Louvre Abu Dhabi Museo
IL DOCUMENTO SULLA FRATELLANZA UMANA
Nel febbraio del 2019, Papa Francesco visita - la prima volta di un Papa - gli Emirati Arabi Uniti. Il 4 febbraio, assieme al Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, diffondono una dichiarazione comune: il Documento sulla Fratellanza Umana. È un lungo testo. Amplifica la determinazione di dialogo fra cattolici e islamici, partendo da un Dio indeterminato quasi sincretico.
Stabilisce d'iniziare un dialogo perpetuo, per avere una conoscenza universale, senza però specificare il fine:
“In nome di Dio e di tutto questo, Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio.” (1)
Sancisce due presupposti importanti. Il primo è la salvaguardare dei luoghi di culto in quanto fondamento della preghiera e della fede:
“La protezione dei luoghi di culto – templi, chiese e moschee – è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali. Ogni tentativo di attaccare i luoghi di culto o di minacciarli attraverso attentati o esplosioni o demolizioni è una deviazione dagli insegnamenti delle religioni, nonché una chiara violazione del diritto internazionale.” (1)
Il secondo pensiero è riconoscere un problema storico esistente dall'epoca di Troia. Occidente e Oriente dovrebbero conseguire elementi culturali condivisi per permearsi vicendevolmente:
“Il rapporto tra Occidente e Oriente è un’indiscutibile reciproca necessità, che non può essere sostituita e nemmeno trascurata, affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture. L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà dell’Oriente rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo. E l’Oriente potrebbe trovare nella civiltà dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale.” (1)
Il Documento, nientemeno, prescrive i dettagli di quali argomenti imparare reciprocamente, e come relazionarsi: l'Occidente dovrebbe importare spiritualità; l'Oriente dovrebbe acquisire i principi istituzionali, tecnici e scientifici.
LOUVRE ABU DHABI
Questi principi ebbero un'avanguardia due anni prima.
L’11 novembre 2017, ad Abu Dhabi, veniva inaugurato il museo Louvre Abu Dhabi. Culturalmente è il forte segnale della società araba di voler condividere la stessa tradizione.
Nella sala delle religioni - “The Universal Religions” - convivono pacificamente crocifissi medievali, croci incise dal sesto all'ottavo secolo in remoti monasteri in Medio Oriente, statue della Madonna, quelle induiste di Shiva, dei Bodhisattva, degli stupa, decorazioni islamiche, tante immagini di Buddha. In un bellissimo salone buio, in una ampia teca coesistono antichissime Bibbie, Corano, Torah, manoscritti buddisti, e taoisti.
È il significato primario del nuovo, armonioso Louvre Abu Dhabi. Innalzato per essere un ponte fra Occidente e Oriente, come un mezzo per smussare le differenze. Chi meglio della cultura può elevare questi principi? La partenza è il nome. Il più grande, il più smisurato e forse il più arrogante museo del mondo, il Louvre, si accoppia con l’affascinante oriente, lontano e fantastico.
Il MUSEO
Perché un museo può esprime meglio di altre forme di divulgazione questa volontà?
I musei nascono contemporaneamente alla borghesia, con la società moderna:
“È un fenomeno della nostra presente civiltà che l'arte sia localizzata in ambienti ad essi riservati in modo esclusivo. Il museo è una creazione della società moderna, e sociologicamente corrisponde al dominio della classe borghese.” (2)
La classe media prende sopravento. Le opere devono essere difese, i precedenti rifugi sono vittime di saccheggi e furti: le chiese, l'aristocrazia, i palazzi non sono più un luogo protetto. Se non si fosse trovata una soluzione, ci sarebbe stata una distruzione e dispersione della storia dell'arte. La salvezza avviene con il museo, uno spazio immenso dove accumulare e soprattutto custodire beni preziosissimi. Inoltre, la scalpitante classe sociale vuole conoscere tutta la cultura antecedente:
“... per l'arte si è operato una sorta di slittamento: essa è stata localizzata in ambienti specializzati e questi furono i musei ...” ma subito si riconosce un elemento negativo: “ma ha un difetto: isola l'opera d'arte dalla comunità generale.” (2)
Perché erigere un costosissimo museo in una area desertica? Non sicuramente per una funzione educativa. Prevale una utilità pubblica e propagandistica. A questo serve il Louvre Abu Dhabi, il quale è uno stupendo cofanetto di perle pregiate.
Si può aggiungere un ulteriore argomento, quello economico:
“... sotto l'influenza esclusiva dell'ottica commerciale propria della classe borghese, l'opera d'arte è diventata essenzialmente un oggetto commerciale.” (2)
Ma i due fattori, politico ed economico, possono tranquillamente coincidere.
2. Arte e inconscio collettivo nell'età del museo di René Huyghe Il luogo dell'arte oggi di Clement Greenberg, Jaca Book, 1988, Milano, prima edizione 1988
L'ACCORDO
La conferma della forte presenza economica e politica è negli stratosferici numeri.
L'accordo fra la Francia e Abu Dhabi fu raggiunto nel 2007. Il più ricco degli emirati paga 400 milioni di euro l'utilizzo, per trenta anni, del brand culturale più famoso del mondo. Poi sono da sommarsi il know-how per la gestione del museo, competenza e prestiti di quadri e sculture. Il contratto prevede il pagamento di 974 milioni di euro. (3)
Bisogna addizionare gli acquisti. Il Louvre Abu Dhabi ha comperato circa seicento opere d'arte, come la tela di Piet Mondrian, Composition with Blue, Red, Yellow, and Black, pagata in una asta da Christie’s 27,9 milioni di dollari. (3)
3..https://www.nytimes.com/2017/11/07/arts/design/louvre-abu-dhabi.html
L'ARCHITETTURA
Per la realizzazione fu scelta l'isola di Saadiyat (traduzione: isola della felicità), disabitata e improduttiva, fuori dalla città. L'idea è sontuosa, mutare l'arida zona in un sconfinato centro artistico mondiale. Insieme al Louvre Abu Dhabi, è atteso pure il Guggenheim Abu Dhabi, lo Zayed National Museum e il Performing Arts Centre. Per ora l'unico finito e operativo è il Louvre.
Come architetto fu chiamato archistar francese Jean Nouvel. Il costo è di cento e otto milioni di dollari. (4)
Il risultato è un monumento di 24.000 metri quadri (5), con cinquantacinque edifici bianchi e venti tre sale. (6)
Un'opera maestosa, costruita da uno dei creatori più noti e bravi della nostra epoca.
JEAN NOUVEL
Jean Nouvel nacque a Fumel in Francia nel 1945. Nel 2000 ha ricevuto il Leone d'Oro alla Biennale Architettura di Venezia.
Si autodefinisce, ripetendolo come un mantra, di essere “I am a contextual architect” (5) vale a dire lo spirito artistico dell'architetto non dovrebbe strabordare in una autoreferenzialità esagerata. L'arte architettonica dovrebbe essere incanalata nella visione totale dell'ambiente, considerando per ambiente anche la prospettiva tradizionale e culturale. Le sue esecuzione sono opere d'arte perché sono situate in quel specifico posto. Ubicate altrove non avrebbere la medesima seduzione. È il Jean Nouvel contestuale.
Fra i sui lavori c'è l'Istitut du Monde Arabe di Parigi, costruito nel 1987. Ha stretti collegamenti con il Louvre Abu Dhabi. L’ispirazione intellettuale fu il moucharabiehs. Sono le grate, solitamente di legno, con piccole aperture le quali foggiano delle trame. Nelle case arabe chiudono i terrazzini. Questa originale struttura arricchiva il benessere fisico all’interno delle abitazioni. Infatti, ha un effetto duplice. Stilizza i bagliori del sole penetrati dalle fenditure, provocando dei deliziosi giochi d'illuminazione. La seconda è quella di moderare il grado di calore con il controllo dell'aria. Inoltre, rende, simultaneamente, discreta e invisibile le vicende all'interno e non impedisce di sbirciare l’esterno dagli spiragli.
Nouvel ha ideato un gigantesco moucharabiehs circondante l'intero edificio. Grazie a questo stimolo, dentro all'Istituto c'è un eccitante spettacolo di raggi, di luci, le quali si modificano generando un habitat ideale; chiarore e buio coesistono creando spazi vivibili e umani per ogni circostanza temporale. È la dimostrazione del contestualismo di Nouvel, così descrive il suo capolavoro: “
“La sequenza dei passaggi tra diversi volumi e livelli d’illuminazione, a seconda delle diverse traiettorie al suo interno, può essere vista come una serie di angolazioni e aperture di un obiettivo fotografico.“ (7)
Jean Nouvel usa identico criterio nella edificazione del Louvre. Recepisce le atmosfere del territorio, consentendo al suo talento artistico di disegnare un museo adeguato e universalmente ordinato.
Nouvel racconta l’iniziale incontro con la desolata isola:
“Quando ho visitato in elicottero per la prima volta la zona nel 2006 appena ricevuto l’incarico”, racconta Jean Nouvel, “l’isola era completamente deserta e apparentemente inospitale. Nonostante ciò, sapevo di voler costruire qualcosa che fosse completamente inserito in quel territorio. Sono, infatti, un architetto contestuale e non posso immaginare un’architettura che non sia profondamente legata al luogo in cui sorge”. (8)
È una prova ardua, impossibile per gli abili architetti, ma non per un genio.
Lo ammette lo stesso Nouvel. Nelle mani di un debole ed egoista architetto sarebbe stato “catastrophic”:
“It can be catastrophic when buildings are parachuted in by international offices, without any roots in a place”. (9)
Non basta studiare il presente e il passato, l'architetto deve leggere nel programmato sviluppo. L’avvenire di Saadiyat è di essere un centro culturale. In prossimità al Louvre dovranno sorgere altri musei. Il Guggenheim di Frank Gehry, il quale dalle bozze preparatorie, lascia intravedere un'orgia orizzontale di gallerie, cubi, spigoli.
Maggiore euforia c'è con il Zayed National Museum, Abu Dhabi dell'architetto Norman Foster. Le costruzioni puntano dirette all’infinito, simulando il volo dei falchi.
Entrambe vogliono spingersi oltre gli ottanta metri di altezza. (10)
Quindi, il destino del terreno è una molteplicità di ideazioni tendenti al cielo.
Nouvel intende e padroneggia i caposaldi storici arabi: le case, i palmeti, la luce calorosa e solare, il bianco, l'acqua, il mare, il cielo, la sabbia, il sole, i tetti dei suk, le medine, le foglie delle palme.
La cupola è una base primaria dell'architettura islamica e Nouvel la plasma adoperando nozioni e criteri innovatori ed evoluti.
LA CUPOLA
Il museo è una serie di edifici bianchi, imponenti, uniti da freschi corridoi.
I cinquantacinque complessi sono interamente coperti da una cupola mastodontica. È una copertura dominante, autoritaria, pesante 7.500 tonnellate, uguale alla Tour Eiffel (11). Potrebbe apparire un oggetto opprimente e gravoso ma in realtà, la volta è traforata e lascia filtrare, anche qui come una moucharabiehs, la luce, mitigando la temperatura esterna, rendendola gradevole durante la stagione afosa. È un'oasi, permette pace e ristoro nel deserto. La cupola ha un intreccio simile a un nido, le 7.850 (12) aperture a forma di stella determinano un divertissement di luminosità, con un'ombra dolce e rilassante. Dall'alto i riflessi sembrano rimbalzare nel pavimento o sulle mura. Sono dei barlumi, il quali bagnano il candido marmo. L'esito è una penombra totale.
Il piano prevede grandiosi musei orizzontali e orientati verso il cielo. Nouvel al contrario sceglie l’estensione verticale. La cupola del Louvre si appiattisce, scivolando sul mare anziché dirigersi in alto, d'altronde il museo ha già le sue stelle. L'altezza dal suolo è di appena trentasei metri (13), paragonabili alle case arabe.
La copertura è utopistica, entra sull'acqua, è una spettacolare sospensione fra il bianco, il sole e il mare, il quale si intrufola fin dentro. Infatti, per eventuali necessità c’è perfino un bagnino di salvataggio per i visitatori più incauti.
Osservare la configurazione della cupola è un'attività irrazionale, non si comprende come i vari livelli di metallo siano posizionati intellettualmente per consentire il passaggio della luce.
Da fuori, il mare, il museo e il cielo sono un tutt'uno, intrappolato dalla cupola, apparentemente atterrata sull'acqua.
Il difetto odierno è l'incompiutezza. Il Louvre è il solo concluso in uno spazio completamente vuoto. Pertanto, l'arrivo è disconnesso dalla potenza visiva del museo ma intorno è tutto spopolato, un mastodontico parcheggio, qualche palma piantata velocemente, una passarella lunghissima per entrare. Verosimilmente l’espansione dell'area ha avuto degli intoppi nelle varie crisi finanziarie, e gli altri esercizi commerciali, residenziali e alberghieri potranno nascere solo al termine delle previste istituzioni museali.
11. https://www.louvreabudhabi.ae/en/about-us/architecture
IL DIRETTORE
Nel contratto con Francia è incluso anche la fornitura di know-how per la conduzione e il funzionamento di un museo. Il direttore scientifico Scientific Director del Louvre Abu Dhabi è Jean François Charnier.
Stabilisce alcune ipotesi. Il museo deve avere un contenuto estetico e non esplicativo:
“The Louvre Abu Dhabi is not a place where we explain things.” (14)
Di conseguenza lo sagoma come un libro con dodici capitoli, le dodici sale del Louvre Abu Dhabi.
Il direttore, compie una rivoluzione culturale per il percorso museale.
Non segue la tipica classificazione nazionale e geografica. Perciò, niente sala egiziana, italiana, olandese, francese; cammino obbligato nei principali musei. Jean-Francois Charnier suggerisce un circuito sulle epoche, mettendo nello stesso luogo opere provenienti da differenti regioni purché dell’equivalente periodo. Il lavoro intellettuale si deve allargare. Il pensiero deve comparare prodotti distantissimi, storicamente dissimili. Lo spettatore non deve cercare spiegazioni ma esclusivamente delle domande.
É una fruizione alternativa. Innanzitutto, questo tipo di visita può sbalordire, sconcertare, disorientare. Guardando Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Mantegna, Leonardo si procede con una riflessione unica, diversificata ma, tutto sommato, con uno stile simile e addirittura mentalmente tranquillizzante. Nel Louvre Abu Dhabi, La Belle Ferronnière di Leonardo è nello stesso ambiente con le ceramiche turche, cinesi, dipinti dell’olandese Dirck Van Delen. Implica una predisposizione più vivace e più saggia.
14. https://www.artnews.com/art-news/news/first-look-inside-louvre-abu-dhabi-9285/
LE SALE
Le dodici sale sono un libro di storia, una pagina dopo l'altra fino alla conclusione, la globalizzazione, in attesa di future proposte:
The First Village
The First Great Powers
Civilisations and Empires
The Universal Religions
The Asia Trade Routes
From the Mediterranean to the Atlantic
The World in Perspective
At the Court of the Prince
A New Art of Living
A Modern Word?
Modernity in Question
A Global Scene
Si parte da Cristo, dall'Egitto, dalla Grecia, dai Maya, dal Guatemala, da Buddha, da Socrate, da Alessandro Magno. Seguendo la regola epocale, i reperti della Roma imperiale sono insieme a quelli dell'impero Han, dell'impero Teotihuacan. Il confronto non appare equilibrato a prima vista. In realtà, il Louvre Abu Dhabi ci chiede d'impiegare cervello e cuore. Utilizzandoli, Roma, Cina e Messico potrebbero avere concezioni artistiche simili.
Tutte le sale hanno capolavori, delle opere speciali, delle opinioni sofisticate.
È difficile scegliere sulle quali soffermarsi.
LE OPERE
LOTTA TRA CREUGANTE E DAMOSSENO DI ANTONIO CANOVA
Lotta tra Creugante e Damosseno di Antonio Canova è un'opera solenne come solo lo scultore neoclassico può realizzare. Sono due autorevoli statue marmoree, rese ancora più trionfali poiché sono collocate di fronte e su un'alta passerella di marmo nero con striature bianche. Pertanto, lo sguardo dal basso rende le statue dei giganti.
Creugante e Damosseno sono dei pugili dei giochi dell'antica Grecia. La loro gara finì in pareggio. Fu indetto uno spareggio. Un singolo pugno per decidere il vincitore. Damosseno si comporta da infame. Protegge il torace con un braccio e con l'altro, vigliaccamente, lo pugnala con tale violenza da fargli uscire l'intestino.
Una storia tragica, lo sport può essere perfino odio quando si vuole un mero successo fisico e non una valorizzazione della crescita personale. Canova li rappresenta quali uomini nerboruti in posizione di sfida. Creugante ha il braccio sinistro alzato e l'altro preparato a colpire. Damosseno ha una gamba avanti, il braccio sinistro copre il petto; il destro è sul fianco con la mano a taglio puntato sul rivale per infliggere il colpo mortale. Si completano a vicenda. Lo scultore ha ripreso il momento precedente a quello definitivo. I rivali si scrutano, i muscoli sono determinati e volitivi. I visi sono tirati con le mascelle robuste e risolute. È un gioiello del neoclassicismo, i due boxer sono degli esemplari di seducenti corpi maschili i quali raggiungono l'acme dell'arte.
YOUNG EMIR STUDYING DI OSMAN HAMDY BEY
Osman Hamdy Bey è un artista turco formatosi a Parigi. La sua importanza è quella di sconfessare le raffigurazioni medio orientali più scontate: le pruriginose scene degli harem e degli hamam. Osman Hamdy Bey restituisce valore al dinamismo islamico:
“... depict a different, rational and dynamic orient, where people, including women, stand upright, read, debate ... they depict a progressive Muslim society engaged in the pursuit of knowledge, science, and progress.” (15)
Il Louvre Abu Dhabi espone Young Emir Studying, dipinto nel 1878. È un esempio di modernità e di abilità pittorica. È una tela a olio. Nel quadro c'è l’intera cultura musulmana. Non quello di avvenenti concubine ma di un giovane emiro concentrato negli studi.
L'emiro è prono su un tappeto ricercato. Il libro è appoggiato su uno squisito cuscino. Il ragazzo è elegante con un vestito verde chiaro, chiuso da una cintura di un verde ton su ton, il capo è adornato da un bel turbante. Il ragazzo è scalzo, una mano solleva il mento, con l'altra segue la lettura. Lo sguardo è basso, assorto sul volume. Si riconosce l’avvenenza e la splendida figura dell’adolescente. La stanza è perfetta, è l'iconografia esatta di un ricco intelligente moderno emiro. La parete di fianco è di ceramica blu, sopra una scritta, il verso del Corano 11,88:
"“Il mio successo è soltanto in Allah, in Lui confido e a Lui ritornerò.",
interrotta da una signorile rientranza nel muro a sagoma di testa, usata come libreria.
È l’eccellenza turca, dotata di una raffinata esecuzione, attenzione a ogni particolare. La pittura è l'unione fra Occidente e Oriente.
15. Sibel Bozdogan, Modernism and Nation Building: Turkish Architectural Culture in the Early Republic, University of Washington Press; New edition May 1, 2002
FONTANA DI LUCE DI AI WEI WEI
La sura 24;35 del Corano è il versetto della luce:
“Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale, né occidentale, il cui olio sembra illuminare, senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente.
La Fontana di luce del poliedrico autore cinese Ai Wei Wei è una lampada di cristalli scintillante come un astro brillante. Con vetro e acciaio Ai Wei Wei compone in altezza una torre di luce. Ma questa colossale lanterna si attorciglia, si contorce, si avvolge su sé stessa. Assomiglia molto a una torre di Babele, tende al paradiso, la qualità di una fonte spirituale. Alcune interpretazioni asseriscono una citazione nel progetto dell'artista russo Vladimir Tatlin per la edificazione di un Monumento della terza internazionale. (16) La Fontana di Luce si trova nell'ultima sala del museo, è la chiusura d'obbligo per formato e per contenuto.
LOUVRE ABU DHABI
Il Louvre Abu Dhabi non ha quella patina polverosa, decadente di un immenso passato, maturata in secoli di avvenimenti, come il Louvre parigino con la sua grandeur francese, l'Hermitage con gli zar e la loro aristocratica San Pietroburgo, i musei Vaticani con una storia del cristianesimo sopravvissuta oltre duemila anni.
In questi luoghi, la bellezza schiaccia, sminuendo, lo spettatore. Il rapporto è impari, Di fronte alla nobiltà della Pietà di Michelangelo o la Gioconda di Leonardo si è dei pigmei. Il sentimento d'inferiorità non esiste nel Louvre di Abu Dhabi. È tutto prestigioso, esposti ci sono dei capolavori ma acquisiscono una dimensione umana.
Avere poche opere in ogni sala favorisce la rilassatezza. C'è concentrazione nel procedere nel filo logico dell'evoluzione per epoche, con accostamenti fra culture divergenti. La luce soffusa aiuta la meditazione.
Gli atteggiamenti sono distensivi. Una signora russa, ammirando una sfarzosa icona, ha fatto il segno della croce, lentamente come deve fare un russo. Questa è l’aria trasognate del Museo.
Le opere sono tutte eleganti, precise, restaurante, nulla d'inopportuno. Mentre, quelle con le imperfezioni del tempo, sono state scartate.
I francesi, per un miliardo di euro, hanno concesso i quadri, le sculture, forse, non le migliori, ma quelle più luccicanti e appariscenti.
Il Louvre Abu Dhabi è divertimento. È essenziale togliere qualche strato di affettazione per rendere maggiormente fruibile l’arte. La scelta dello scatto libero per i selfie e fotografie da caricare su Facebook è necessario per un pubblico giovane e cosmopolita. Gli astanti del Louvre Abu Dhabi sono diversi. I neofiti turisti cinesi, asiatici - la più grande quota di viaggiatori - hanno più leggerezza. L’arte gli appartiene quando riescono a mostrarla agli amici rimasti a casa tramite Instagram. La loro formazione è contraddittoria e recente cosicché hanno un approccio distaccato. I presuntuosi snob liberal-colonialisti saranno disgustati. Affermano superbamente di essere i superiori e gli altri i peggiori. Ma sbagliano a castigare le diversità di metodo. Primo, l’altezzosa osservazione è una sconfitta sicura e destinata a sparire, giacché crea disparità. Secondo, apprendere gli aspetti emergenti è vantaggioso per inseguire le spinte culturali.
Il Louvre Abu Dhabi ha già compreso la lezione, ancor prima dell’inaugurazione. È la competizione del futuro. Il cammino è stato avviato velocemente, facilitato da essere un organismo attuale, cosmopolita, vigoroso, dinamico.
SALVATOR MUNDI DI LEONARDO DA VINCI
E non intende fermarsi. Anzi, rilancia come in un'asta. Nella vendita di Christie's del 15 novembre del 2017 a New York. Abu Dhabi alza l'esplosiva offerta di 450 milioni di dollari (inclusi i diritti) per l'acquisto del Salvator Mundi di Leonardo da Vinci. Un'opera controversa, enigmatica, con esperti divisi sull'attribuzione.
La certezza è il pagamento di una elevatissima somma e la futura destinazione, appunto il Louvre Abu Dhabi. (17)