Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Gantz: O

Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Provenienza: Giappone

Anno: 2016

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Noi combattiamo mostri simili.”

Il disegnatore nipponico Hiroya Oku è famoso per la lunga collana di Gantz, un fantascientifico e futuristico manga ambientato nelle città del Giappone.

Tratto dalla sua storia, alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, i registi giapponesi Yasushi Kawamura e Keiichi Saitô hanno presentato Gantz: O.

Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Masaro Katu è un ragazzo, vive a Tokyo con il fratello più piccolo. Non hanno genitori. Durante un attacco nella metropolitana, Masaro Katu è ucciso mentre cerca di proteggere degli innocenti.

Il fantastico inizia. Masaro Katu resuscita cooptato da un’organizzazione impegnata a difendere il Giappone da una serie infinita di mostri. Il team Tokyo è composto di altri resuscitati. Al comando, a guidare la squadra, c’è Gantz, una sfera nera. I migliori del gruppo, chi uccide più creature cattive secondo il loro punteggio, possono avere dei premi come far rivivere un morto del team, oppure – dopo aver cancellato ogni memoria – ritornare alla vita come se nulla fosse accaduto.

Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Le battaglie sono numerose, gli esseri deformi infiniti. Tokyo e Osaka sono assalite continuamente e i team devono affrontare prove difficili.

È un manga splat, con tanto sangue, e spaventosa violenza, il quale sa raccontare anche il tema della morte e della vita nelle grandi città.

Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Tokyo e Osaka appaiono deserte, tutti rinchiusi in casa mentre i mostri le attaccano. Solo qualche sventurata vittima è fuori durante le battaglie. Come i soldati, i quali armati convenzionalmente sono incapaci di danneggiare le creature: “Esiste una cosa simile in Giappone?” stupito esclama un militare guardando la loro eccessiva potenza e deformità.

Questo bel film appare come un videogioco, il gruppo combatte prima un mostro, poi molti, poi tantissimi. Più ne uccidono, più ne arrivano. Sono incalcolabili. Non basta la forza e neppure l’abilità, per vincere serve il coraggio e l’amore. Infatti Yasushi Kawamura proviene dal mondo dei videogame:

Non ho voluto applicare in modo particolare la tecnologia proveniente dai videogame per il mio modo di girarlo, ma penso che in definitiva l’aspetto sia simile.” (1)

Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

La storia regge il ritmo e la continua ansia dei giapponesi per un futuro distopico. I corpi subiscono delle modifiche, Gantz detta il tempo di quando deve avvenire la distruzione dei mostri. Si può morire di nuovo, e questa volta definitivamente.

Grande merito ha la grafica computer. I corpi delle persone e dei mostri hanno delle esagerazioni fisiche altrimenti non possibili:

Oltretutto il mio è in CGI, è una cosa nuova. Non posso dire di sentire la pressione. Ritengo che usare la computer graphic porti in superficie la parte migliore del manga, meglio di quanto potrebbero mai fare i film live action. Usando la CGI per creare i personaggi, questa li rende più vicini al manga originale, senza contare che sul lato dell’azione rende tutto più veloce e action.”

Come ho detto, la CGI sta nel mezzo tra live action e animazione. quando capisce questo, puoi realizzare espressioni facciali più realistiche, ma allo stesso tempo può deformare in qualche modo i personaggi. La tecnologia in computer graphic forse non è l’unica via, ma al momento, specie per la fantascienza, è il meglio che si può dare al pubblico. La CGI può aiutare in ogni caso, sicuramente può garantire un volume maggiore di informazioni al pubblico.”  (2)

Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Effettivamente la grafica computer consente la massima libertà per un regista, perché maggiormente vicino al disegno del manga e gli permette una indipendenza totale per quanto riguarda il corpo umano, le sembianze dei mostri, la brutalità.

Nel finale sarà il senso della casa, della famiglia – pure se ridotta – a sopravvivere a tutti e a tutto.

i http://www.ilcineocchio.it/cinema/esclusivo-intervista-a-yasushi-kawamura-su-gantz-o/

ii http://www.ilcineocchio.it/cinema/esclusivo-intervista-a-yasushi-kawamura-su-gantz-o/

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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