L'esercito più piccolo del mondo Regista: Gianfranco Pannone

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L'esercito più piccolo del mondo

Anno: 2015

Regista: Gianfranco Pannone

Autore Recensione: Roberto Matteucci

Provenienza: Italia; Svizzero; Città del Vaticano;

72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

“9596 giorno della mia vita.”

“… A bordo c’erano dodici guardie svizzere in borghese, armate di semiautomatiche Cerchi Pardini, bombolette caricate con gas nervino e pistole elettriche a lungo raggio. I tre tiratori scelti avevano fucili con sistema di puntamento a infrarossi.” Così Dan Brown descrive un’azione degli uomini della Guardia Svizzera in Angeli e Demoni. i Il famoso scrittore proferisce anche altre perentorie affermazioni sulle Guardie, soprattutto per ubriacarci di dettagli pseudo storici e scientifici.

Questi deliranti superuomini di Dan Brown sono resi esseri normali nel documentario L’esercito più piccolo del mondo di Gianfranco Pannone.

La Guardia Svizzera è nata nel 1506 per l’intervento di Papa Giulio II.

Il film presenta dei giovani svizzeri consapevoli di compiere una scelta dubbiosa ma anche ricca di fascino: entrare nell’esercito del Papa. Questi ragazzi provengono da un mondo variegato, tutti svizzeri ma con background culturali e sociali molto diversi.

Leo è dalla campagna, è una persona semplice come la sua famiglia. La partenza lo rende nervoso ed eccitato. Rappresenta la parte umile ma volitiva e decisa.

René invece studia teologia, raffigura la parte intellettuale e snob del suo nuovo compito. È quello delle domande, dei perché, dei percome: “residuo di un teatrino di corte.” Non ne percepisce l’utilità: le divise antiche e stravaganti, le tradizioni il cui significato si sono perso nel tempo, l’estetica ricercata a tutti i costi, tutte ragioni vissute da René come sovrabbondanti.

Insieme con altri ragazzi il regista li accompagna nei due anni di addestramento, mostrandoci la crescita umana e culturale.

All’inizio Leo appena arrivato, guardava stupefatto la maestosità dei palazzi del Vaticano camminando all’interno da solo, disorientamento accresciuto dalla voce fuori campo di Papa Francesco durante l’Angelus.

Ovvero la recluta che guarda timidamente da una porta socchiusa l’interno della Cappella Sistina.

Gli stessi ragazzi, dopo qualche tempo, acquisiranno familiarità quotidiana con le meravigliose bellezze dalla Cappella Sistina dentro la quale sosteranno per ore per guardie solitarie.

Ovvero la bellezza di fare la corsetta mattutina nei rigogliosi giardini del Vaticano.

Non ci sono ovviamente scene da esercitazione militare, il Sergente Maggiore Hartman non esiste, gli addestratori non urlano “Palla di lardo” in faccia a nessuno. Anzi sono tutti educati, gentili ma anche preparati. Le giovani reclute studiano italiano, si allenano in palestra, vanno a messa, fanno guardie lunghissime, ma sono dei normali ragazzi. Escono insieme al cinema, in pizzeria, giocano a calcio.

Immagini solari lucenti, montaggio rapido, voce fuori campo, tutto è realizzato nella giusta misura. Si poteva correre il rischio della banalizzazione invece il montaggio è un linguaggio chiaro e normalizzante. Dan Brown e la sua Guardia Svizzera appartiene agli americani bizzarri.

i Dan Brown, Angeli e Demoni, Mondadori, Milano, I edizione novembre 2004

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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