90 Seconds Regista: Hariom Mehta

90 Seconds

90 Seconds

Regista: Hariom Mehta

Cast: Naishadh Lakhani, Sanjay Deshani

Anno: 2019

Provenienza: India

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Il drammaturgo Bertolt Brecht, nell'opera La vita di Galileo, distingue e umanizza il significato dell'eroe. Da sempre l'eroismo è legato al mito dei semidei greci. Brecht li sfratta dal Monte Olimpo per trasportarli nel milleseicento in Italia. È un tempo di guerre, conflittuale. All'epoca manifestare le idee e gli studi, anche se veritieri, era pericoloso. È complicato essere eroi di fronte a un tribunale dell'inquisizione. Perciò lo scienziato Galileo abiurò la propria idea di una terra non più al centro del mondo.

Però altri indagati, al contrario, non abiurarono finendo al rogo, come Giordano Bruno.

Le due tesi sono espresse chiaramente e volitivamente da Bertolt Brecht.

Andrea è uno studente, giovane, idealista, adora Galileo.

Il maestro è invece un uomo maturo, conosce la vita e gli ostacoli da affrontare.

Così scrive lo scrittore tedesco:

“ANDREA: Sventurata la terra che non ha eroi! --- “Unhappy is the land that breeds no hero.”

GALILEO: No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi! 105 “No. Unhappy is the land that needs a hero.” («Unglücklich das Land, das Helden nötig hat»)” (1)

Il regista indiano Hariom Mehta unisce entrambe le tesi nel cortometraggio 90 Seconds.

Il mondo ha bisogno di eroi, il problema è che sono pochi.

Everyone is a hero”: se tutti fossimo eroi, l'utopia marxista come interpretata da Brecht, sarebbe vincitrice. Solo da quel momento gli eroi sarebbero superflui e inutili.

A small boy can be a hero.”

Per essere un eroe è necessario essere puri, casti, angelici. Nel film 90 seconds l'eroe è un bel ragazzino, con gli occhi grandi e furbi. Non ha l'esperienza di un anziano perciò le delusioni non lo hanno reso cinico. Il fanciullo può essere un modello e insegnarci i valori esistenziali. L'autore sceglie come allegoria un oggetto, neppure costoso, ma fondamentale a salvarci quando siamo in pericolo.

90 Seconds

Prima scena, campo medio. Un ragazzo bello e prestante è in moto. Probabilmente va a lavorare perché è vestito formalmente. Però è senza casco. Tutti i motociclisti sono senza casco. Cut, match sullo sguardo. Ora l'inquadratura è dal basso. Il semaforo rosso ha fermato il traffico. La luce arriva dal cielo, è una limpida giornata di sole. Il giovanotto guarda l'orologio.

Cut, un bambino corre sul marciapiede, si avvicina al ragazzo in moto. Inquadratura dal basso il ragazzino gli tocca il pantalone, gli chiede dei soldi e esso gli allunga una banconota.

Il bambino è felice, ripreso di spalle se ne va saltellando.

Cut, dissolvenza, in una raffinata ripresa scura il ragazzino inserisce il denaro dentro un grande salvadanaio, tutto è nero.

Questa elegante e significativa sequenza si ripete diverse volte. Apparentemente, è un evento come accade in molti paesi, una persona domanda carità ad un incrocio.

Cosa ci potrebbe comperare un fanciullo con i soldi raccolti per strada? Dolci? Gelati? Caramelle? Giocattoli?

Il significato del gesto è narrato nell'ultima ripresa.

Un giorno il motociclista arriva al semaforo. Ma non c'è il bambino. Scende e lo cerca intorno ma non c'è.

Cut. Il ragazzino sta arrivando ripreso da dietro, è allegro, gioioso. Gli consegna un dono: è uno splendido, nuovo casco nero.

Il ragazzo lo indossa e se ne va mentre il bambino lo osserva soddisfatto. L'eroe ha compiuto la sua azione sia come gesto fisico, sia come esempio.

Hariom Mehta in novanta secondi descrive come l'umanità brama modelli positivi.

Il realismo del film è mitigato da una musica extradiegetica semplice. Una melodia leggera, armoniosa con lo stesso ritmo. Non ci sono rumori diegetici, la strada non produce suoni.

90 Seconds

Hariom Mehta ha scritto: “You, Me, and Everyone can be the drivers of this change through our small steps took towards the betterment of our Society.“ 

Lo racconta con scene pulite, limpide, utilizzando con intelligenza la luce, alternata con l'oscurità dell'introduzione dei soldi. Le inquadrature sono poche, quasi sempre in campo medio. La scelta è opportuna perché limita la location, e la rende universale. Perché la storia non ha una caratterizzazione locale ma assoluta.

Il montaggio è correttamente eseguito con cheat cut precisi.

La colonna sonora costante e la mise-en-scene stradale creano in pochissimi secondi un messaggio cinematografico intenso e umano.

Il regista è abile nella scelta del fanciullo e cura la sua personalità. Ignoriamo il perché del suo comportamento, perché vuole salvare degli sconosciuti e perché proprio quel motociclista. Non è un mendicante, non vuole denaro per sé. È pulito, educato, non è un bambino del neorealismo italiano, è, per l'autore, un piccolo eroe.

  1. Bertolt Brecht, Vita di Galileo nel volume I capolavori, Einaudi, Torino, 1998

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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