Sweet Country Regista: Warwick Thornton
Sweet Country
Regista: Warwick Thornton
Cast: Bryan Brown, Matt Day, Tremayne Doolan, Trevon Doolan, Anni Finsterer, Gibson John, Ewen Leslie, Hamilton Morris
Anno: 2017
Provenienza: Australia
Autore Recensione: Roberto Matteucci
"Impiccate pure il giudice.”
La moderna colonizzazione dell'Australia nacque con l'arrivo dell'esploratore James Cook e la trasformazione del continente in una prigione lontana da tutto e da tutti:
“Solo alla fine alla fine del XVIII secolo, dopo l'esplorazione scientifica di James Cook, avvenne in Australia il primo stanziamento dei coloni, che segnò l'inizio dello sfruttamento del nuovo continente da parte degli europei.
…
…le osservazioni di Cook prepararono il campo alla colonizzazione inglese. Solo pochi anni, infatti, intercorsero fra il suo ultimo viaggio e la fondazione della colonia penale di Botany Bay sulla costa orientale dell'Australia.
…
Un intero continente diventa il laboratorio di un esperimento sociale mai tentato prima: trasformare la geografia naturale di un luogo in una prigione a cielo aperto dove poter esportare la parte indesiderata del corpo sociale, i detriti prodotti dalla rivoluzione industriale, per meglio sfruttarne la forza lavoro.” (1)
L'Australia dentro di sé porta una dicotomia evidente, è una nazione storicamente europea mentre geograficamente è asiatica.
Il flusso migratorio più importante arrivò dopo la seconda guerra mondiale. Durante la guerra l'Australia fu attaccata duramente dai giapponesi, con il terrore di una possibile occupazione e dominazione nipponica.
Il rischio di future guerra costrinse l'Australia a incrementare i flussi migratori però controllandoli strettamente. Il pilastro dell'immigrazione cade:
“Nel 1973 la White Australia Policy, politica di restrizione all'immigrazione per coloro che non fossero bianchi di carnagione fu smantellata e nel 1975 fu emanato il Racial Discrimination Act si metteva al bando ogni politica migratoria basato sulla razza.” (2)
Altro elemento fondamentale della storia australiana è l’essere stata abitata, prima dell’arrivo degli europei, dagli aborigeni:
“... la Grande Australia venne raggiunta e popolata dall'uomo moderno circa 50.000 anni fa. Volendo scendere nel dettaglio, in realtà esistono fra gli scienziati due diverse ipotesi di datazione, note come «cronologia lunga» e «cronologia breve», una basata su misure ottenute con la termoluminescenza e l'altra sulla datazione al radiocarbonio. La prima ipotizza un arrivo degli esseri umani collocato tra i 60000 e i 50000 anni fa, mentre i sostenitori della cronologia breve sono convinti, invece, che l'arrivo delle più antiche popolazioni sia avvenuto solo 45000 anni fa ...” (3)
Le due culture e i due mondi entrarono in conflitto e, naturalmente, il modernismo occidentale ebbe il sopravvento:
"…anche l'azione nei confronti delle popolazioni native appare dettata da un pragmatismo cinico che si adatta alle circostanze. Se nei confronti degli aborigeni australiani si procede al loro annichilimento psicologico e al loro annientamento fisico, giungendo a produrre una sorta di vero e proprio «genocidio culturale» attraverso il rapimento e la rieducazione ai valori «anglossasoni» della gioventù aborigena (la «generazione rubata») (4)
La rivincita degli aborigeni avverrà con la nascita del senso di colpa che investirà il mondo colonizzatore nei confronti di tutti i popoli sconfitti. I colonizzati avranno una vittoria sociale, culturale e spesso perfino economica.
Su questo sfondo sociale - gli europei egemonizzatoti, gli aborigeni sconfitti e futuro senso di colpa - il regista Warwick Thornton ha presentato il film Sweet Country alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Warwick Thornton, australiano, ci spiega come sia un aborigeno ma oramai distante da quel mondo:
“Yeah, I am Aboriginal but when I step outside of Central Australia I am a tourist, just like everyone else. Like, if I was in Arnhem Land, I don’t really have a connection to that country. I do recognise spiritual diversities, and I do recognise that there are ancestral beings, I do recognise that whole connection, but my connection to it is very much limited. So when I do work in other peoples’ country I need to surround myself with people who do have that connection, to help teach me. That’s really important to making the film.” (5)
Siamo negli anni venti del secolo passato, nei vasti spazi dell'Australia.
Una pentola sul fuoco bolle mentre un nero e un bianco litigano. Successivamente una panoramica ci mostra l'ambiente immenso e infinito. Comprendiamo come il mondo australiano non conosce limiti, e quello smisurato territorio nasconda eventi non razionali.
Nel grande territorio i rapporti umani fra gli immigrati europei e gli indigeni sono difficili.
Le persone sono diverse e hanno degli atteggiamenti svariati.
Se gli indigeni sono, per definizione del regista, i buoni, i colonizzatori hanno varie sfaccettature.
Harry è uno stronzo incommensurabile, Fred è un bigotto religioso ma è convinto – ma solo per fede religiosa – dell'uguaglianza fra bianchi e indigeni perché entrambi figli di Dio.
Sam è l'aborigeno e, per definizione, è il buono mentre il sergente Fletcher è il personaggio dubbioso e contraddittorio. La crescita metaforica della nuova nazione passa ovviamente dal sergente. Ci vuole del tempo, ci vogliono dei contrasti ma il risultato arriverà.
Il sergente è inquadrato da dietro quando entra nella prima scena, mentre nel finale sarà impietoso nella sua figura.
La struttura è la classica del western: mangiano cose schifose come le palle dei tori, le distese sono ampie e vuote, le cavalcate, le chiacchiere intorno al fuoco di notte per poi intonare Jesus love me.
Il classico duello, il giudice, il processo incerto ma esatto.
Questa volta la legge comprende ma la giustizia della gente compie il gesto infame.
“Che possibilità ha questo paese?” la domanda è retorica dopo un atto crudele e ingiusto. In realtà il futuro dell’Australia può essere unicamente grande; infatti con un campo lunghissimo appare un arcobaleno all'orizzonte nello stesso momento della pronuncia dell'interrogazione.
Il regista è bravissimo nel condurre il film come una avventura western e nel rappresentare i personaggi incompatibili.
Altro pensiero è sull'enorme spiritualità degli aborigeni. L'autore utilizza una struttura di montaggio con tante scene brevi. Rappresentano il pensiero futuro di un gesto compiuto, come il ragazzino che ha rubato un cocomero e l'immagine fugge a quando la mangia. Questo modello è riportato tante volte come un leggere il pensiero e il futuro degli aborigeni, come se fosse la dimostrazione della esistenza della loro religiosità.
Con i flash back e i flash forward la storia non ha linearità ma acquisisce intensità morale.