allungato senza nessuna necessità.

“Siamo tutti prigionieri” la regina Vittoria è sola nella sua lussuosa vita, Abdul è solo lontano da casa.

  1. http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=ReginaVittoriaK

  2. http://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/08/22/news/stephen_frears_judi_dench_vittoria_e_abdul_festival_del_cinema_di_venezia-173634611/

  3. http://www.denofgeek.com/uk/movies/victoria-and-abdul/51908/stephen-frears-interview-victoria-and-abdul

  4. http://www.denofgeek.com/uk/movies/victoria-and-abdul/51908/stephen-frears-interview-victoria-and-abdul

  5. http://www.denofgeek.com/uk/movies/victoria-and-abdul/51908/stephen-frears-interview-victoria-and-abdul

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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