Muffa – Küf Regista: Ali Aydin Cast: Ercan Kesal

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Muffa – Küf

Regista: Ali Aydin

Cast: Ercan Kesal

Anno: 2012

Provenienza: Turchia, Germania

Autore Recensione: Roberto Matteucci

Il film Muffa – Küf del regista Ali Aydin fu presentato alla 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2012.

Alla première era presente Nanni Moretti, nella sua veste di distributore della Sacher Distribuzione. Il film infatti fu comperato e distribuito in Italia.

L’anno successivo, giugno 2013, la Sacher Distribuzione cesserà l’attività. Il film Muffa è stato l’ultimo film distribuito e al momento della chiusura era ancora nei cinema ma aveva raccolto circa nove mila spettatori, con un incasso di appena quarantacinque mila euro. [1]

Muffa è un bel film.

Il turco Basri vive in provincia. Non ha avuto una vita facile. Anni prima il figlio adolescente è sparito a Istanbul. Successivamente è rimasto vedovo. La reazione ai tristi avvenimenti della vita è chiudersi in se stesso e allontanarsi da tutto e tutti.

Lavora per la ferrovia, cammina lungo i binari per controllare eventuali malfunzionamenti. Ha una abilità considerevole, infatti se trova qualcosa di rotto, interviene e sistema il problema.

Anni prima il figlio di Basri era partito per una manifestazione politica a Istanbul. Non era più ritornato. Ma il padre non si è mai arreso, nonostante il carattere arrendevole e sottomesso, vuole sapere la verità. La cerca senza tregua. Imperterrito continua a scrivere lettere su lettere per chiedere informazioni o per sollecitare le autorità.

Ma nessuno risponde. L’unico con cui ha un rapporto è un funzionario di polizia, con il quale nasce un’empatia per il disagio profondo vissuto dal padre.

La sua esistenza è distrutta. Malato, epilettico, una realtà annientata. Ha difficoltà di relazione con i compagni di lavoro, fino a una tragica conclusione. Ma continua ad aspettare e a sperare nel rientro del figlio.

La pellicola tratteggia la colorita campagna turca utilizzando una forte luce. Il resto è silenzio, campo totale, lunghe inquadrature. Tutto serve a determinare la staticità della vita per la disperazione nostalgica di un vecchio abbandonato.

La costernazione sopraggiunge nel finale. Si reca a Istanbul. La città è nebbiosa, invernale. Santa Sofia mostra le sue cupole in una fosca atmosfera. Improvvisamene l’anziano rimane fermo, interdetto e il buio scende nell’inquadratura. Uno stacco e Basri si trova nella solitudine della sua casa con una bara.

L’emozione per il povero padre entra dentro le nostre commozioni.

Il film è bello, perché girato tutto con la pazienza introspettiva, grazie anche nei toni accentuati della recitazione di Ercan Kesal.

[1] http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2013/06/06/news/sacher_smette_distribuzione-60463865/

http://www.cinemonitor.it/24126-nanni-moretti-mette-a-dieta-la-sacher-chiude-la-distribuzione/

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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