Origin di Dan Brown

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Origin di Dan Brown

Mondadori, Milano

Ottobre 2017, I edizione

Traduzione di Annamaria Raffo e Roberta Scarabelli

Autore recensione: Roberto Matteucci

“Nell'arte contemporanea, invece, i capolavori sono considerati tali spesso più per l'idea che per l'esecuzione.” (pag. 50)

Il 7 giugno del 1926, Antoni Gaudí fu investito da un tram a Barcellona. Essere uccisi in questa maniera era molto diffuso in città. Lo scrittore Juan José Navarro Arisa in Gaudí, L'architetto di Dio descrive realisticamente la sensazione dei cittadini:

“... il comportamento prepotente dei tram nei confronti dei pedoni era uno dei molti motivi di scandalo tra i barcellonesi del tempo. E Gaudí era fra coloro che ritenevano che i pedoni dovevano essere comunque rispettati e favoriti, per quanto «belli» gli sembrassero i tram ...” (i)

Dopo tante sofferenze Gaudí morì. Scrive ancora Navarro Arisa che le ultime parole di Gaudí furono un appello a Dio: “... probabilmente furono un'invocazione religiosa o una giaculatoria ...” (ii)

Il suo funerale fu un avvenimento importante, intorno alla sua bara si raccolse tutta Barcellona: artisti, ricchi borghesi, politici. Il motivo è semplice, Antonio Gaudí era, ed è, il più popolare, famoso, geniale degli architetti, l'uomo che ha modificato gli elementi visivi e concettuali di una casa, di un parco o di una chiesa.

Ha dedicato la vita al lavoro come un monaco ascetico. Quando si presentava un problema ha sempre trovato la soluzione più intuitiva e brillante.

Era concentrato, severo con se stesso fino a raggiungere punte di misticismo. Gli ultimi anni della sua vita li passò a seguire i lavori della Sagrata Familia vivendo nel laboratorio della costruzione.

Sia la vita di Gaudí, sia le opere, sono molto originali, astruse, ermetiche, difficili. I suoi edifici si possono guardare e valutare in milioni di interpretazioni. Queste caratteristiche non potevano sfuggire a Dan Brown, nella perenne sfida a trovare atteggiamenti esoterici in tutti i pertugi.

Antoni Gaudí è perfetto, perché è un artista, un genio popolare e profondamente religioso. Infatti è un cattolico alquanto tradizionalista, devoto e leggeva solo testi sacri.

“... nei suoi ultimi anni terrà presso di sé solo testi liturgici e devozionali ...” (iii)

e il giorno della morte in tasca gli fu trovata una bibbia. (iv)

Sono questi i motivi per cui Dan Brown ricostruisce, nel suo ultimo voluminosi libro Origin (Mondadori, Milano, I edizione 2017) una storia con avvenimenti movimentati, utilizzando come background della storia, la presenza continua e culturale di Gaudí e delle sue utopiche opere.

Origin segue la struttura di tutti gli altri fortunati libri.

Protagonista il solito professore Robert Langdon. Come sempre è seguito da una bellissima e sexy ragazza. A cacciarlo ci sono il consueto sfigato killer crudele e un corpo di polizia d'eccellenza, questa volta La guardia reale spagnola, i cui agenti sono impettiti, atletici, devoti. Il tutto è contornato con un grande numero di chiese, musei, frati, sacerdoti, papi di tutti i tipi e tanti illuminati segreti da individuare in una altra caccia al tesoro fra tanti capolavori, questa volta spagnoli. Per compiere il tutto c'è, come nelle più degne cacce al tesoro un tempo limitato: ventiquattro ore.

L'idea del racconto è molto attuale e vivace in America, lo scontro fra due concetti molto combattivi: evoluzionismo e il creazionismo.

Ritorniamo a Gaudí: "J. Bergos Massó “Originalidad es volver al origen”, ripeteva spesso Gaudí: percorrere a ritroso il tragitto della Creazione è il presupposto delle realizzazioni umane, che per proseguire l'opera della Natura devono accordarsi cessantemente per mezzo degli uomini; l'uomo non crea.” (v)

Se l'uomo non crea, chi è a farlo?

Brown ha un modello chiaro: perché non potrebbe essere un ricchissimo bizzarro saccente vanitoso antipatico irritante miliardario? Da qui nasce il personaggio di Edmond Kirsch.

Di fantasioso c'è il nome ma non il carattere. Kirsch assomiglia ai tanti danarosi falsi devoti filantropi, i quali sono un incubo per tante persone normali. Tanti miliardari decidono di finanziare attraverso non chiare ONG una loro idea, un loro pensiero filosofico, un loro modo di vita, vogliono modellare il mondo secondo il loro stravagante e aristocratico pensiero. Perciò questi miliardari invece di aiutare poveri, costruire ospedali in Africa, debellare malattie, preferiscono sponsorizzare partiti politici, uomini di governo o di opposizione, deputati, leader di movimenti, giornalisti, paesi esteri fino a modificare lo status quo, addirittura finanziando colpi di stato.

È un concetto comune sentire uno di questi straricchi sostenere che vogliono restituire il loro successo all'umanità ma non sempre è calvinismo. Sicuramente è un bel risparmio di soldi di tasse, e sicuramente contribuisce la realizzazione di nuovi mercati globalizzati da colonizzare.

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In Origin, Dan Brown realizza un collegamento fra Edmond Kirsch e Antoni Gaudí: “Gaudì era molto simile a Edmond.” (pag. 264)

Cosa hanno in comune un famoso e artisticamente delirante architetto con un miliardario frutto dell'immaginazione di un brillante scrittore?

Niente sarebbe la risposta d'acchito, ma Brown è estroso perciò qualcosa riusciamo a scoprirla.

Entrambi hanno costruito delle opere grandiose per i quali si sono dedicati l'intera vita. Il computer ultra veloce di Kirsch è arrivato con l'impegno di tanti anni, momenti di sconforto e tante idee brillanti geniali. Lo stesso accade per Gaudí. E per riuscirci si sono quasi isolati dal mondo.

Per Brown, il miliardario è un uomo triste solitario, viveva solo con un computer in un posto appartato: “... c'erano delle poltrone, un divano e una cyclette.” (pag. 450). Ugualmente l'architetto era un uomo appartato e introverso.

Poi c'è l'aspetto religioso. Gaudí era vicino al tradizionalismo cattolico spagnolo, il suo misticismo lo ha portato a una richiesta, in valutazione in Vaticano, di una sua beatificazione. Pure Kirsch ha un passato religioso anche se tendenzialmente freudiano.

Come ogni precedente libro c'è una ricca e dettagliata guida turistica, questa volta sulla Catalogna. Un bel risultato, preveggente, perché indubbiamente il romanzo è stato scritto prima della avventata dichiarazione di indipendenza di Barcellona, con le sue disastrose conseguenze. Gaudí era un catalano convinto. La Catalogna della sua epoca stava vivendo, come nei nostri giorni, un notevole benessere economico: “... divenendo la regione più avanzata della Spagna e mettendosi al passo con gli altri paesi europei industrializzati.” (vi). È il periodo in cui la Catalogna acquisisce la consapevolezza di avere una propria dimensione storica. Gaudí è uno di questi esponenti, non tradisce mai la sua Catalogna, tanto da rifiutarsi di parlare in castigliano: “Parla solo catalano: pur conoscendo, ovviamente, il castigliano, si ostina a esprimersi nella sua lingua madre anche con insigni personalità straniere.” (vii)

Altro richiamo ai nostri giorni sono le citazioni dei pontefici. Il precedente Papa è molto, e non casualmente, assomigliante al Papa emerito Benedetto XVI: “... un solido e rigoroso conservatore che predicava il tradizionalismo e l'ortodossia.” (pag. 200)

A prendere il suo posto è un Papa progressista e moderno, il quale però piace molto di più agli atei che ai fedeli, perciò la frase “... il quale permetteva ai seguaci di Dio, e decidere quali fossero gradevoli al loro palato e quali no.” (pag. 163) non è certo un complimento.

Una immaginazione molto simile alla realtà.

Altro collegamento con la nostra quotidianità è l'attuale, e forse poco democratica, guerra alla fake news. Nel libro il ruolo cattivo è svolto dal sito ConspiracyNet.com definito complottista e accusato di tutte le falsità possibili. Il suo ruolo è quello di anticipare notizie, le quali sono poco veritiere, ma sono reali perché arrivano da fonti concordate. Il problema delle fake news è non l'inattendibilità ma chi le spedisce e perché.

Tra una fuga e l'altra, un inseguimento dentro la Casa Milà, una corsa sulle strette scale della Sagrada Familia, Dan Brown trova il tempo di creare una storia similare alla serie The Big Bang Theory, senza però il divertimento dei ragazzi nerd della sitcom. Un esempio è la tirata soporifera della spiegazione degli avvenimenti da parte del miliardario Edmond Kirsh, conclusa con una plumbea preghiera per il futuro.

La struttura è quella vincente, veloce, tanti capitoli brevi e alternati, con tanti personaggi utili a allungare la storia. Grazie a essi scorrazziamo in giro per la Spagna a decifrare tanti capolavori. Il fine è raggiungere una tesi, la quale appare vincente in un primo momento per poi apparire, e giustamente, dubbiosa. Chi è sotto tono è il professore Robert Langdon. Si trova, ancora una volta, nel momento sbagliato nel posto sbagliato. È tirato per la giacchetta in modo irritante, e ne risentono perfino le sue delucidazioni dei tanti simboli le quali sono monotonamente prevedibili.

Un motivo c'è. Fra i tanti antagonisti incontrati, quello in Origin, è il più intelligente e sapiente. Il suo nome è Winston, un cervello artificiale in grado perfino di intuire le disposizione umane del padrone.

Alcune freddure e saggezze devono essere normali per uno scrittore rinomato e ricchissimo. Perciò si lancia in una satirica disfida con i maniaci ossessivi dei nostri fedeli device elettronici; inizia dal computer:

“ … cha stanno tutto il tempo a guardare uno schermo di computer anziché dentro la propria anima.” (pag. 13);

per poi passare agli amati cellulari:

“I ragazzi rimasero lì, in cerchio, a fissare in silenzio il cadavere. Poi fecero quello che avrebbero fatto i teenager di tutto il mondo. Tirarono fuori i cellulari e cominciarono a scattare foto da mandare agli amici.” (pag. 88)

Di nuovo rispetto alle precedenti opere c'è una “inclinazione” (pag. 518) nuova. Non è comprensibile, non è attinente alla storia, non gli frega a nessuno, è solo una tassa pagata.

(i) Juan José Navarro Arisa, Gaudí L'architetto di Dio, Paoline Editoriale Libri, Milano, Seconda edizione 2007 (pag. 222)

(ii) Juan José Navarro Arisa, Gaudí L'architetto di Dio, Paoline Editoriale Libri, Milano, Seconda edizione 2007 (pag. 225)

(iii) Luca Quattrocchi, Gaudí, ArtDossier, Giunti editore, Firenze, 1993 (pag. 15)

(iv) Juan José Navarro Arisa, Gaudí L'architetto di Dio, Paoline Editoriale Libri, Milano, Seconda edizione 2007 (pag. 222)

(v) Luca Quattrocchi, Gaudí, ArtDossier, Giunti editore, Firenze, 1993 (pag. 25)

(vi) Luca Quattrocchi, Gaudí, ArtDossier, Giunti editore, Firenze, 1993 (pag. 6)

(vii) Luca Quattrocchi, Gaudí, ArtDossier, Giunti editore, Firenze, 1993 (pag. 15)

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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