22 luglio - 22 July Regista: Paul Greengrass

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22 luglio - 22 July

Regista: Paul Greengrass

Cast: Anders Danielsen, Jonas Strand Gravli, Jon Øigarden, Maria Bock, Thorbjørn Harr, Seda Witt, Isak Bakli Aglen, Ola G. Furuseth, Anders Kulsrud Storruste

Anno: 2018

Provenienza: Norvegia, Islanda, USA

Autore recensione: Roberto Matteucci

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“E’ stata una carneficina … Il venerdì di sangue è iniziato poco dopo le tre del pomeriggio di ieri. La prima esplosione devasta la zona degli uffici del governo ad Oslo, colpendo gli uffici del premier, Jeons Stoltenberg, e altri sedi del governo (almeno 7 vittime); poi appena due ore dopo, la folle sparatoria sull’isola dove erano riuniti circa 560 adolescenti (tra i 13 e i 15 anni), ma anche ex politici del Partito laburista alla guida del governo e dove era atteso lo stesso premier. Almeno un’ottantina di vittime sono state proprio lì, nell’idilliaca isoletta nel fiordo a una trentina di chilometri dalla capitale.

L’attentatore, norvegese, 32 anni, si è avvicinato vestito da poliziotto … poco dopo ha cominciato a sparare all’impazzata. I giovani hanno cercato di fuggire tra i boschi e alcuni si sono buttati anche in acqua nel tentativo di salvarsi.

L’arrestato si chiama Anders Behring Breivik, ed ha immediatamente confessato le sue responsabilità.”(1)

Sì, l'attentatore fu un norvegese. Il più feroce e cruento attentato avvenuto in Norvegia è stato compiuto da un norvegese: Anders Behring Breivik. È rende tutto più doloroso. Fosse accaduto per colpa di una mano esterna, un complotto internazionale, l'ISIS, una trama di spie crudeli, il lutto sarebbe stato più facilmente elaborato. Come Giulio Cesare; non fu stupito di essere pugnalato ma scandalizzato perché uno degli assassini era il figlio Bruto: “Tu quoque, Brute, fili mi!”

Anders Behring Breivik è come Bruto per il regista americano Paul Greengrass nel film 22 Luglio - 22 July, prodotto da Netflix e presentato al 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

La Norvegia è un paese ricchissimo, il reddito pro capite è di USD 72.100, all'undicesimo posto al mondo.

Il fondo sovrano del regno è il più ricco del mondo, con circa mille miliardi di dollari di patrimonio, cioè, ogni abitante della Norvegia quando nasce ha un credito di 190 mila euro a testa. (2)

“Non è un processo contro la Norvegia e contro di lei?”

“Ne è sicuro?” è la risposta secca di Breivik. Questo tema è il cuore centrale della storia semplice ma concreta di 22 July.

Anders Breivik è un figlio della Norvegia, di quella ricchezza derivante dal petrolio del Mare del Nord. Breivik non bisogna sottovalutarlo, perciò non è un folle, è una persona educata, intelligente, preparata. Soffre di superbia, di vanità, di un concetto di superiorità falso, e di accidia, perché è un pigro, un solitario, senza amici. In internet ha tanti contatti ma sono unicamente virtuali. Ha delle idee condivise, popolari. Nascono da un momento storico e sociale ben definito e certo, da una politica capitalista e globalista. E allora cosa è successo?

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E Paul Greengrassinizia subito con questa tesi.

“The first 30 minutes of this movie, the attacks, are just so overwhelming.

No, I get it. I get it. I had to think about all that before I made the movie. What I would say is that it’s not a film about the attacks, it’s a film about what happened after.”

Ma in realtà il principio non è solo un attacco militare contro degli inermi, è qualcosa di più.

È il 22 luglio del 2011, l'inizio è una alternanza fra le fasi della preparazione del crimine e quello della festa sull'isola di Utøya di tanti ragazzi giovani belli laburisti.

La fattoria nel bosco di Breivik corrisponde all'isola di Utøya, sono due mondi diversi ma provenienti dallo stesso albero. Il comportamento degli adolescenti nell'isola è di esagerata felicità, sicuramente eccessiva, irreale, e politicamente corretta: ridono, scherzano, giocano a calcio. Le immagini corali dei giovani laburisti sono l'opposto dell'isolamento di Breivik.

La scena dell'organizzazione è corta ma essenziale. Si passa all'assalto, ai due attentati, si comincia con una bomba potente vicino agli uffici del Primo Ministro a Oslo. In questo delitto Breivik è distante e fugace nell'apparizione.

Difforme è l'incursione nell'isola. Breivik ha parte sostanziale, non usa una bomba telecomandata ma guarda negli occhi dei ragazzi quando gli spara. È spietato, ha una freddezza militare, marziale, li caccia uno a uno nel bosco, li segue ovunque e impassibile li colpisce a morte.

C'è azione, movimento, tensione ma anche volontà a sconvolgere. Volontà non presente nei morti dell'ordigno – il regista se ne frega di essi – ma è intensa con i giovani uccisi; esempio l'inquadratura del poliziotto sconvolto quando vede i cadaveri massacrati di colpi.

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Il film potrebbe finire qui. Perché già contiene i semi del triste accaduto.

Prosegue come un Law Movie. É un processo storico, un momento di confronto con loro stessi, una guerra civile fra norvegesi.

Qui il protagonista diventa Viljar Hanssen, uno degli adolescentidell'isola, ferito gravemente. Ha nella testa un pezzo di proiettile. Non si può estrarre perché vicino al cervello. Può vivere se non si sposta ma potrebbe bastare un colpo fortuito perché possa danneggiarlo.

Breivik eViljar Hanssensono la nuova dualità. Entrambi figli della stessa società, rappresentano la dicotomia della Norvegia.

Viljar Hanssen è intelligente, bello. È colpito non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente, bloccato nel suo futuro brillante di liberal norvegese.

Di seguito c'è il processo e la ovvia condanna.

Arriva un nuovo elemento. Si affaccia nella storia il contrasto con il suo avvocato difensore - Geir Lippestad - scelto direttamente. Lippestad non vorrebbe affrontare questo ruolo e non comprende perché sia stato scelto. Ma deve compiere il suo dovere contro voglia e infatti la predisposizione della difesa avviene con una miriade di difficoltà.

La pena arriva per la soddisfazione di tutti.

La pellicola è stata prodotta da Netflix, la sceneggiatura ha un ritmo lungo adatto a un prodotto televisivo. Per il cinema il film avrebbe bisogno di un profondo taglio e di una altra dinamica.

Non elimina però la bontà della pellicola, una sua importanza filmica grazie alla bravura dell'autore.

Il difetto principale è la mancanza di novità, di non avere un diverso coraggio nel rappresentare una trama robusta.

D'altronde tutto è lineare.

La condizione freudiana: il rapporto con la madre. Il padre è assente eBreivikha vissuto con essa. La donna però lo evita e non lo sostiene, si aggiunge al coro per la sua condanna. La donna parla con l'avvocato, un primo piano delinea il viso quando racconta di un Breivik non violento. Ma si rifiuta di andare in tribunale a testimoniare a suo favore, perché “... tutti saprebbero chi sono.” Per questo sconvolge l'affermazione diBreivik: “Ho un buon rapporto con mia madre.”

All'autore piace la sequenza della deposizione di Viljar Hanssenall'udienza. Prima si è sfogato con una amica, voglio “spaccargli la faccia”. Finalmente ha preso consapevolezza, abbandonando la faccina antipatica da so tutto io e da bravo ragazzo. La sua testimonianza è intimidita dal regista, creando una vera sequenza televisiva per lunghezza e vaghezza fisica. Perfino gli sguardi fra i due sono parte di un modo distinto di vedere la vita.

Paul Greengrassintreccia storie e persone, e utilizza un linguaggio attento nella rappresentazione dei protagonisti.

Una inquadratura di Breivik dal buco della serratura quando lo rinchiudono in cella è il segno della emarginazione per il suo futuro.

Viljar Hanssensi libera psicologicamente in una bella inquadratura sulla neve, ha estremizzato fino al parossismo e poi ora prende coscienza di se stesso nella splendida aperta campagna invernale del nord della Norvegia.

Uno è rinchiuso in pochi metri quadri e l'altro è ferito ma affrancato in uno spazio infinito e bianco.

Non è causale verso la fine un accenno a un altro scioccante avvenimento in Scandinavia: l'omicidiodi Olof Palme Primo ministro della Svezia, avvenuto nel 1986. Un episodio ancora senza colpevole mai dimenticato e traumatizzante per non avere individuato l'assassinio.

Entrambi i paesi avrebbero bisogno di essere psicanalizzati, ma non è il compito di Paul Greengrass anche se ha fatto un tentativo.

  1. https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/23/attentati-in-norvegia-e-una-strage-il-numero-dei-morti-sale-a-87/147350/

  2. https://www.ilfoglio.it/economia/2018/02/28/news/fondo-sovrano-norvegia-italia-181432/

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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