Biennale Architettura 2018 – Freespace 16. Mostra Internazionale di Architettura Venezia
BIENNALE ARCHITETTURA 2018 - FREESPACE
16. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA
VENEZIA, 26.05 - 25.11 2018
Freespace, gli spazi aperti sono di moda. È il luogo dell'incontro, dove non ci sono segreti, tutto è spalancato, chiaro, senza riserbo. Si abbattono le mura ma si sta attenti a non toccare quelle portanti altrimenti unico risultato sarebbe il crollo generale.
È la soluzione migliore?
C'è lo racconta la 16° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, tenutasi dal 26 maggio al 25 novembre 2018.
Le curatrici sono state Yvonne Farrell e Shelley McNamara e i padiglioni allestiti, come tutti gli anni, ai Giardini e all’Arsenale. Il titolo scelto è Freespace con 63 nazioni e sette nuovi ingressi tra le quale il Vaticano.
Per ogni Biennale sia dell'Architettura, sia di Arte è d'uopo sparare una serie di numeri stratosferici per dimostrarne il successo e la partecipazione: è una delle interazioni fra arte e matematica meglio riuscite.
La dimostrazione della bellezza degli spazi aperti avviene con la creazione di mondi moderni, ricchi di flussi umani, sempre unidirezionali.
È il caso del A City of Comings and Goings nel padiglione centrale.
Gli autori del collettivo Crimson Architectural Historians hanno la fantasia di mostrare la città del futuro, emancipata, senza restrizioni e barriere. Vogliono una convivenza totale, tutti insieme, e in pace.
Il risultato è una metropoli confusionaria; è imponente e colorata, ma con poche speranze. Ma il collettivo forse auspica diversi spazi aperti: abbandonare le capitali e ritornare nelle campagne, ricordando altri avvenimenti accaduti nel sud est asiatico.
A proposito di sud est asiatico per trovare uno spazio aperto originale, bello bisogna passare al padiglione della Thailandia. Ha il nome di Blissfully Yours, il titolo di un bellissimo film del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul.
Apichatpong Weerasethakul è il regista delle enormi foreste thailandesi e delle sue creature: gli spiriti.
Al suo interno c'è solo luce. Perfino Blissfully Yours si trasforma in una insegna di un bar proiettata in una parete con tanti omini impegnati a giocarci.
Un altro spazio aperto semplice ma ideale è il padiglione dell'Ungheria. Una sola scala ci porta sul tetto nel quale è stato costruito un terrazzo provvisorio, possiamo osservare uno stupendo freespace: Venezia e gli alberi dei Giardini.
Lo stesso effetto lo troviamo nel padiglione dell'Olanda. Il colore arancione è dominante, unico. Dei piccoli loculi con degli specchi dentro ci portano in una grande stanza, con un mega cuscino con scacchi bianchi e neri e sdraiati sopra dei pupazzi colorati.
Ma quando si parla di mura i migliori non possono che essere i tedeschi. Nel loro padiglione hanno prodotto una video installazione From Death Strip to Freespace. Il filmato contiene una successione continua di voci e immagini di persone abitanti vicino a un sistema difensivo. Non si tratta unicamente di mura reali ma di divisione fra due popolazioni in conflitto: Corea, Cipro, Israele, Messico, Ceuta, Irlanda. Le immagini procedono velocemente grazie agli specchi laterali consegnandoci la sensazione di una fila infinita. I monologhi sono alternati in ogni video: appartengo a entrambe i confini e declamano ovviamente un desiderio di muoversi liberamente.
A parte i numeri, lo studio e l'universalità delle Biennali è nella perspicacia cresciuta nel tempo e nelle visite annuali.
Una visita attenta rende più scaltri e furbi. La moltitudine delle opere esposte rende obbligatoria una scelta dinamica e immediata. La complessità di Biennale Architettura è uno stimolo sia per una rapida interpretazione, sia per cestinare all'istante le produzioni autoreferenziali bugiarde.
Poi ci sono i capolavori ma questo è un altro discorso.