La forma dell'acqua - The Shape of Water Regista: Guillermo del Toro

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La forma dell'acqua - The Shape of Water

Regista: Guillermo del Toro

Cast: Sally Hawkins, Michael Shannon, Octavia Spencer, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, David Hewlett, Nick Searcy

Anno: 2017

Provenienza: USA, Canada

Autore Recensione: Roberto Matteucci


“Sta dicendo grazie.”

Da sempre è l'acqua il luogo dove si forma la vita.

Genesi 1, 1-2:

“In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”.

Corano Sura XLIII, 9-11, traduzione Alessandro Bausani:

“E tu chiedi loro: «Chi ha creato i cieli e la terra?» Risponderanno: «Li ha creati il Potente Sapiente».

Colui che v’ha fatto della terra una culla e vi ci ha messo sentieri, a che non vi sperdiate.

Colui che ha fatto scendere dal cielo acqua secondo misura, acqua con la quale risuscitiamo una contrada morta: in simile modo voi sarete tratti fuor dei sepolcri.”

Nei Veda la battaglia fra Indra – il Dio della pioggia – e Vrtra – demone del caos – termina con la vittoria del primo, consentendo la caduta sulla terra delle acque celesti, fino al quel momento trattenute da Vrtra. Con la pioggia sulla terra arrivò la vita.

Ma la mia preferita è l'ottavo capitolo del Tao Te Ching:

“Il bene più alto è simile all'acqua.

La bontà dell'acqua benefica i diecimila esseri e non compete.

Dimora in luoghi che tutti gli esseri umani detestano.

Perciò è simile al Dao.

Nell'abitare bene è la terra,

nel cuore bene è la profondità,

nell'associarsi bene è l'umanità,

nel parlare bene è la sincerità

…” (1)

Questa frase determina il senso universale dell'acqua.

L'acqua è il centro della vita ma nello stesso tempo è capace ad adeguarsi a tutto e a tutti. La frase di Lao Tzu potrebbe essere anche la favorita del regista messicano Guillermo del Toro. È grazie all'acqua che la fervida immaginazione di Del Toro è in grado di costruire la creatura fantastica e onirica del film La forma dell'acqua - The Shape of Water, la quale nasce vive e ritorna nell'acqua.

The Shape of Water ha vinto il leone d'oro alla 74°.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Siamo negli Stati Uniti, anni sessanta. È un'epoca complicata. Gli americani convivono con un nemico terribile, un nemico molto potete che potrebbe perfino arrivare nel soglio di casa. È l'URSS, Unione delle repubbliche socialiste sovietiche.

Rappresenta la minaccia comunista, il vero pericolo, nonostante la coabitazione contro i tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Si sparava ai nazisti ma nello stesso tempo si cercava di limitare l'avanzata dei terribili bolscevichi. Il rischio comunista alimentava il senso di paura, capace di annichilire e spezzare la società civile.

In questo mondo timoroso è ambientato The Shape of Water.

Elisa Esposito è il tipico frutto del senso di terrore di quegli anni: è una donna sola e soffre di mutismo. Lavora come addetta alle pulizie in una base nascosta dei servizi dell'esercito. La sua migliore amica è la collega Zelda. Zelda è il suo contrario: chiacchierona pettegola sposata con un nullafacente: “ma se le scoregge fossero lusinghe lui sarebbe Shakespeare”.

Nella base c'è subbuglio, i militari hanno trovato, in un fiume del sud America, una creatura anfibia, una via di mezzo fra un avatar, un puffo e un simpatico mostriciattolo simile a quelli usati in tanti B-movie.

Addirittura Del Toro lo snobba, infatti non gli assegna un nome:

“Alla creatura non serviva un nome, per ognuno rappresenta qualcosa di differente, una sorta di Teorema di Pasolini con un pesce. Però sul set lo chiamavamo Charlie come un famoso tonno in scatola.“ (2)

È la prima violenza subita: essere soprannominato Charlie dal suo stesso inventore come se fosse un tonno da mettere in scatola. Anche Del Toro lo identifica senza senza anima e cuore?

La seconda violenza arriva dai militari. È rinchiuso in prigionia nella base, sempre incatenato e sbeffeggiato.

Fra i soldati americani e i servizi russi nasce una gara per ottenere i vantaggi di questo innominato mostro, perché entrambi pensano di utilizzarlo per fini militari.

Nel seguito della storia, le due entità più deboli – Elisa e l'innominato - si incontrano e si relazionano. È la vita, succede sempre così. E ovviamente c'è il cattivo di turno il quale inizia con essi una battaglia per impedire la loro felicità.

Il film ha una metafora molto semplice e diretta, regista lo spiega:

"Credo che ogni racconto di fantasia sia estremamente politico. E fare politica significa scegliere. La scelta di The Shape of Water è quella di preferire l'amore alla paura. Oggi la paura e il cinismo sono molto persuasive, ma tutti noi dovremmo alzarci ogni mattina e credere sempre e comunque nell'amore". (3)

La pellicola è come una fiaba, ha un significato e una metafora chiara, si aiuta così la storia e la percezione del pubblico. In questo Del Toro è bravissimo e, The Shape of Water è il suo frutto più maturo, responsabile, più ben fatto, più caratterizzato nei personaggi e nella sceneggiatura. Tutte queste qualità però non lo fanno il suo film migliore.

Disegna un mondo colorato, fantastico, utopico indubbiamente dark e cupo.

I colori sono accentratori, così come la musica, forte e avvolgente.

Il montaggio è discontinuo con raccordi eleganti: le dita tagliate sono legate - cinicamente – con delle crocchette da mangiare.

Uguale stile ha il raccordo di Richard mentre è impegnato in un coito trieste obbligatorio con la moglie, unito con un rapido movimento con Elisa che sta spazzando nella base.

I personaggi sono ideali.

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Elisa rappresenta la sensualità indipendentemente dalla forma. Essa è l'acqua, con il suo corpo avvolge le spire sensuali dell'innominato. Pur di appagare le proprie passioni trova un artificio fisico, adeguandosi all'ambiente acqueo per avere le gratificazione della libido mai provate in precedenza. Sono le scene più belle quelle di sesso fra i due, perché costruite fra due specie diverse, di cui una non umana:

"I veri mostri sono gli uomini ossessionati dalla perfezione, che non tollerano difetti, diversità. È ciò che mi spaventa di più, nella vita reale, e questa mostruosità volevo affrontare, anche dal punto di vista politico". (4)

La morale è la libertà di accoppiarsi come meglio crediamo, senza paura, senza limiti, nonostante le proibizioni del potere.

Se Elisa è la morale altolocata, la simpaticissima Zelda è la prolissa donna con i piedi per terra. D'altronde essa è cosciente della difficoltà della vita, e lo annacqua con l'ironia di una serie di battute fulminanti e divertenti:

“mai fidarsi di un uomo anche quando sotto appare piatto”;

“per mandare avanti un matrimonio servono tante bugie”.

E poi c'è Giles un vecchio artista omosessuale fallito e solo. Non riesce più a lavorare.

Rappresenta l'altra parte del mondo. Se il mostro fosse stato gay, la coppia sarebbe stata l'innominato mostro e Giles, e forse la sceneggiatura sarebbe stata ancora più corretta.

Se nella prima parte c'è il formarsi dei caratteri e dei personaggi, con una veloce ma densa ed emozionante descrizione psicologica, la seconda è più lineare e costante. C'è l'azione, la parte sessuale, la cattiveria dei soldati, e il comportamento sarcastico delle spie russe, riprese dal basso con un raggio di luce sul viso.

(1) Lao Tzu, Tao Te Ching, traduzione di Augusto Shantena Sabbadini, Feltrinelli, Milano terza edizione, settembre 2014

(2) https://www.cinematographe.it/rubriche-cinema/interviste/guillermo-del-toro-the-shape-of-water/

(3) https://movieplayer.it/articoli/the-shape-of-water-intervista-a-guillermo-del-toro-e-sally-hawkins-da-_17835/

(4) http://www.repubblica.it/speciali/cinema/venezia/edizione2017/2017/09/01/news/la_creatura_di_guillermo_del_toro_un_inno_alla_diversita_il_mio_mostro_cerca_solo_amore_-174373673/

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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