Baba Vanga Regista: Aleksandra Niemczyk

Baba Vanga

Regista: Aleksandra Niemczyk

Cast: Jasmina Basic, Bojan Chabichou, Amela Delic, Zlaja Dzanovic, Ravijojla Jovancic, Edib Lagumdzija, Sabina Mrgan, Nastazja Niedziela, Virginie Roche, Elma Selman, Sasa Skoko, Jovana Skrijelj, Tatjana Sojic, Vedad Trbonja

Anno: 2016

Provenienza: Bosnia, Polonia

Autore Recensione: Roberto Matteucci

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“Te lo dirò solo se prometti che non cercherai vendetta.”

Rupite è un paesino all’interno della Bulgaria, una zona montuosa, contadina, abitata da persone semplici. Agli inizi del secolo XX doveva essere un’area sottosviluppata, con una povertà diffusa. In quel periodo, a Rupite visse Vangelija Pandeva Dimitrova detta Baba Vanga, una ragazzina vivace, senza madre. A dodici anni, durante una tempesta sparì. Fu ritrovata dopo qualche giorno con gli occhi pieni di sabbia. Il problema alla vista, sicuramente mal curato, la costrinse alla cecità. Successivamente, incominciò a leggere il pensiero e annunciare il futuro. Divenne famosa come preveggente, fra i visitatori ci fu pure il re della Bulgaria Boris III. Ignoriamo cosa gli predisse e se comprese le nefaste scelte reali sia per la Bulgaria, sia per sé stesso.

Il 9 agosto del 1943, il re incontrò Hitler, un colloquio burrascoso per le reticenze del sovrano, e stranamente, o forse neppure tanto, qualche giorno dopo, il 28 agosto del 1943, morì.

Baba Vanga acquisì una fama ancora più vasta, fino a essere chiamata la Nostradamus dei Balcani. Una popolarità conquistata quando era in vita. Nel 1996 morì, nondimeno da qualche anno avevano già fabbricato vicino alla sua casa, la chiesa dedicata a Santa Petka, protettrice degli occhi e dei ciechi. (1)

Una notorietà aumentata recentemente, con una diffusione mondiale e molti articoli nei principali giornali internazionali. Il motivo è evidente, numerose delle sue previsioni si sono avverate: l'aumento delle temperature globali, lo tsunami del 2004, la tragedia del sottomarino Kursk, l'attacco dell'11 settembre alle torri gemelle, la Brexit e la improbabile profezia del quarantaquattresimo presidente nero degli Stati Uniti.

Effettivamente sono delle belle divinazioni, difficili. A differenza del più illustre preveggente Nostradamus, le sue predizioni sono odierne e sufficientemente chiare.

Tuttavia, c'è qualche piccolo equivoco. Obama fu il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti e senza dubbio fu il primo afroamericano. Contemporaneamente, aveva profetizzato che sarebbe stato l'ultimo. Ma Donald Trump ha sbaragliato tutti gli sondaggi e perfino la Nostradamus dei Balcani.

Sulla vita di Baba Vanga sappiamo poco, le informazioni sono scarse e non confermate. Certamente ebbe migliaia di privati colloqui, incrementando con il passaparola la sua celebrità, ma non esiste nulla di documentato.

Il personaggio è un soggetto affascinante per gli artisti, perché, sulle fondamenta di poche notizie, si può realizzare un carattere immaginario e veritiero, arricchendo la fantasia e la leggenda di Baba Vanga.

Aleksandra Niemczyk, emergente cineasta, studentessa con il maestro Béla Tarr a Sarajevo, con eleganza la racconta nel film Baba Vanga presentato alla 53a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.

L'autrice ci narra di una Baba Vanga giovane, in un mondo al femminile, mostrandoci, in immagini, la prevedibile realtà di una ragazza abituata all’oscurità dei suoi occhi ciechi:

“… mi sono sempre interessata alle storie femminili, anche quelle che riguardano la sfera sentimentale e sessuale delle donne …” (2)

...

“… una sorta di profetessa Balcana … mostrare il personaggio in modo diverso da quello che è stato rappresentato dai media … un ritratto di Baba Vanga prima che avesse questi poteri … e vedendola da giovane …” (3)

La storia comincia nel 1945, in un primo piano una donna guarda dalla finestra mentre sta ascoltando del lancio della bomba atomica. Piange, un fermo immagine blocca lo sguardo.

Nel bosco una cassa di legno scivola lentamente, la sta spingendo una donna. Per trasportarla ci impiega una durata eccessiva, esaltando la lentezza dei gesti e dell’esistenza.

Ogni scena possiede una vitalità propria, con una continuità di colore e di espressione.

La inquadra sempre fra due elementi con essa al centro. È come se fosse incorniciata fra mura o alberi.

Dentro casa la vediamo costruire qualcosa, ma prosegue nel mutismo. Per una veggente, famosa per aver pronunciato molteplici divinazioni appare un controsenso, oppure, all’opposto, la comprensione del senso della vita. Infatti, il silenzio è meditativo, meticoloso, mistico. Con la flemma e ascetismo compie alcune azioni come sistemare i piatti, oppure graffiare delle fotografie.

Il film continua con l'identico linguaggio: primissimi piani sul volto lungo, magro, con naso grande. Non ha nessuno con cui parlare, e non incontra altri esseri umani, eppure non sembra sola. Traspare una pace interiore, alla quale però non corrisponde quella fisica.

Note da un pianoforte, una tenda rossa, il vento forte colpisce l’abitazione.

Il tempo passa. Ora è bendata, è cieca, recita i presagi, ed è colpita da una crisi mistica.

Fuori c'è gente, ascolta attraverso una porta di vetro: “che cosa dirò a loro?

È sballottata da una parete all'altra, immagini elettroniche sgranate, è tornata la luce, i movimenti sono ancora più lenti, piega dei vestiti esasperatamente calma.

Questa è la Baba Vanga di Aleksandra Niemczyk. Una donna vera, una persona con delle sofferenze fisiche, vissute in un posto sperduto. Per una giovane non vedente affrontare un ambiente esterno durissimo non è facile. Le sue mosse sono lente, si difende utilizzando la pacatezza come protezione per isolarsi. Non vede e parla raramente; questo dà dignità quando proferisce delle frasi perché percepite speciali e rare.

Lo stile dell'autrice ha eleganza e ricercatezza.

Due sono le fondamentali caratteristiche. L’autrice le spiega:

“… slow cinema, un cinema lento, io vengo dal mondo delle arti visive, quindi un cinema più meditativo, poetico, il contrario di un film di azione, una sorta di racconto visivo piuttosto che una serie di informazioni una dietro l'altra che vi porta in questa specie di mondo un po' di sogni che è quello simile a quello che sperimentiamo quando dormiamo. Vi invito a venire con me in questo mio mondo lento e a farne parte.” (4)

Slow cinema. Il film è lento ma la lentezza non è un difetto, è un modo di vivere. Perciò la pellicola è quieta, flemmatica, il gesto quotidiano è placido, il contrario della rapidità e delle altisonanti profezie diffuse all’umanità.

La seconda è altrettanto evidente. La regista viene dalle arte visive e difatti ogni fotogramma è elaborato come un quadro, come una rappresentazione di una natura morta, come uno scatto fotografico sofisticato.

Per questo la donna è rinchiusa fra due oggetti.

Nel finale le parole trattenute scoppiano in un lunghissimo elenco di vaticini. Appare tranquilla in casa, le rivelazioni sono declamate da una voce fuori campo, un tuono:

“… 2111 gli uomini saranno dei robot … 2288 viaggeremo nel tempo ...”

sono tante le profezie e finiscono con: “5079 la fine del mondo”. 

Nel 5079 il mondo finirà. Ma la fine del mondo non fa più paura.

Siamo certi, dobbiamo solo essere cauti sulla data.

Baba Vanga ci ha enunciato le profezie più spaventose, attuali e politiche: l'invasione dell'Europa delle armate musulmane, fonderanno un califfato islamico con capitale Roma. Ci penseranno gli americani a salvarci nuovamente bombardando Roma con bombe climatiche.

Le foto con i graffi sulle facce sono l'ultima sequenza. I visi sono cancellati, forse i non vedenti hanno la capacità di ascoltare meglio la vita e la gente. Quando stava per morire dichiarò il passaggio del suo dono a un'altra bambina di dieci anni, abitante in Francia e sempre cieca.

(1) https://www.independent.co.uk/news/world/baba-vanga-who-is-the-blind-mystic-who-predicted-the-rise-of-isis-a6765071.html

(2) https://youtu.be/cJeG05sI6cg

(3) https://youtu.be/y_N5zXrDyHQ

(4) https://youtu.be/y_N5zXrDyHQ

Baba Vanga, intervista alla regista Aleksandra Niemczyk alla 53 Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro Baba Vanga, interview director Aleksandra Niemczyk, 53rd Pesaro International Festival of New Cinema
Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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