Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore Regista: Wes Anderson Cast: Jared Gilman e Kara Hayward
Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore
Regista: Wes Anderson
Cast: Jared Gilman e Kara Hayward. Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton, Kara Hayward, Jason Schwartzman, Bob Balaban
Anno: 2012
Provenienza: USA
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Wes Anderson ha una visione grottesca della vita. I suoi personaggi appaiono modificati come di fronte ad uno specchio. S’ingrandiscono, si rimpiccioliscono, mutano con tanta semplicità da rendere più piacevole l’esistenza. La prospettiva è allegra, perfino la vita banale, più noiosa emerge come in un fumetto spiritoso.
In Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore due bambini alla loro prima conoscenza dell’amore, sconvolge il loro mondo e quello degli altri.
Due ragazzini, troppo bambini perché sappiano dei piaceri e dei dolori della realtà, affrontano le proprie passioni innamorandosi.
Per pianificare la loro affettuosità compiono una fuga d’amore in una campagna ridente. Alla loro ricerca si gettano genitori, polizia, boy scout, tutti rappresentati come delle caricature.
I divertentissimi Bruce Willis Edward Norton Bill Murray Frances McDormand Tilda Swinton Kara Hayward Jason Schwartzman Bob Balaban si stravolgono fisicamente e psicologicamente assumendo una dimensione grottesca e satirica.
La partecipazione compatta di tanti attori è la conseguenza del tentativo di uscire dalla normale consuetudine di una visione stereotipata del mondo. Gli attori si sentono liberi di essere quello che sono, di mostrarsi come degli scemi. In questa recitazione l’analisi della drammaticità del mondo appare allucinante. Perciò si esce da una rappresentazione lineare e classica per utilizzare un linguaggio caricaturale.
Tutto nel film è senza prospettiva, gli oggetti sono di dimensioni irreali, tutto è fuori misura. La casa è descritta con degli spostamenti geometrici, carrellate e improvvisi primi piano. Ovviamente, tutto è colorato con toni eccentrici, con una prevalenza di rosso e giallo. Il regista osserva tutto in prima posizione perché tutti gli sguardi sono rivolti direttamente alla camera, come se fosse l’unico interlocutore. Lo sguardo nel primo piano entrare prontamente nella telecamera.
Non manca un’interpretazione fumettistica. I personaggi sono malleabili come in un sarcastico cartone animato allegro e vivace, talmente smodato perché nessuno si fa male pure se colpiti da un fulmine. La parte più spasmodica è sicuramente l’ambientazione del campo dei boy scout del 1965. La camera è ferma e inquadra i movimenti sempre nello stesso posto, il tutto con ritmo e velocità. È un ricordo, il mondo passato di tanti bambini trattati come tanti soldatini di Fort Apache. I boy scout hanno un’abilità esagerata. L’enfatizzazione della loro bravura e della conoscenza pratica è finta ma serve a corredo psicologico dei personaggi.
In questo paesaggio ci sono i due bambini. Sono due veri professionisti della recitazione, a tal punto spropositati e accentuati da essere perfetti. La loro storia è il motivo del film, di come l’amore non abbia un’età. Anche da bambini si possa trascendere il sentimento affettivo più profondo.
Non è importante se s’ignorano le esatte misure della fisicità affettiva. Si finisce a scimmiottare tanti frammenti visti dagli adulti, tanti gesti, parole captate dai genitori eppure nella loro sovrapposizione riescono ad acquisire una genuinità assoluta: “Io ti amo, ma tu non sai di che cosa parli.”
Essi si adeguano e si adattano al loro mondo perché possono eliminare le scorie e gli egoismi dell’amore degli adulti. In essi c’è la semplicità, non conoscono malinconia, ingiustizia, sofferenza. I bambini sono fantastici nella loro serietà, la loro fuga d’amore è un piccolo viaggio verso la maturità, anche se tutta deformata. Il film non cambia mai stile, è omogeneo e ha una sua costanza stilistica, grazie a personaggi perfetti nella loro stratosferica imperfezione.