Mes jours de gloire - My Days of Glory Regista: Antoine de Bary
Mes jours de gloire - My Days of Glory
Regista: Antoine de Bary
Cast: Vincent Lacoste, Emmanuelle Devos, Christopher Lambert, Noée Abita, Damien Chapelle, Marc Fraize, Antoine Poulet, Jochen Hägele, Pierre Maillard, Thomas Blumenthal
Provenienza: Francia
Anno: 2019
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Non ti ricordano i baffi di qualcun altro?”
Il lavoro dello psicanalista ha una miniera inesauribile di nevrosi da utilizzare. In ogni momento della vita, da ogni gesto, passione, delusione, sia positivo, sia negativo, lo psicanalista è capace di produrre sedute perpetue a reddito infinito.
Ma qual è la nevrosi più redditizia?
Sigmund Freud ha individuato quella di maggiore profitto:
“Se chi pratica la psicanalisi si domanda per quale male si ricorra al suo aiuto con maggiore frequenza, deve rispondere che – a prescindere dalle molte forma d'angoscia - ciò avviene “per impotenza psichica”. (1)
L'impotenza è la più diffusa, e l'età dei pazienti è incredibilmente bassa.
Octave, il personaggio di Armance di Stendhal è giovane e di buona salute.
Ne Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati, il protagonista è un aitante energico siciliano.
Perché i giovani soffrono d'impotenza?
Sigmund Freud ha delineato le linee essenziali:
“Dove amano non provano desiderio, e dove lo provano non possono amare.” (1)
Tutto nasce all'interno della famiglia. “La tenerezza dei genitori” accresce le pulsioni del bambino, fino a spingerlo nella pubertà a intraprendere la “potente corrente sensuale” che si va a scontrare con la barriera dell’incesto.
L'impotenza psichica.:
“La corrente sensuale rimasta attiva va cercando solo oggetti che non ricordino persone incestuose ad essa rigorosamente proibite ...” (1)
e se si trovano persone che riportano nell'Io quelle situazioni infantili
“... non sfocia in un eccitamento della sensualità, ma in una tenerezza inefficace sul piano erotico.” (1)
Segue questo pensiero, apertamente e scenicamente freudiana, il regista francese Antoine de Bary nel film Mes jours de gloire - My Days of Glory presentato alla 76° Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Adrian è stato da bambino attore di successo. Adesso ha 27 anni ma ha una adolescenza inconclusa. Ricerca, ossessivamente ma poco seriamente, dei ruoli nel cinema, ma le bocciature sono implacabili. Finalmente è assunto per un film su Charles De Gaulle: “De Gaulle mi ha sempre affascinato.”
Tuttavia, nel recitare è inetto e inadeguato. Perde la parte, sfrattato da casa, incontra una ragazza lussuriosa ma Adrian è incapace di avere rapporti sessuali.
I genitori si separano, la madre è una psicanalista freudiana.
Adrian è inefficiente di fronte alla vita, non comprende gli avvenimenti intorno a lui, tenta il suicidio e finisce in una clinica. Sembra una storia drammatica, ma non lo è. Perché Adrian è goffo, divertente, pigro, ignorante, svogliato, immaturo, incompetente nel gestire i sentimenti, e soprattutto affronta l’esistenza con una ombra nella mente, mostrandolo stravagante e strambo.
Nella sua vita la leggerezza non esiste. Il mondo è troppo pesante e tutto è contro le sue aspettative. Il risultato sarebbe stato lo stesso anche se avesse avuto successo nelle sue attività professionali e amatoriali. Qualcosa lo blocca, lo rende nevrotico, nervoso, e la sua impotenza non è la causa, è l'effetto di un disagio nato molto lontano.
L'autore esamina diversi argomenti popolari.
Il primo quello della virilità:
“Sicuramente mette in discussione il concetto di “essere uomo” al giorno d’oggi. Siamo tutti cresciuti con l’immagine del maschio forte e potente, che deve risolvere i propri problemi in modo fisico, combattendo – ma questo non è il concetto di “essere uomo” che intendo io.” (2)
La pornografia, i cliché erotici, riconoscono come principi fondamentali la potenza sessuale, le dimensioni, le relazioni facili ed effimeri. Per un giovane non avere una erezione è un fallimento mortale e lo fa sentire un reietto emarginato.
Perciò, allunga l'adolescenza, cerca di non terminarla mai, fino a sbattere con un male interiore, anticamera del suicidio.
Antoine de Bary aggiunge un’altra ragione. La popolarità precoce – nel cinema, nella televisione, nello sport - è fugace. Lo racconta adoperando la figura di Christopher Lambert, come padre di Adrian:
“Inoltre, richiama fortemente il personaggio di Adrian. Oggi la popolarità di Lambert è diminuita rispetto al passato – probabilmente i più giovani nemmeno lo conoscono, ma per la generazione dei miei genitori è stato il più grande attore al mondo. Anche in questo è molto simile ad Adrian, una volta famoso e ora libero di andarsene a passeggio indisturbato.” (2)
La caratterizzazione di Adrian appare nella sequenza iniziale.
Di fronte a un palazzo di Parigi c'è un camion dei vigili del fuoco. Adrian parla con uno di essi. Li ha chiamati perché ha sentito puzza di gas. Ma non vero. È una bugia infantile. Quando nessuno lo vede, Adrian si arrampica velocemente sulla scala dell’autopompa per entrare prima di essi. Era una spudorata menzogna, aveva dimenticato le chiavi nell'appartamento e quel rimedio puerile era l'unico trucco pensato.
Seguono una sequela di scene piacevoli con identico stile.
Adrian è talmente apatico da togliersi i calzini con i piedi.
Partecipa a una festa di compleanno creando esclusivamente disastri.
Ha amici altrettanto bizzarri.
Con la ragazza nella cabina della ruota panoramica, Adrian è imbarazzato, silenzioso, non ha un argomento di conversazione.
Ma il problema è un altro. Se una persona dorme con la foto di Freud sopra il letto quante probabilità avrà di non essere impotente e nevrotico? Non avrà speranza. Infatti, Adrian è senza futuro. Possiamo immaginare chi gli ha messo la foto sul letto.
La madre freudiana lo tratta da idiota, come se fosse un paziente e comunica con esso freddamente. Solo nel finale la testa del figlio si appoggerà, affettuosamente, sulla sua spalla.
La trama si basa su temi psicologici profondi e palesi. Il film procede lineare, privo di balzi ma formale e logico.
L'altro elemento è la parodia. Adrian è una caricatura, una macchietta di un fumetto, sia per le smorfie, sia per le goffe posture. Come in un cartone animato, le disgrazie hanno uno sfondo comico. È una commedia. Una commedia italiana, lo conferma il regista.
“Perché ha scelto di girare una commedia? Per questo film mi sono ispirato principalmente alla commedie italiane degli anni ’60, poiché in questo genere i toni della commedia vengono perfettamente calati in una vicenda drammatica. A mio parere, infatti, l’umorismo rende un film più godibile: personalmente mi riesce più facile guardare un film che mi faccia ridere un po’, perché mi dà l’idea di essere più “generoso”. (2)
“L'umorismo rende il film più godibile” : così il dottore mentre visita Adrian per la sua disfunzione erettile gli chiede: “mi faccia vedere il verme”.
Povero Adrian!
Sigmund Freud, Psicologia della vita amorosa, Bollati Boringhieri, Torino, I edizione, 1976, pag. 32