Malta, dai Cavalieri all'Europa

Valletta il porto

Valletta il porto

Avevo visitato Malta nel 2003. Quest’anno sono tornato, sia per il bel ricordo, sia perché richiamato dalla fama dell’isola, essere diventato un luogo ricercato e dinamico.

Ed è la realtà. In questi anni Malta è mutata sensibilmente. Tredici anni fa, c’era una volontà e un desiderio di crescere ma i maltesi avevano un fondo di timidezza, di ritrosia. Ora tutto è cambiato, il turismo è importante e coccolato da tutti. Queste piccole isole sono giovani, vivaci, vive, allegre. Locali, bar, ristoranti, discoteche sono piene sia di maltesi, sia di turisti.

C’è altro. L’attrattiva è nell’alternanza fra i locali esuberanti di St. Julians e la storia favolosa ed eroica di Malta, esaltata ovunque.

Nel 1530 i Cavalieri del Sovrano Ordine Militare e Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme (all’epoca di Rodi e in seguito di Malta) arrivano a Malta. Il territorio gli fu concesso dall’imperatore Carlo V di Spagna.

I cavalieri fuggivano da Rodi, dove avevano resistito per anni all’offensiva dei musulmani. Alla partenza non avevano una meta dove andare. L’occasione gli fu offerta con Malta, una località non gradita: nessun fiume, scarse sorgenti, mancava acqua e si raccoglieva quella piovana. Il terreno era pietroso, inutile alla coltivazione del grano, In sostanza un luogo sperduto e di poco valore.

I Cavalieri invece capirono l’esistenza di potenzialità notevoli, grazie alle vaste insenature poteva trovare rifugio l’intera flotta. I Cavalieri erano ricchi – possedevano tante rendite in tutta Europa – e furono in grado di arricchire l’isola. Malta prosperò, soprattutto in confronto agli altri paesi del Mediterraneo.

Dipinto di un Cavaliere con la giubba nera e la croce

Dipinto di un Cavaliere con la giubba nera e la croce

I maltesi compressero che la propria sopravvivenza era dovuta alla presenza dell’Ordine e li ricompensarono – forse in modo decisivo – nell’impresa storica per la quale i Cavalieri saranno ricordati nella storia: l’assedio di Malta da parte del sultano Solimano il Magnifico. Nel 1565 il sultano voleva a tutti i costi eliminare i Cavalieri, i quali rappresentavano la sola resistenza nel Mediterraneo insieme ai veneziani. La direttiva era perentoria: distruggere l’Ordine.

A difendere Malta c’erano 540 Cavalieri e 1000 soldati. Inoltre c’era la milizia maltese di circa 4.000 persone. Il sultano attaccava con oltre 2.000 navi e circa 40.000 combattenti, fra cui i temibilissimi giannizzeri. Nonostante l’inferiorità numerica, la resistenza fu implacabile. Dopo quattro mesi di battaglia, ciò che rimaneva degli ottomani, toglieva l’assedio e tornava sconfitto a Istanbul.

Da quel momento i Cavalieri di Malta rappresenteranno il centro della cristianità e della resistenza agli islamici.

La croce di Malta

La presenza dei Cavalieri è mostrata orgogliosamente ovunque, l’affascinante periodo storico è visibile perennemente soprattutto tramite la croce dell’Ordine - la croce di Malta - a otto punti.

La città di La Valletta, sorge sul monte Sciberras e prende il nome dall’eroico Gran Maestro Jean Parisot de La Valette, il quale aveva guidato la resistenza al sultano. La capitale non ha nessun legame con l’assedio, perché fu costruita dopo, quando, nel timore di un futuro nuovo attacco, fu scelto il monte Sciberras perché maggiormente difendibile.

La città si erge con colori chiari. Le sfumature del cielo arrivano fino alle mura imponenti, come quelle di forte Sant Elmo. Anche a vederle oggi appaiono un ostacolo impressionate. Immaginiamoci i pensieri dei musulmani nel sedicesimo secolo di fronte a quella colossale solidità.

Volta del Mattia Preti della Co-Cattedrale di San Giovanni

Le case sono ammassate, i vicoli stretti, in salita. Sembrano non lasciare spazio a nulla, emergono solo le cupole delle chiese e dei campanili.

La prima caratteristica è la presenza d’immense mura, conferma della forza armata e guerriera dell’Ordine.

Il secondo aspetto architettonico è la Co-Cattedrale di San Giovanni. Edificata in uno stile molto pudico, in seguito, per volere dei Gran Maestri, è diventata un’opera artistica barocca sublime. Era il centro della nuova città edificata dai Cavalieri.

La Co-Cattedrale è il nucleo simbolico di Malta, prima come chiesa convenutale dei Cavalieri, ora per essere il luogo maggiormente artistico. Da fuori è una chiesa spartana, casta. All’interno regna il color oro e lavori artistici di valida fattura. La decorazione fu assegnata all’artista calabrese Mattia Preti. L’esaltazione della bellezza ha un richiamo al memento mori. Infatti, il pavimento è totalmente ricoperto da lapidi dei cavalieri, alcune alquanto macabre ma solenni nel ricordare la morte per difendere la fede.

Sono tantissimi i simboli chiari e nascosti nei particolari della chiesa. Alcuni sono individuabili attentamente come l’angelo con il piede schiaccia un turbante.

Dettaglio della tomba del Gran Maestro

Dettaglio della tomba del Gran Maestro

Altro famoso Cavaliere di San Giovanni, presente a Malta, fu Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Due sue favolose opere sono presenti nell'oratorio della Co-Cattedrale: il San Girolamo Scrivente e la Decollazione di San Giovanni Battista. Quest’ultimo quadro è un’opera notevole per le grandi dimensioni, per la scena teatrale, per il chiaroscuro e per il crudo realismo. La pozza di sangue, uscita dalla testa di San Giovanni, fu segnata da Caravaggio con la sua firma. Come se immaginasse che davanti alla sua Decolazione, tempo dopo, il consiglio dei Cavalieri si riunirà per ordinare la sua cacciata.

Quello contro il sultano non fu l’unico assedio patito da Malta. Le traversie della storia portarono, dopo una dominazione francese, la conquista da parte degli inglesi. Così durante la seconda guerra mondiale, gli inglesi erano asserragliati a Malta, come i Cavalieri, punto nevralgico al centro del Mediterraneo, mentre intorno, i tedeschi avevano bloccato l’isola.

La presenza di Londra si manifesta nelle numerose scuole d’inglese di cui è disseminato il paese. Frequentate da ragazzi adolescenti di tutto il mondo, contribuisce ad accrescere la fama di luogo giovane.

Il maltese è una lingua piccola, chiusa, perciò tutti conoscono inglese, ma tutti parlano anche l’italiano. La vicinanza alla Sicilia rende gli scambi commerciali diffusi, e soprattutto c’è un’immigrazione dall’Italia per la crescita economica e le tante opportunità di lavoro.

Il turismo è l’altra anima dell’isola. Bellissime spiagge, un mare stupendo. Il turismo è cresciuto come si nota dalla presenza di tanti locali, ristoranti, pieni tutte le sere, ma strapieni nel ricchissimo weekend, soprattutto a St Julian.

Altro elemento riscontrabile durante le camminate nella capitale è la forte religiosità. La zona di La Valletta è ricca in ogni casa di simboli religiosi: piccoli grandi medi, un po’ nascoste o appariscenti, con la figura della Madonna, di Gesù, o di santi.

Vicino l’uscio di casa queste icone rappresentano una difesa contro nemici, sia spirituali, sia terreni. Forse una volta erano i terribili saraceni, oggi forse a minacciare l’isola ci sono altri più subdoli nemici.

Bibliografia: Ernle Bradford, Storia dei Cavalieri di Malta, Mursia, Milano, 1975

Fotografie di Roberto Matteucci

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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