Kuniyoshi, Il visionario del Mondo Fluttuante a cura di Rossella Menegazzo

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Kuniyoshi, Il visionario del Mondo Fluttuante

a cura di Rossella Menegazzo

Skira editore, Milano

Edizione 2017

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Agli inizi del 1800 in Europa iniziano a circolare libri e immagini delle opere giapponesi. Con l'apertura del Giappone agli stranieri, si formarono le prime collezioni d'arte nipponiche e la traduzione di libri. La differenza culturale, i nuovi stimoli incideranno e influenzeranno i maggiori artisti europei dell'epoca, manifestazione chiamata japonisme. Conosciamo bene la suggestione, fra gli altri, per James McNeill Whistler, Edouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet, Edgar Degas, fino a Paul Gauguin e principalmente Vincent van Gogh.

Il movimento artistico del ukiyo-e, il mondo fluttuante, con Hokusai, Hiroshige era penetrato in occidente.

Nello stesso tempo accade il fenomeno contrario. Gli influssi artistici occidentali si diffondono nei dipinti giapponesi.

Hiroshige e Hukosai erano già famosi quando Utogawa Kuniyoshi raggiunse la notorietà, la sua importanza fu di aggiungere caratteristiche peculiari straordinarie.

Una bellissima mostra si è tenuta nel 2017 a Milano al Palazzo della Permanente, organizzata da Rossella Menegazzo, la quale ha curato anche il catalogo con il libro Kuniyoshi – Il visionario del Mondo Fluttuante (editore Skira, Milano, 2017).

Tutto nasce alla fine del cinquecento come ci racconta Leonardo Vittorio Arena, nel libro Samurai (Mondadori, febbraio 2003). Il samurai Hideyoshi aveva sconfitto il clan di Hojo allargando il suo potere in tutto il Giappone. Il più stretto alleato Ieyasu fu premiato con un piccolo villaggio di pescatori nella baia di Edo. Un calmo e pacato posto poi trasformatosi nella vivace, scatenata, delirante città successivamente chiamata Tokyo.

Fu la machiavellica e concreta polita del daimyo a far crescere Edo tantissimo e in breve tempo. I signori feudali erano obbligati a risiedere per mesi a Edo e costretti a lasciare la famiglia quando ritornavano ai lori feudi.

In questo via vai i signori viaggiavano con cortei di persone e samurai. Avevano bisogno di palazzi per loro e per il loro seguito. Così ai feudatari gli si spuntava le velleità belliche poiché depauperavano tante risorse economiche in faticose, lunghe e costose spedizioni. Accanto ai palazzi, abitazioni, templi si costruirono teatri, case del tè e ovviamente i postriboli.

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La rappresentazione artistica sia della città, sia del viaggio, sia nei paesaggi attraversati portò alla diffusione del movimento artistico dello ukiyo-e: la fragilità e la fuggevole esistenza secondo un concetto buddista del seicento.

Nella presentazione del lavoro di Kuniyoshi, Rossella Menegazzo evidenzia l'importanza, i motivi del successo, e le differenze con i più illustri artisti.

Kuniyoshi possiede gli stessi soggetti, temi, stili, composizioni e atmosfere della tradizione.

La diversità è nel percepire l'influenza dell'occidente in alcuni tratti artistici. L'autrice conferma la sua tesi descrivendo tante singole opere con esattezza e attenzione, evidenziandoci quanto Kuniyoshi ha appresso dalla cultura pittorica europea: presenze nel cielo, abbassamento della linea di orizzonte, cenni di prospettiva.

Le influenze occidentali si leggono anche nelle similitudini con illustrazioni di libri europei, fino alla presenza di un realismo, inesistente in precedenza. Geniale è la tentazione nel chiamare Kuniyoshi con il nome di l'Arcimboldo del Giappone, per le sue composizioni di persone e soggetti con altrettanti di dimensioni più piccole.

Altra caratteristica di Kuniyoshi è la determinazione di meravigliare e stupire con la presenza di mostri affascinanti nelle forme e soprattutto grandissimi. Volontà accentuata con l'utilizzo di tanti fogli fino a raggiungere i quattro o cinque indifferentemente orizzontali e verticali.

La bravura è indiscutibile nel disegno dei corpi umani tratteggiati con seducenti e allegorici tatuaggi. È l'arte del Horimono: “ … i tatuaggi coloratissimi che spesso sostituiscono le vesti come un ricamo sulla pelle ...” (pag. 143).

I corpi sono muscolosi, possenti, nudi e i tatuaggi completano l'opera, come nel sensuale Roshi Ensei della serie: Uno dei 108 eroi del popolare Suikopden (Roshi Ensei Tsuzoku Suikoden goketsu hyakuhachinin no hitori). Sta sconfiggendo il suo avversario il quale è a terra senza speranza mentre di spalle il guerriero riempie il foglio: l'energia sembra provenire dai tatuaggi. Dietro il disegno ricercato, i ghirigori, gli arabeschi, i riccioli si nascondono delle forze – umane, animali, sovrannaturali – che costituiscono la vera potenza del samurai.

Kuniyoshi ©www.popcinema.org

La sensibilità e l'ironia di Kuniyoshi fuoriesce dai suoi stupendi ed eleganti gatti. Nel 1842 fu imposto il divieto di riprendere donne, attori e di ritrarre le attività più popolari, come quelle del divertimento. Con astuzia, le meretrici, i teatranti furono sostituiti dalle rispettive allegorie. Per Kuniyoshi fu l'uso dei domestici felini attraverso la loro antropomorfizzazione spesso sarcastica e ironica. Le trasformazioni consentono di riconoscere ciò che è stato vietato nei gesti, nelle pose, nelle caricature dei gatti.

In “illustrazione del piano superiore della Kado Ebiya al n. 1 di Kyomachi a Shin Yoshiwara (Shin Yoshiwara Kyomachi 1 chome Kado Ebiya) Kuniyoshi rappresenta l'interno e il frenetico dinamismo di una casa di piacere.

La stessa frenesia appare In Luna pallida, gatti in amore (Oborozuki neko no sakarì) dove le signore corteggiano, flirtano con i loro vestiti eleganti. L'unica discrepanza è che i volti allungati delle donne sono sostituite dai musi allegri di tanti gatti.

Il catalogo di Rossella Menegazzo è un’opera intelligente, ben scritta con tanti esempi e spiegazioni, ci consente una conoscenza dello ukiyo-e approfondita rispetto ai più famosi Hokusai e Hiroshige: “Visionario. Questo aggettivo da solo è sufficiente a rendere l'idea della straordinarietà di Kuniyoshi ...” (Pag. 13)

Bibliografia:

  • Leonardo Vittorio Arena, Samurai, I edizione febbraio 2003, Mondadori, Milano

  • Gioia Mori, Impressionismo, Van Gogh e il Giappone, ArtDossier n. 149, novembre 1999, Giunti Editori, Firenze

  • Giappone e giapponismi, Art e dossier n. 326, novembre 2015, Giunti Editori, Firenze


Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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