White Sun Regista: Deepak Rauniyar

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White Sun

Regista: Deepak Rauniyar

Provenienza: Nepal, USA, Qatar, Olanda

Autore: Roberto Matteucci

73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

“Ma i vecchi non cambieranno.”

Il Nepal ha vissuto per dieci anni una terribile guerra civile. Da una parte il re e l’esercito dall’altra i guerriglieri maoisti. I morti furono circa tredicimila. La pace fu raggiunta solo nel 2006, un accordo contrastato. Perfino i maoisti si divisero – come sempre accade in queste circostanze – da una parte quelli duri e puri, dall’altra i pragmatici, più leninisti e disposti a raggiungere una vittoria, senza pesare ancora di più sulla popolazione.

La motivazione della guerra è da ricercare in una situazione di povertà diffusa, di sfruttamento e dell’incapacità dei regnanti a svolgere il loro lavoro.

Dentro la casa reale ci furono profondi contrasti, i quali culminarono addirittura in un terribile episodio. Il 1 giugno del 2001 tutta la famiglia reale fu uccisa per mano del principe ereditario Dipetra.

Con la pace del 2006 si tennero le elezioni vinte dal partito maoista. Qualche giorno dopo – il 28 maggio 2008 – fu proclamata la repubblica.

Proprio nei giorni della promulgazione della nuova costituzione è ambientato il film White Sun del regista nepalese Deepak Rauniyar presentato alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

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White Sun è il sole della bandiera del Nepal.

È un ritorno a Venezia del cinema nepalese, dopo che lo scorso anno fu proiettato il primo film del Nepal Kalo Pothi – The Black Hen del regista Min Bahadur Bham.

Il tema centrale anche in questo film era il conflitto interno, dimostrazione di come sia difficile riprendersi da una forte esperienza divisoria. Lo stesso accade pure nel cinema dello Sri Lanka e della sua guerra civile.

In un villaggio vicino a Pokhara, sulle montagne del Nepal, muore il vecchio capo. L’anziano viveva in una specie di piccola soffitta e, gli abitanti, non si riescono a spostarlo. È troppo in alto e c’è solo una piccola fessura e soprattutto nel paese non ci sono più uomini, ma unicamente vecchi, donne e bambini. Tutte le persone abili sono emigrate: “non ci sono più uomini nel villaggio.”

Alla notizia della morte arriva da Kathmandu, dove vive, il figlio Chandra. Chandra ha combattuto nella guerra civile con il partito maoista.

Ritrova Suraj, il fratello. Esso è rimasto nel paese e ha combattuto sul fronte opposto, con l’esercito. Le distanze fra i due sono forti, inconciliabili nonostante la famiglia sia sacra. In quegli anni sono accaduti eventi terribili, non è facili da sanare neppure tra fratelli.

Il seguito della storia è la processione con il corpo del padre. Un funerale tradizionale, che prevede un corteo fino al fiume, passando fra i ripidi e difficili sentieri della montagna. Gli unici capaci di portare il corpo sono i due fratelli, per gli altri è impossibile. Il viaggio inizia ma s’interrompe subito perché fra i due riprendono i conflitti e le incomprensioni.

Entrambi vanno a cercare una soluzione nel loro mondo, ma troveranno ancora un Nepal diviso.

È un film costruito sui tempi storici e sulla metafora.

Il funerale del vecchio tradizionalista, monarchico, capo del villaggio avviene proprio il giorno della fine della monarchia. Il passato è andato. Ma nonostante il cambiamento, i conflitti all’interno del paese rimangono. I due fratelli hanno combattuto contro, e ancora oggi, non si sono pacificati, sono sempre nemici. Ci vorrà forse tempo.

Nel finale c’è una speranza, forse i bambini saranno in grado di dimenticare e di riconciliare una nazione continuamente in conflitto. Per riuscirci dovranno armonizzare tradizione e giustizia sociale.

È questo il messaggio dell’autore:

“War is never good! It shouldn’t have happened. But it did. Many people lost their lives, home, family, land, wealth, and especially hope! Then, it also brought some good things.

Nepal not only became a democratic republic and ended the era of the king's rule, but it also became a secular country.

It adopted a new political federal structure. To some extent it broke the feudal, hierarchical structure of the society. Gender role changed. Women’s independence grew. The village I grew up isn’t the same anymore! Though the film's character Chitra’s generation may only see how bad things are! Though Agni may be questioning either war he fought was worth it. Suraj could try to prove that it was all wrong! But Durga today is a different person! The pot seller isn’t the same lower caste man anymore! Pooja and Amrit are the young generation after the war. What I felt, an exchange between these all people, could not only help us understand the full picture, but it will help them understand each other, develop respect and understanding for one another.” [i]

I bambini sono parte integrante del film.

Pooja è la figlia di Durga, con la quale Chandra ha avuto una relazione.

Poonja è una bambina e si chiede chi sia suo padre. Crede che sia Chandra. La bambina è curiosa, vuole sapere la verità, cerca un padre, una famiglia.

Poi c’è Badri, un orfano incontrato da Chadra per strada, e poiché non nessuno lo cerca, decide di seguirlo. Badri si spaccia come figlio di Chadra.

Essi sono ingenui, ma non vogliono smettere di cercare di trovare una famiglia, cioè un paese.

“Viene dal Qatar, Malaysia, Dubai?” la situazione è ancora drammatica. Gli anziani sono lo specchio del dolore e della sconfitta. Essi rappresentano la tristezza dell’attuale situazione del Nepal. Seduti nel fosso, dove è caduto il cadavere, i vecchi si chiedono chi li seppellirà. Sono soli, i figli sparsi per il mondo, e nessuno tornerà per il funerale del genitore.

L’autore è pure critico verso certi opportunisti. Come l’incontro di Chadra con un funzionario del partito maoista. Il figlio si sta sposando in un villaggio vicino ed esso arriva con l’elicottero, con tutti gli onori: “Non mi giudicare per questo, volevano un matrimonio tradizionale.”

In realtà, anche all’interno del partito se ne stanno approfittando.

Il film è emozionante perché sceglie soprattutto i volti e gli sguardi delle persone per raccontarci un paese. Gli anziani seduti nella loro solitudine, sconfitti per i cambiamenti del mondo e perché hanno perso i figli. Al contrario c’è lo sguardo dei due bambini, impegnati e desiderosi di trovare un padre.

La ripresa del funerale è stata eseguita con una camera a mano: “Macchina da presa a mano per trasmettere la sensazione degli sforzi fisici dei personaggi.” [ii]

Per riprendere la totalità dell’ambiente usa inquadrature dall’alto e panoramiche.

Dal sentiero in cui era caduto, il corpo sparisce. Tutti lo cercano, non può essere scomparso. Di fronte ai litigi, i bambini hanno preso il corpo e l’hanno portarlo al fiume, iniziando la cerimonia funebre induista.

[i] http://www.venezianews.it/index.php?option=com_content&task=view&id=8903&Itemid=332

[ii] http://www.venezianews.it/index.php?option=com_content&task=view&id=8903&Itemid=332

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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