El hoyo en la cerca - The Hole in the Fence
El hoyo en la cerca - The Hole in the Fence
Regista: Joaquin del Paso
Cast: Rafael Ayala; Dante Carrillo, Giovanni Conconi, Apolinar Nájera Contreras, Eduardo Nájera Contreras,
Pedro Nájera Contreras, Joaquin del Paso, Yubáh Ortega Iker Fernández, Alfredo Flores, Gabriel Fritsch, Santiago Barajas Hamue, Bárbara Hernández, Héctor Kuri Hernández, Lucciano Kurti, Valeria Lamm, Enrique Lascurain, Franco Legorreta, Diego Lozano, Concepción López, Carlos Morett Joaquín Mcarthy, Patrick Mcarthy, Francisco Medrano, Carlos Morett Joaquín, Takahiro Murokawa, Emilio Navarro Roselló, Matias Del Castillo Negrete, José Alfredo Nájera Nuevo, Charles Oppenheim, Bernardo Ortega, Adolfo Osorio, Jacek Poniedzialek, Santiago Rodríguez, Alejandro Rubio, Juan Pablo Ferreiro Soria, Santiago Tirado, Marek Tokarcik, Raúl Vasconcelos, José Manuel Vázquez, Eric David Walker, Alexander Waters, Shota Yamada
Provenienza: Messico, Polonia
Anno 2021
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Postura! Puntualictad! Penitentia!”
Per anni, la scuola cattolica ha contribuito positivamente all'istruzione dei giovani di tutto il mondo.
In molti paesi la scuola pubblica ha un livello culturale infimo. Questo gap è stato sopperito dai collegi cattolici. La loro qualità ha attirato i figli della classe alta e media, indifferenti nel pagare rette elevate. Avvantaggiati da questi introiti, gli istituti religiosi hanno iscritto numerosi meritevoli ragazzi di famiglie povere, aiutandoli a migliorare la loro condizione.
Il 30 gennaio del 1979, Papa Giovanni Paolo II, incontrando a Città del Messico, gli studenti dell'Istituto “Miguel Angel”, dichiarava la valenza primaria della Chiesa nel gestire le scuole:
“Voglio ora confidarvi un problema che mi sta molto a cuore. La Chiesa è cosciente del sottosviluppo culturale esistente in molte zone del continente latinoamericano e del vostro Paese. Il mio predecessore Paolo VI, nella sua Enciclica Populorum Progressio affermava: “...L’educazione di base è il primo obiettivo di un piano di sviluppo” (Paolo VI, Populorum Progressio, 36).” (1)
Riempire il vuoto educativo è uno dei compiti primari delle istituzioni scolastiche cattoliche; la loro responsabilità è sia pedagogico, sia religiosa.
Giovanni Paolo II sempre nel medesimo discorso afferma:
“... la mia supplica di Padre si dirige anche agli educatori cristiani affinché, con il loro apporto, favoriscano l’alfabetizzazione e la “culturalizzazione”, con una visione integrale dell’uomo ...” (1)
È questa la differenza con la scuola laica. In quella laica è assente totalmente la “visione integrale dell'uomo”, poiché la sua funzione è una secolarizzazione illuministica. Quest'ultima è la teoria di supporto al liberalismo senza regole il cui scopo è la disgregazione degli esseri umani come fulcro della vita.
Pertanto, la presenza cristiana dell'istruzione infastidisce chi desidera una società basata sui consumi, sulla materializzazione dell'esistenza, sia fisica, sia spirituale. Per essi, l'uomo è l'oggetto di uno sfruttamento duplice. È l'oggetto di un intensivo sfruttamento produttivo nei paesi in via di sviluppo, è l'oggetto passivo di una spesa inconsapevole in quelli più prosperi. In entrambi i casi, l'istruzione deve essere massacrata dalla secolarizzazione della scuola.
La conseguenza è spietata per i giovani, il livello accademico anziché aumentare, diminuisce.
Fautore di una scuola laica è il regista messicano Joaquin del Paso, il quale è parte integrale e propagandista della tesi nel suo film El hoyo en la cerca - The Hole in the Fence presentato alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
La prima inquadratura è la bellissima campagna messicana: alberi, uccelli, musica. Tutto è pulito e bello, sullo sfondo c'è una montagna. È il collegio cristiano “Centro Escuela los Pinos”. Un posto ideale per studiare e per divertirsi. Sta arrivando un autobus con dei ragazzini di varia età. Sono i nuovi alunni dell'anno scolastico, sono tutti maschi. I professori li accolgono con dissertazioni piene di retorica e di giubilo. Li mettono in guarda di un sopraggiunto pericolo. Nel bosco della scuola, improvvisamente, un evento eclatante è apparso: nel recinto c'è un buco, una fessura, un passaggio a misura d'uomo. Chi è entrato in quel particolare terreno? Quale intimidazione sta minacciando la pace e la serenità degli alunni? La paura imperversa nella scuola: “scappa da questo inferno”.
Il regista Joaquin del Paso ha frequentato una scuola gestita dall'Opus Dei. Deve essere rimasto shoccato dall'esperienza:
“I experienced moments of punishment and psychological manipulation e are taught how to be ruthless and without empathy for the other. La descrizione in una suoa intervista continua spietata:
“This film is based on real life events. I feel very close to this subject as I attended a similar school run by the Opus-Dei for a couple of years, over the course of which I experienced moments of punishment and psychological manipulation. At the time, it felt like I was being put through some sort of endurance training, in which kids are taught how to be ruthless and without empathy for the other. I felt an urgency to shed a critical light onto how this educational system, hand-in-hand with the catholic religion, are deployed in reinforcing entrenched structures of power, tailored to create psychological walls between people. These invisible barriers contribute fundamentally to ongoing racial, gender and class-based abuse, as well as leaving deep wounds in the lives of those who experienced first-hand the almost cult-like indoctrination practiced in such institutions. I want to consider how this educational system might function to create hard people, ready to crush anyone in order to succeed and to reinforce the status quo of power.” (2)
Probabilmente Joaquin del Paso ha un resistente egocentrismo. Forse ha sofferto un traumatizzante bullismo a scuola. Ne parla creando un contesto nel quale tutti hanno questo problema. È una generalizzazione causata dalla sua fatuità.
Ovviamente al regista scarseggia una cultura approfondita, una conoscenza letteraria dettagliata. Ad esempio non ha la stessa ribellione umana e la conoscenza filosofica di Roger Peyrefitte nel suo Le amicizie particolari. Anch'esso fu liceale in un collegio cattolico francese. Il protagonista compie un gesto di sfida nei confronti della tradizione ma contemporaneamente apprende e studia il classicismo.
Al contrario di Peyrefitte, Joaquin del Paso è refrattario a ogni impulso culturale, perciò vuole abbattere uno strumento educativo e intellettuale come la scuola cattolica.
Eppure l'idea era buona. La scuola come una metafora simile alla Fortezza Bastiani. Un intero anno scolastico in attesa di una minaccia sconosciuta, può solo rafforzare il carattere degli studenti, unirli, formare una squadra contro un nemico comune, contro una emergenza invisibile e ignota. La scuola come similitudine dell'esistenza. Ma il regista è distratto, non è consapevole di come utilizzare una metafora.
È un film corale, i protagonisti sono divisi in due blocchi.
Gli studenti sono analoghi quelli di tutto il mondo. Si divertono, hanno intense impulsi ormonali, parlano interrottamente di scopate immaginarie, giocano, urlano, sono egoisti ma anche pronti a forti amicizie. Hanno pulsioni omosessuali come avviene nelle classi formate adolescenti maschili. Nel complesso sono dei monelli, piacevoli e intelligenti.
Gli insegnanti sono l'altra aggregazione. Essi sono astuti, come degli aironi aspettano pazientemente le loro prede.
Apparentemente corrotti, in realtà sono saggi nell'evidenziare le difficoltà nel diventare adulti. Come degli strateghi ieratici inventano un falso capro espiatorio. Timorosi di Dio ma non moderati. Sono lo Yin oscuro e materiale, in alternativa allo Yang celeste e fantasioso dei giovani allievi.
I temi sono la comunità ricca ed elitaria in contrapposizione con il villaggio degli indigeni. Fra essi c'è un buco.
La scena simbolica, per esaltare l'esclusivo e privilegiato collegio, è l'arrivo con l'elicottero dello snob ex alunno ora ministro.
Lo scontro finale arriva con la battaglia delle bandiere. Annualmente gli studenti vanno nel villaggio e portano dei doni. Questa volta qualcosa va storto, un alunno sparisce provocando una guerra fra le due fazioni
È difficile identificarsi nel film perché c'è un'assenza di empatia per chicchessia. La presentazione dei personaggi è efficace, soprattutto per i collegiali, birbanti e irrequieti.
La qualità si abbassa quando nasce il conflitto. Il buco è il centro di questo contrasto ma è banalizzato in una tematica noiosamente politicamente corretta senza la realizzazione di una manifestazione interiore reale. Il bene e il male sono esasperati inutilmente.
Il colpo di scena è strutturalmente scontato, privo di tensione o emozioni.
Il ritmo è spezzato, si muove singhiozzando- Fra le vicende non c'è nessuna aspettativa, tutto è prevedibile nella premessa del regista.
L'atmosfera è interessante, la scuola come luogo didattico composto da ragazzi vivaci. Il colore del film è brillante, con una tonalità naturalista per la luce solare, con tanto verde, con un bosco dominante. Questa cromaticità esalta i personaggi insieme alle urla dei ragazzi.
Il collegio è il microcosmo del pensiero politicamente corretto ma scarsamente artistico dell'autore, vittima forse d'irrequietezza personale. Il risultato è una parodia di una pellicola adolescenziale tipo American Pie.
La storia è corale, la camera gira veloce fra tutti i ragazzi formando un cerchio, un gruppo distinto dal resto della società. Fuori ci sono dei fantasmi entrati dalla fessura: carrellata in avanti, musica inquietante, il nemico è stato individuato.
Il film è semplice sia come struttura, sia come linguaggio.
La sequenza più spassosa è la rappresentazione del Barbiere di Siviglia di Rossini eseguita da un goffo professore.