Costa Brava - Costa Brava, Lebanon

Costa Brava - Costa Brava, Lebanon, Mounia Akl

Costa Brava - Costa Brava, Lebanon

Regista: Mounia Akl

Cast: Nadine Labaki, Yumna Marwan, Saleh Bakri, Nadia Charbel, François Nour, Liliane Chacar Khoury, Geana Restom, Seana Restom

Provenienza: Libano, Francia, Spagna, Svezia, Danimarca, Norvegia, Qatar

Anno 2021

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Protests never change anything.

Il Libano è stato martoriato da numerose tragedie: una sanguinosa guerra civile, le invasioni Israeliane, l'occupazione siriana, il conflitto fra Hezbollah e Israele, le gravi crisi economiche, l'esplosione al porto di Beirut. Queste disgrazie hanno segnato il paese, contagiando gli aspetti della vita quotidiana. Uno dei danni peggiori è la cattiva gestione della raccolta dei rifiuti. Ha provocato tragiche emergenze, comprese rivolte popolari. Negli ultimi anni, tutto il Libano, Beirut in particolare, è stato deturpato da cumuli di tonnellate di spazzatura di ogni tipo nelle strade. I gestori sono incapaci o impossibilitati di raccoglierla, determinando problemi sanitari e di vivibilità. I motivi di questa negligenza sono innumerevoli:

There is no shortage of woes plaguing the country: widespread poverty, power cuts, fuel and medicine shortages, eye-watering inflation and an entrenched class of political elites who have paralysed government while the rest of the country sinks deeper into crisis.” (1)

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L'impoverimento ha originato un deficit statale, un'inflazione elevatissima, costringendo il governo a tagliare i fondi alle imprese di nettezza urbana. Non è unicamente una questione finanziaria, manca la volontà politica, l'incapacità di trovare soluzioni, e l'endemica corruzione. Non è stata elaborata una strategia di riciclaggio e compostaggio. Incredibilmente la recessione ha ridotto la quantità d'immondizia nelle strade:

He decadde that the only reason garbage has not escalated into a full-blown crisis is that most Lebanese simply cannot afford to produce as much waste as they used to.

Because of the economic crisis and COVID-19, the production of garbage dropped by 30 to 40 percent,” he said, noting that if current waste production was on par with pre-crisis levels, the country’s two coastal landfills would likely have already reached capacity.” (2)

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La conduzione delle discariche è fallita inesorabilmente. Nel passato si scatenò perfino uno scontro religioso: i quartieri cattolici non ricevevano i rifiuti dei quelli musulmani e viceversa. Addirittura, per smaltirla, fu gettata in mare o bruciata emettendo fumi di diossina o erigendo altre obbrobriose discariche in oasi naturali.

Come nella bellissima valle Costa Brava dove la famiglia Bakri deve affrontare la bruttura di una discarica di fronte alla loro casa nel film Costa Brava - Costa Brava, Lebanon della regista Mounia Akl, presentato alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

L'inizio ha un incipit politico: inquadrature del porto, una nave container, la camera si muove a sinistra, campo lunghissimo, sullo sfondo un palazzo colpito dalla deflagrazione. La devastazione dello scalo portuale è il simbolo del Libano attuale. Nel frattempo, alla radio si parla di quintali di mondezza accatastate ovunque, con incendi tossici a inquinare l'aria e le falde acquifere.

Costa Brava - Costa Brava, Lebanon, Mounia Akl

Di fronte a tanta bruttezza, la famiglia Bakri vive solitaria, senza wifi, in una abitazione di campagna nella valle. Intorno c'è unicamente verde, natura, silenzio e nessun altra residenza. I Bakri – la madre Souraya, il padre Walid, le figlie Tala e Rim, e la nonna Zeina – sono felici. Vivono come degli hippy mangiando i prodotti della loro coltivazione e allevamento.

Rim cammina a piedi nudi sul terreno, si sfama di schifezze, ma “è libera”. Contemporaneamente conta 1 2 3 4 5 6 7 8 9 ...

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Improvvisamente e rumorosamente, dei camion attraversano la via prossima al terreno dei Bakri. Sono tanti autocarri, insieme a un nutrito numero di lavoratori. Prima erigono una ridicola statua del presidente, poi costruiscono nella vallata una immensa discarica. Il presidente all'inaugurazione, davanti ai giornalisti, mente sapendo di mentire. Giura: il nuovo centro sarà una installazione moderna di raccolta di differenziata, senza fumi velenosi, senza pericoli. Ovviamente, in breve tempo, saranno scaricate tonnellate d'immondizia, stoccata in disordine e senza nessuna lavorazione. Ne arriverà sempre di più e per eliminarla accenderanno dei fuochi.

L'esistenza dei Bakri cambia. L'inquinamento, la fine della pace, sconvolge la famiglia. Rancori, risentimenti, nostalgie cominciano ad affiorare fra essi.

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La regista si focalizza sugli aspetti sociali, intrecciati professionalmente, con quelli umani e familiari. Non è un caso. Mounia Akl puntualizza una similitudine intelligente:

I think my desire to talk about family and how the structure of a family often mirrors the structure of a society came from my childhood. I grew up in a family of women with one man and a family of artists, of architects, of painters, of pianists, and my family were the people I love the most, but at the same time, there was the moment where I realized, “Well, they’re flawed” and that’s when the screenwriter in me was born. It’s like when you have a dream and you realize that every character in your dream is a version of yourself, I realized growing up that every member of my family is a mirror of myself somehow, or a side of me, and I thought that the avenue of the family would be the best way I could talk about my complex relationship to Lebanon, my country.” (3)

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La famiglia è l'allegoria della società e quella libanese è notevolmente disastrata. La famiglia Bakri è “flawed” perciò assomiglia al suo paese. Il Libano è affascinante, con tante potenzialità. Negli anni settanta ebbe una vasta prosperità economica, immobiliare, cosmopolita. Ma il Libano entra in conflitto soprattutto con se stesso, distruggendo la sua molteplicità culturale. Così succede con i Bakri, la loro imperfezione scoppia al suo interno.

L'altro tema è quindi il Libano. Per la regista, Costa Brava è la sua lettera d'amore alla sua nazione:

My greatest hope is that when people watch the movie, they understand that it is a love letter to Lebanon. This is a film that tackles the question, which most of us might be asking: Fight or flight? Do you fight for a place you feel you have lost or do you save yourself, for your own mental and physical health? My wish is that people get out of the screening feeling emotions that stir questions within them.” (4)

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 La “love letter of Lebanon” è chiara, affettuosa. Specialmente individua il principio base dell'amore per la patria: “Fight or flight?” Rimanere o andarsene? Pertanto, i Bakri devono rimanere nel loro ex paradiso, oppure ritrasferirsi nella capitale? E la risposta separa la famiglia.

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L'altro argomento personale è il senso di protezione ottenuto con l'isolamento. La famiglia Bakri è l’esempio di hikikomori. Per uscire dalle inquietudini e dalle difficoltà della loro vita nella capitale, i Bakri costituiscono una specie di ecologismo pagano, creando una sorta di religiosità basata su un ritorno al passato, escludendo le modernità come il wifi. Inoltre, preferiscono la clausura riducendo al minimo ogni contatto civile. Per la regista, i Bakri sono scappati, la loro non è stata scelta consapevole:

“… crushed their dreams and broken their hearts and so they decide to move to the lebanese mountains and create a little paradise and isolate themselves from a world that they don't feel safe anymore …” (5)

Chi fugge per agitazioni interiori pensa d'ideare un proprio paradiso, ma gli uomini non possono realizzarlo, non è di loro competenza. Così il paradiso dei Bakri è finto, immaginato, contraffatto, fake. In realtà è un inferno.

E nell'inferno di Costa Brava i personaggi non sono uguali.

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Walid è il padre. Più degli altri desidera isolarsi. Ha un passato sconosciuto ma sicuramente pesante, il quale gli impedisce di affrontare lucidamente i cambiamenti. Walid è autodistruttivo, la sua inflessibilità divide la famiglia fino a sembrare un martire. È un lavoratore ma malinconico e nervoso. Accetta di seguire la famiglia per l'intervento della immaginazione di Rim.

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Soraya è il personaggio più vitale e umano. Ha accettato l'isolamento esclusivamente per amore. È una ex cantante, ancora famosa e riconosciuta dagli operai. Essa li ricambia danzando sensualmente. È la più diffidente. È fedele, forte, ma non può combattere contro l'ingiustizia e un potere corrotto. Non vuole essere una martire come il marito, vuole una esistenza attiva, è ancora giovane e bella, ma rinchiusa in una prigione. Vuole ancora sognare.

Rim è una bambina dolce, sensibile. Cresce in un ambiente consono, perché rispecchia il suo desidero di emancipazione. Ricca di fantasia, stravagante, è la leader della guerra contro la discarica. È una anarchica, tira sassi, urla. Ha un suo rituale fantastico: conta. Conta i numeri e aspetta. Quando finisce la conta, riapre gli occhi, e il male attorno a essa, sparisce. Ma non è vero, è nella sua mente. È una ragazzina birbante, allegra, sagace. È una irremovibile avversaria della discarica, è arrabbiata con i lavoratori, mentre la sorella adolescente Tala preferisce sedurli. Rim e il padre saranno gli ultimi a resistere fino a quando la bambina lo convincerà a tornare a Beirut: la famiglia è più importante di tutto.

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Nella prima parte la famiglia è in estasi, nascondono qualcosa. Ridono e scherzano a tavola. Sono nel cortile come una famiglia beata. Gli iniziali accenni di disagi si odono dalla radio, con le drammatiche notizie di Beirut. 

Poi è arrivata l'immondizia e le preoccupazioni diventano insormontabili. Per l'autrice la chiave narrativa è Rim. È il punto di collegamento fra i protagonisti. La camera la segue con tanti primo piano o primissimi piano degli occhi, è la narratrice omodiegetica. La sua famiglia sta subendo il richiamo selvaggio della città, del progresso: la nonna Zeina scambia un anello per un cellulare, i lavoratori hanno installato nella loro baracca un wifi.

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Nella seconda parte la discarica e l'inquinamento prendono il sopravvento. L'autrice si sofferma sul dettaglio più macabro dei segni della contaminazione: primo piano della mondezza con particolari sulle fastidiose mosche e insetti. I rifiuti stanno sommergendo l'area arrivando nel loro campo. Sono accumuli dominati dal color celeste dei sacchetti, un celeste pulito quasi un legame con il cielo. Il contraltare del celeste è il rosso dell'acqua tossica. Esce dai rubinetti e ha tinto l'acqua della piscina rendendola disgustosa. È il momento dello scoramento, della rassegnazione: la famiglia Bakri è sconfitta.

Il conflitto esterno e quello interiore sviluppano un ritmo avvincente: la tensione sulla situazione della discarica è pregnante come quella introspettiva della famiglia.

  1. https://www.aljazeera.com/economy/2021/11/17/state-of-decay-how-garbage-became-lebanons-latest-dumpster-fire

  2. https://www.aljazeera.com/economy/2021/11/17/state-of-decay-how-garbage-became-lebanons-latest-dumpster-fire

  3. https://moveablefest.com/mounia-akl-costa-brava-lebanon/

  4. https://en.vogue.me/culture/mounia-akl-costa-brava-lebanon-venice-film-festival-interview/

  5. https://youtu.be/JiuOAX4Xg2M

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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