7 Prisioneiros - 7 Prisoners - 7 Prigionieri
7 Prisioneiros - 7 Prisoners - 7 Prigionieri
Regista: Alexandre Moratto
Cast: Christian Malheiros, Rodrigo Santoro, Josias Duarte, Cecília Homem de Mello, Vitor Julian, Clayton Mariano, Lucas Oranmian, Bruno Rocha, Dirce Thomaz, Gabriela Yoon
Provenienza: Brasile
Anno 2021
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Benvenuti nella metropoli, ragazzi.” - “Welcome to the big city, boys.”
La bassa progressione demografica, la diffusione del benessere esclusivamente in alcune aree comportano, come sempre nella storia, un movimento immigratorio per sostenere la forza lavoro delle zone più fiorenti. La gestione di questi flussi è spesso criminale.
Gli spostamenti hanno un'unica direzione. Dalle nazioni sottosviluppate a quelle più ricche, ovvero all'interno dello stato, dalla campagna verso i grandi centri abitati. È il caso del Brasile, la differenza fra le aree rurali e le città borghesi è molto alta.
La situazione del traffico di esseri umani in Brasile è preoccupante. Nel report Trafficking in Persons Report: Brazil OFFICE TO MONITOR AND COMBAT TRAFFICKING IN PERSONS emesso dal U.S. Department of State (1) nel 2021 la descrive in maniera severa per gravità e per corruzione.
“The Government of Brazil does not fully meet the minimum standards for the elimination of trafficking but is making significant efforts to do so. … It did not report initiating new prosecutions for forced labor, and officials continued to punish most labor traffickers with administrative penalties instead of prison, which neither served as an effective deterrent nor provided justice for victims.” (1)
…
“Observers reported police occasionally misclassified trafficking cases, suggesting such cases were under-reported. Law enforcement units at all levels had insufficient funding, expertise, and staff to investigate trafficking.
The government did not report any investigations, prosecutions, or convictions of government employees complicit in human trafficking offenses; however, corruption and official complicity in trafficking crimes remained significant concerns, inhibiting law enforcement action during the year.” (1)
Tuttavia qualcosa è stato fatto:
“Individuals and companies on the list were prohibited from accessing credit by public or private financial institutions; the government reported its civil lawsuits against seven banks that continued extending credit to businesses included on the dirty list, initiated in 2019 ...” (1)
Lo stesso report cita alcuni esempi di come avviene il traffico immigratorio illegale:
“In one notable case, officials arrested a suspected trafficker accused of falsely purporting to be a talent scout for professional soccer teams to exploit young athletes. The suspect allegedly recruited boys from Mato Grosso to travel to Paraná to play soccer, where he restricted their movement and forced them to pay a monthly fee, purportedly to maintain their recruitment eligibility.” (1)
Il reclutamento della nuova schiavitù non è ottenuta con la brutalità o con la violenza, ma in modo subdolo con l'inganno e l'adulazione. Questa schiavitù è sostenuta da trafficanti di ogni tipologia. Sono prevalentemente associazioni a delinquere e mafiose nonostante molte sono etichettate come benefattrici. Quattro adolescenti della campagna di Catanduva, a circa 500 chilometri da San Paolo, sono adescati e convinti di accettare un lavoro a San Paolo. Il mediatore ha utilizzato gesti educati, metodologia professionale, blandizia, psicologia adeguata, prospettando sogni, contratti di lavoro adeguati, un onesto salario, un futuro brillante. È la trama del film 7 Prisioneiros - 7 Prisoners - 7 Prigionieri del regista Alexandre Moratto presentato alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Mateus ha diciotto anni, vive con la madre e due sorelle nella foresta. È un posto incantevole, hanno una baracca vicino a un fiume, intorno solo vegetazione lussureggiante. Bellissimo da vedere e per una vacanza ma difficile e faticoso da lavorare. Soprattutto non c'è guadagno, i soldi sono pochi, insufficienti per viverci. Perciò insieme ad altri tre ragazzi accetta la proposta di un mediatore: un impiego in una ditta di recupero metalli a San Paolo.
Mateus ha una bella famiglia, si amano. Establishing shot, foresta, rumore delle cicale e di un martello; Mateus sta costruendo una palizzata. Festeggiano la sua partenza con un pranzo, scambiano dei regali, pregano prima di mangiare
Malauguratamente, la realtà è infame. I giovani sono stati venduti a degli sfruttatori alla ricerca di manodopera a bassissimo prezzo. C'è un passaggio di denaro fra l'intermediario e le famiglie.
A gestire l'officina, nella quale dovranno lavorare, c'è Luca. L'arrivo dei ragazzi è ironico. Gli parlano di contratto, di diritti; Luca reagisce beffardamente: “parlerò con le risorse umane”. In verità l'officina è una prigione, con telecamere, filo spinato, guardia armata e un robusto muro. I ragazzi sono ridotti in cattività. Il loro stipendio è inferiore alle spese, compreso il prezzo pagato alle loro famiglie; dovranno lavorare gratis in eterno. Tentano di scappare ma la polizia li riporta indietro torturandoli e minacciando le loro madri.
Mateus è diverso, è intelligente, impara velocemente a convivere con Luca, gli corregge i contratti e ottiene la sua fiducia. Mateus diventerà il suo fidato braccio destro inseguirà e picchierà chi scappa.
L'argomento principale è quello sociale, quello del traffico di esseri umani e del loro abuso. Ma esiste anche un tema psicologico e personale: la relazione fra Luca e Mateus. L'altro protagonista è San Paolo, filmata con tanti lunghissimi campo.
Per il regista l'idea nasce da un reportage della televisione:
“Alexandre Moratto: Speaking of not looking away, the first thing I ever saw that really got me interested in and looking more closely at it was a piece on Brazilian television, where I saw a young man in São Paulo - which is a global, alpha city. The footage I saw was in the 21st century, and he was chained in a factory and forced to work.” (2)
e da maltrattamenti visti di persona:
“... erano letteralmente incatenati avevano catene alle caviglie e costretti a lavorare ...” (3)
La ripetizione a vanvera delle parole altisonanti, con valore spirituale immenso, provoca il decadimento del loro significato morale più solenne, causando una regressione per le reali vittime. L'esempio è l'accusarsi reciprocamente di fascismo, nazismo, comunismo, razzismo ecc per circostanze insignificanti.
Nella fattispecie brasiliana, l'uso del termine schiavitù per descrivere l'acquisto, la vendita e il trattamento forzato dei lavoratori non è un declassamento. Lo sfruttamento è una vera schiavitù. Lo comprende l'autore:
“... non l'ho mai pensato come una schiavitù, l'ho sempre pensato come un movimento di persone da un luogo all'altro ...” (3)
Mateus è il leader dei ragazzi. Sicuramente è furbo e scaltro. In un primo momento è in inferiorità fisica ma è un sornione, uno stratega e otterrà il suo scopo, aiutare e difendere la propria famiglia.
Luca è il boss cattivo e sadico. Ha una risoluta autostima, è avido, corrotto, disilluso con un'unica propensione: guadagnare moltissimo. Ma ha un passato doloroso. Lo racconta a Mateus. Hanno uno stesso background familiare. Luca visita la madre con Mateus. È una sequenza piena di affetto, la madre ignora come il figlio riesca a procurarsi il denaro e lo elogia per la generosità. Mateus sarà contagiato dal cinismo di Luca.
Gli altri tre sono spacciati. Per essi non c'è speranza. Immediatamente, dimostrano una superficialità impulsiva: gli sarà fatale. Uno ha una fidanzata, vuole risparmiare per sposarsi. Uno non vuole tornare a casa, vuole vivere a San Paolo. Poi c'è Ezequiel. Timido, ha la faccia butterata, gli occhi continuamente bassi, non può ritornare senza soldi. Abita con la nonna e un uomo, è poverissimo. Di fronte alla squallida branda dell'officina è attonito perché “non ho mai dormito in un letto”. A casa dormiva in una amaca, non sa leggere e alla domanda quanti anni ha non risponde, non la conosce. È la rappresentazione della vittima predestinata nonostante la sua malinconia struggente.
Il pubblico si identifica con i prigionieri, con Mateus. C'è incredulità della loro ingenuità. Appena partiti già iniziano a delirare con i soliti discorsi dell'emigrato: vado, faccio i soldi, poi torno nel paese, compro un appartamento e mi sposo. In realtà, non accadrà mai, almeno alla maggioranza di essi. C'è condivisione della sofferenza per la loro claustrofobia, dalla stanza dove sono rinchiusi di notte, alle alte mura del cortile di giorno quando lavorano. Il regista accentua questa emozione dividendo l'inquadratura. Da una parte i ragazzi, dall'altra la camera, in mezzo un ostacolo, una barriera, delle sbarre, un cancello per simboleggiare la loro segregazione.
L'aspetto introspettivo del film è il rapporto fra Mateus e Luca. Entrambi hanno un passato simile, un grande amore per la madre. Quando Mateus arriva nella discarica, Luca lo fissa attentamente. Stacco. Mateus rimane colpito e i due si fissano insistentemente. Gli altri sono come degli estranei, non partecipano e non si accorgono di nulla. I loro sguardi si ripetono più volte come quando Luca lo scruta mentre gioca a pallone. Perfino quando gli sbatte la testa contro il tavolo c'è una sensuale vicinanza dei loro volti. È la scena più diffusa, la camera li riprende con campo medio o primo piano e indugia a lungo su di loro. In un'altra sequenza, Mateus è in campo medio, si gira diventa sfuocato, appare Luca nel suo ufficio, Mateus è di spalle ma lo sta fissando.
Eppure aiuta il suo ubriaco carceriere a entrare in casa, lo accompagna a letto, lo osserva, poi intravede la pistola e la prende. Potrebbe liberarsi ma, con l'arma in mano, si siede sulla poltrona e pensa. È il contraltare della prigionia, può in cattività nascere un profondo legame? Un amore? Un'amicizia? Quale relazione è nata fra di loro? Si tratta della sindrome di Stoccolma?
Alexandre Moratto è scrupoloso per questi due ruoli, sceglie gli attori - Christian Malheiros e Rodrigo Santoro - adatti a compenetrare la loro psicologia. Il regista parla di essi:
“What I love so much about his performance is that he completely transformed himself physically, emotionally, and really did all of the work that is needed for that. But he still has his charm as Rodrigo, which is what makes it so unique and so his own. His performance blows my mind every time I see it, and you can tell audiences are really responding to his work in the film. I may be so bold, I think it's one of his finest performances, so I'm really thrilled to be a part of that.”
...
“About Christian, I worked with him on my first film. He was one of 1000 young men who auditioned for the role of Socrates, who in my first film is a young, gay, homeless person in a very low income community of São Paulo. Christian's very special because - apart from being born and raised in those communities, so his performance and his way of speaking and mannerisms are all very authentic, he was also trained as an actor from a very young age.” (2)
Tutto avviene a San Paolo. Nel XVI secolo, il Portogallo colonizzò il Brasile. Prima dell'arrivo delle loro navi, i portoghesi erano già in Brasile. Si erano insediati nel villaggio di Piratininga la futura San Paolo. I portoghesi avevano necessità di manovalanza per le piantagioni pertanto comprarono numerosi schiavi.
I ragazzi, quando vedono San Paolo dal van, sono stupefatti. Non erano mai usciti dal villaggio. Le macchine, i grattacieli sono qualcosa d'irreale, visto soltanto in televisione. Prima c'era stata un'inquadratura delle favelas della città ma i ragazzi non si sono accorti, alla povertà sono già abituati.
Alexandre Moratto vuole provare la connessione e i motivi del lavoro forzato. Utilizza una metafora. Luca invita Mateus a guardare in alto. Nelle strade c'è un intreccio di fili di rame, portano elettricità, telefoni, wifi nelle case, nei negozi, nelle fabbriche. I pali dell'energia elettrica, delle telecomunicazioni sono centinaia. Il rame riciclato nella discarica serve a questo. Finito il dialogo, il regista monta una serie d'inquadrature di tralicci, di pali, d'incastri infiniti di fili, concludendo con alcuni lunghissimi campo di una notturna San Paolo illuminata da milioni di luci. Questa meravigliosa luminosità dipende da Mateus e dagli altri lavoratori in schiavitù.
In un altro colloquio, Mateus chiede a Luca come arrivano tutti gli immigrati: “How did they get here?” “By plan, bus, ship. Like any merchandise” e poi se sono numerosi: “Are there a lot of them?” La risposta di Luca è minuziosa servono per arricchire la città di San Paolo: “Enough to keep this city up and running.” Il colpevole è San Paolo.
La struttura del film è chiara, un andamento lineare, i passaggi sono sottolineati da precise scene.
La presentazione dei personaggi, le loro caratteristiche psicologiche sono imponenti.
Riusciranno a fuggire? è la natura del conflitto. L'immedesimazione con i ragazzi è ovvia. Poi subentra un una sensazione diversa, un sentimento più profondo: che succede fra Luca e Mateus?
E il colpo di scena è duplice. I tre amici di Mateus sono senza speranza, sono condannati. Mentre Luca e Mateus andranno per la loro strada. Qualcuno resterà indietro ma non è importante, tutti hanno il loro destina da soddisfare.
Suspense, ritmo, tensione sono una conseguenza logica di una sceneggiatura ben scritta. Il montaggio è rapido, con molti stacchi. L'atmosfera è quella claustrofobica e rabbiosa per l'inumana vessazione.
L'elemento etico purtroppo è disatteso, prevale la fame, il desiderio di uscire dalla miseria, di migliorare la propria vita e se per riuscirci bisogna calpestare gli amici è solo una selezione naturale darwiniana.
Tecnicamente impeccabile, per i primi piano voluti sui visi dei due protagonisti, per le pause, per la lettura dell'ambiente. Si inizia dalla idilliaca foresta e si finisce in campi lunghissimi della città.
La tristezza del finale sparisce con l'inquadratura della serranda. Si sta chiudendo lentamente, c'è chi rimane dentro, forse per sempre, c'è chi parte, forse per diventare ricchi.