Early Years Project #2 Anticipation

Bangkok Art and Culture Centre - BACC

Bangkok Art and Culture Centre - BACC

EARLY YEARS PROJECT #2 ANTICIPATION

Organizzata dal BACC Exhibition Department

Un progetto di incubazione per giovani artisti

dal 1 dicembre 2017 al 11 marzo 2018.

Bangkok Art and Culture Centre - BACC

Il Bangkok Art and Culture Centre - BACC è un moderno palazzo situato nella Rama I Road nel centro di Bangkok. Si trova di fianco al MBK e a qualche centinaio di metri dal CentralWord.

Il BACC rappresenta il centro dell'arte e della cultura contemporanea di Bangkok.

Un edificio giovane, bianco, progressista ma, nello stesso momento, contiene le caratteristiche forme della tradizione thailandese.

I suoi nove livelli, di cui due sotterranei, costituiscono un museo aperto, in ogni piano ci sono esposizioni continue. Lo spazio è circolare, con una bella scala aperta dalla quale si ha una osservazione completa su tutto l'interno.

L'epicentro del palazzo sono le tre sale principali dal settimo al nono piano. Dalla vetta abbiamo una osservazione bellissima, totale, assorbiti dalla rotondità come uno stupa moderno.

In questi locali possiamo comprendere l'arte contemporanea thailandese.

Il centro è multi artistico: ci sono cinema, auditorium, teatri, sala riunione per incontri e conferenze.

Inoltre il centro contiene una elegante e open biblioteca; un luogo silenzioso, quasi religioso; negli scaffali possiamo trovare libri specifici, artistici e leggere nella più assoluta tranquillità.

Il centro è un luogo disponibile perché alcune esposizioni sono utilizzabili da tutti con una semplice richiesta di esporre le proprie opere.

Il luogo è pop anche per la presenza di tanti negozi inconsueti. Si vendono oggetti artistici non particolarmente turistici ma belli e di buon gusto. Quadri, statue, giochi, arte contemporanea sono dei prodotti rappresentativi del dinamismo della cultura tailandese alla ricerca d'intenditori.

A rendere gradevole il BACC è la presenza di tanti bar, e negozi con produzione locale, provenienti dalla campagna e bio.

L'11 marzo 2018 è finita l'esposizione di artisti thailandesi EARLY YEARS PROJECT #2 ANTICIPATION organizzata dal BACC Exhibition Department.

Dieci giovani artisti hanno esposto i loro lavori di contemporanea:

Kanich Khajohnsri, Jarasporn Chumsri, Chanson Dechasophon, Tanaphon Inthong, Yingyod Yenarkarn, Rungruang Sittirerk, Waret Khunacharoensap, Saroot Supasuthivech, Suhaidee Sata, Alisa Chunchue.

La concezione dell'arte contemporanea thailandese rientra nei canoni della tradizione.

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.

“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.” (1) ci racconta il poeta thailandese Prabhassorn Sevikul.

È la realtà. La plastica sta dominando la nostra esistenza quotidiana, non solo ci appoggiamo il cibo ma ingloba la nostra vita.

Non è un problema del futuro perché la plastica è già nel nostro presente: andiamo velocemente e senza guardarci intorno, senza scoprire nuove emozioni umane. L'arte ci dà una tregua, ci consente una piccola pausa, attraverso la rappresentazione dei tanti oggetti quotidiani oramai insostituibili a causa dei nostri corrotti comportamenti.

La parete di Kanich Khajohnsri คณิช ขจรศรี è composta unicamente da scatole sia grandi, sia piccole. È l'installazione intitolata Area Trans-form. Dentro i contenitori c'è la nostra persona, la nostra quotidianità ma soprattutto all'interno vediamo la nostra anima, anch'essa plastificata.

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La plastica è causa anche della nostra incomunicabilità. C'è lo insegna Waret Khunacharoensap วเรศ คุณาเจริญทรัพย์ nella sua opera: due uomini in divisa, sicuramente due soldati, sono agli estremi della sala. Possono comunicare solo attraverso un walkie talkie collegato da filo spinato.

Lo stesso filo spinato lo ritroviamo in Yingyod Yenarkarn ยิ่งยศ เย็นอาคาร nell'opera I Try to Move Forword. Il filo spinato è una corona di spine su dei mattoni antropomorfici e dagli scarponi neri. Il tutto è recintato, delimitato. L'uomo è sofferente, in testa ha delle spine le quali gli hanno segnano il corpo e il futuro. È limitato, non si può uscire perché il disastro della vita lo ho pietrificato, arrestato dentro dei limiti irreali.

Tanaphon Inthong ธนภณ อินทร์ทอง ha posizionato nella sua installazione una scrivania fredda, vecchia, sulla quale c'è della carne, non è umana, ma potrebbe esserlo perché si trova abbandonata sul tavolo come se fosse una rappresentazione cannibalesca.

Jaraspron Chumsri จรัสพร ชุมศรี ha dipinto Instrend. Delle donne riprese di spalle, quando con sforzano girano le teste verso di noi, come volessero dirci qualcosa. Il contesto è astratto, il colore pesante e dominante. Vorrebbero parlare ma non ci riescono.

Le stiamo guardando attenti, come se dovessero lanciarci un avvertimento.

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La stessa tensione emotiva la scoviamo in Overdose, la inespressiva e angosciante installazione di Alisa Chunchue อลิสา ฉุนเชื้อ.

È un freddo letto di alluminio, una tavola per le autopsie nella quale sono appoggiate persone senza vita. Ma nell'opera al loro posto troviamo degli oggetti medici. Con l'autrice lo spaesamento è ovvio, una distaccata luce non ci consente altre soluzioni.

(1) Prabhassorn Sevikul, Letter from a Blind Old Man, First published, Bangkok, Nilubol Publishing House, July 2009

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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