Quando hai 17 anni - Quand on a 17 ans Regista: André Téchiné Cast: Sandrine Kiberlain
Quando hai 17 anni - Quand on a 17 ans
Regista: André Téchiné
Cast: Sandrine Kiberlain, Kacey Mottet Klein, Corentin Fila
Anno: 2016
Provenienza: Francia
Autore Recensione: Roberto Matteucci
“Tutti i figli sono veri.”
Il regista André Téchiné è un cultore dell’adolescenza maschile e nonostante i suoi settantaquattro anni continua a mantenere una visione carnale dell’amicizia. L’adolescenza è il campo di battaglia su cui si costruisce la futura vita. È un momento aspro, conflittuale e lo vuole dimostrare ancora una volta nel film Quando hai 17 anni - Quand on a 17 ans.
Il mondo esterno è questa volta tranquillo, sereno, non ci sono bande di omofobi pronti a picchiere i ragazzi gay, non ci sono famiglie con padri violenti e madri fanatiche religiose che cacciano i figli da casa.
Tutto diverso rispetto a Niente baci sulla bocca del 1991, quando essere omosessuale, corrispondeva una vita da strada, nascosta, repressa nei sentimenti. Si poteva fare di tutto ma non si poteva baciare in bocca, perché troppo femminile.
Tutto diverso rispetto a L’età acerba del 1994. Un pied-noir fuggito dall’Algeria aveva già una serie di problemi da affrontare e non poteva aggiungere, in una società severa, pure una relazione omosessuale con un ragazzino.
In Quando hai 17 anni Damien e Thomas vivono in un paese di montagna. Sono due adolescenti e sono compagni di classe nel liceo della città. Non sono amici, non si parlano, non si frequentano eppure Thomas mostra odio nei confronti di Damien. Perché? Non c’è nessuna ragione tuttavia Thomas lo insegue e lo spinge nella neve. Perché lo provoca, perché cerca la rissa, se lo chiedono pure i ragazzi: “perché non ci piacciamo?”
Damien è un bel ragazzo biondo, appartiene a una famiglia equilibrata. Vive con la madre Marianne, dottoressa del paese. Il padre è un elicotterista nell’esercito francese, in missione all’estero. In casa c’è un’atmosfera serena, si respira amore, dialogo fra figlio e madre, Damien ha diritti e doveri, e la madre fa la madre.
Thomas vive in una fattoria isolata. È stato adottato da una coppia di agricoltori. Essi lo amano. Un amore corrisposto, perché con il padre fuori per lavoro, Thomas si prende cura dolcemente della madre malata: “mi piace molto la montagna.”
Le differenze ci sono a scuola, Damien è bravo, un secchione, Thomas allo studio preferisce il lavoro con gli animali della fattoria. Inoltre Thomas è un solitario, scontroso con tutti: “non si interessa alle ragazze, anzi a nessuno.”
Nella prima parte l’autore crea una differenza, fra i due ragazzi c’è un percorso comune ma parallelo, perfino materialmente. Essi vanno a scuola seguendo la stessa strada ma in modo diverso, Damien comodamente in macchina con la madre; Thomas cammina fra la neve per un’ora e mezzo e poi prende l’autobus. Thomas, in quel tragitto faticoso, trova un momento di solitudine piacevole per l’amore della natura.
Qualcosa comincia a intravedersi, a intuire. Il regista lavora sullo sguardo dei ragazzi, sulla soggettiva furtiva ma consapevole: lo sguardo dietro la telecamera non è di odio a differenza dei loro comportamenti.
Thomas sbircia molto, guarda di sottecchi la famiglia felice mentre parla via internet.
Marianne visita la madre malata di Thomas sempre più spesso, perché la donna è incita. Una gravidanza pericolosa perché aveva già perso un figlio e per questo motivo aveva adottato Thomas.
La soggettiva cambia, Damien scruta la madre quando va a casa di Thomas.
Per una serie di circostanze Marianne invita Thomas a vivere con essi. Una convivenza difficile ma due ragazzi iniziano a parlare, a conoscersi, a spiegarsi. Però ogni rapporto ha le sue contraddizioni e i due adolescenti ne hanno tante.
Il momento della comprensione parte da una sfida, una lotta fisica sulla montagna. Il duello è rappresentato come una danza erotica, e accompagnato da un bagno sul lago.
La neve si è disciolta ed è arrivata la primavera.
Le tensioni erotiche nascono profonde e Damien tenta un approccio via internet con un uomo: “devo capire se sono attratto dai ragazzi o solo da te.”
Thomas lo accompagna. L’uomo ha un allevamento e mentre l’approccio con Damien fallisce perché troppo giovane, si trova bene con Thomas perché interessato alla fattoria e agli animali.
I due ragazzi cominciano a intendersi, a confrontarsi ma sarà un evento traumatico nella vita di Damien a sconvolgere i rapporti. Fra i due ragazzi ora c’è anche Marianne.
“Nelle azzurre sere d’estate
Andrò per i sentieri
Punzecchiato dal grano
A pestar l’erba tenera
Trasognato sentirò la frescura sotto i piedi
E lascerò che il vento mi bagnerà il capo nudo.”
È Sensazione la poesia di Arthur Rimbaud. Damien la legge in classe. Una poesia inconsciamente per Thomas, per la sua vita bucolica nella fattoria e perché coincide con la scena finale. È la gioia di godere la natura perfino nelle sue intimità come essere punzecchiato, o inumidirsi i piedi, o bagnarsi la testa. Una volta nato il fratellino Thomas abbandona la scuola e si dedica al suo lavoro in campagna. Ed è questo il luogo della conoscenza reale fra i due, ora le tensioni se ne sono andate.
È finita la cinematografia dell’omosessualità vissuta come violenza o odio. Quando hai 17 anni si può considerare una pellicola sull’amore omosessuale al tempo del matrimonio gay in Francia. Se una violenza esiste nel film, è di un omosessuale nei confronti di un altro, costruita come una giustificazione per una crescita affettiva.
Il film è limpido, chiaro, con una fotografia sempre luminosa. Non ci sono grandi segreti ma unicamente una storia di formazione di due adolescenti. Téchiné lavora sui caratteri profondamente, sui particolari, come i poster di Crazy e di David Bowie nella stanza di Damien.
Agisce sulla personalità della madre, perché essa è la fonte di amore di Damien e in seguito anche di Thomas. Damien addirittura manifesta scatti di gelosia per le attenzioni di Thomas alla donna. Nel riconoscere il loro ruolo devono conoscere e riflettere anche del loro amore per essa.