Una voce di notte di Andrea Camilleri

Una voce di notte di Andrea Camilleri

Sellerio, Palermo

Ottobre 2012, terza edizione

Autore recensione: Roberto Matteucci

“Ora non c’era cchiù rispetto per l’anziani, vinivano sdilliggiati e offisi, come se quelli che li sdilliggiavano e l’offinnivano non erano distinati ad addivintari vecchi macari loro.” (Pag, 18)

Si ritorna indietro nel tempo. Una voce di notte (Sellerio, 2012) di Andrea Camilleri, per un misterioso arcano dell’editore, racconta un episodio precedente rispetto agli ultimi avvenimenti. Rimasto inedito sconvolge la cronologia del Commissario Montalbano.

È evidente, da subito qualcosa non torna nella sequenza dei fatti.

Manca la voglia di testare la propria virilità con conquiste sempre più azzardate e giovanili, e il conseguente rapporto incerto con Livia.

Un elemento è comune a quelli posteriori: il sogno.

Il sogno assume un aspetto profetico, un segno premonitore per i futuri accadimenti della vita : “Che ogni arrisbigliata sarebbi stata da considerari come na’ resurrezioni?” (Pag. 10)

Abbiamo necessità di un’analisi freudiana dell’esistenza di Montalbano?

Più che Freud bisognerebbe consultare il libro della smorfia.

Come tutti i romanzi di Montalbano le linee strutturali si emanano su due binari, i quali a volte s’incrociano, evidenziando il talento letterario dello scrittore siciliano.

I temi sono comuni di un’Italia costretta a crescere velocemente.

I problemi sociali sono i soliti, dobbiamo aggiungere il giornalismo accondiscendente e falso, una politica fraudolenta, l’inquinamento costante del nostro ambiente.

Però in questo romanzo qualcosa di diverso c’è. Qualcosa di molto americano e politicamente scorretto: un comportamento da giustiziere popolare, una specie di Ispettore Callaghan all’italiana.

È una novità per uno scrittore rigorosamente dentro i canoni della perfezione politica.

L’immagine letteraria migliore è quella confinante fra comicità e ironia.

I personaggi, pure quelli laterali, sono fonte di brevi ma umanissime descrizioni caratteriali.

L’antipatico questore si addormenta di colpo di fronte ad un allibito commissario.

La mitica Adelina: “La cammarera ci misi picca e nenti ad agguantari il purpo e ad ammazzarlo a muzziconate ‘n testa.” (Pag. 15)

Lo sappiamo, la serva è di carattere, non ha paura di nulla, ha un passato intenso con delle sofferenze, perciò niente la spaventa, tanto meno un polpo.

Eppure poco prima il polpo aveva sconfitto il Commissario, in una divertente immagine cade fracassandosi per terra perché sentiva lo sguardo del pesce su di lui.

Non basta, per la sua goffaggine subisce un’altra caduta rovinosa nel pavimento scivoloso di un supermercato. Si schianta contro i bidoni del detersivo riempiendosi come un pupazzo di neve.

E tra una caduta e l’altra, la soluzione arriva anche se in modi differenti.

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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