La ragazza del mondo Regista: Marco Danieli

La ragazza del mondo

Anno: 2016

Regista: Marco Danieli

Provenienza: Italia

Autore: Roberto Matteucci

73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

“È questo che Geova si aspetta da noi.”

Sono facilmente riconoscibili perché viaggiano in coppia, seriosi, parlottando fra loro quasi indifferenti. In realtà hanno un radar al posto degli occhi, stanno setacciando e valutando tutte le persone in avvicinamento. Quando intravedono un potenziale fruitore della loro rivista Svegliatevi!, lo avvicinano con fare gentile e iniziano la conversazione con domande semplici e rilassanti:

“La droga sta conquistando il mondo?”

“Una vita senza sofferenze, quando?”

“La religione sta scomparendo?”

“Che fine ha fatto la disciplina?”

“Esiste un Dio?

Da cadere in catalessi.

Ma dimentichiamo questi interrogativi impossibili. Queste persone gentili e indefesse per dedizione e pazienza sono i testimoni di Geova.

Non attirano simpatia, non hanno un’attrattiva modaiola, eppure sono tanti:

“Se non si considerano gli immigrati (che alzano il dato dei musulmani), ma solo i cittadini italiani, i Testimoni di Geova sono la 2ª religione in Italia.”. …

Quando si parla di Testimoni di Geova bisogna sempre considerare che i fedeli non si contano come noi contiamo i cattolici o i valdesi: contano solo i 'proclamatori' che bussano alle porte. Nel 2002 sono in media 228.147 (con punte massime di 231.226), ma per avere un dato più esatto il punto di riferimento è quello dei 'partecipanti' alla celebrazione annuale della Pasqua (detta Commemorazione della Cena del Signore): nel 2002 in Italia sono stati 405.927.

I 'Testimoni' hanno avuto la loro crescita più forte nell'Italia dagli anni 1960 agli anni 1980 (più 317%), quando sembravano l'unica alternativa al cattolicesimo. Negli anni 1990, - dicono al Cesnur - quando l'Italia si è aperta a un più ampio pluralismo religioso, i ritmi di crescita sono molto calati (più 14%). Nel 1995 hanno deciso che calcolare date per la fine del mondo, come facevano prima, è sbagliato. La fine è vicina, ma la data non la conosciamo. Questa svolta ha determinato un certo 'imborghesimento': se non sappiamo quando finirà il mondo possiamo vivere più tranquilli, mandare i figli all'università, andare alla partita la domenica. È in questa prospettiva che va letta anche l'Intesa con lo Stato, firmata nel 2000 dall'allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema e in attesa di ratifica parlamentare, e per la quale i tempi sembrano ora maturi.”[i]

I testimoni di Geova hanno rappresentato un modo di essere ribelli nei confronti del cattolicesimo imperante, quando non era comodo dichiarare di non essere cattolico. Hanno perfino avuto il coraggio di fissare una data per la fine del mondo e in seguito hanno confessato di non sapere la data esatta ma sappiamo che prossima.

Nati negli Stati Uniti all’inizio del Novecento, non hanno avuto vita facile: dall’arresto dei fondatori o all’internamento nei campi di concentramento da parte dei nazisti, o all’incarcerazione per rifiutarsi di combattere in guerra come avvenuto in Italia.

Credono in Geova, negano la Santa Trinità, sono certi che Gesù è morto su un palo di tortura e non sulla croce, che resuscitò senza prendere di nuovo un corpo umano, e che in cielo ci andranno solo gli unti indicati esattamente in 144.000 eletti (sono dei veri precisini).

La loro fede è certa e non ammette compromessi.

La qualità, e il difetto principale, è la loro ferrea organizzazione. Il grande successo dipende dall’essere comunità, nell’accogliere chiunque a braccia aperte senza mostrare nessuna differenza di genere. Conoscono la società. Ho visto testimoni di Geova parlare perfettamente mandarino per attrarre i cinesi e padroneggiare il Corano, per adeguarsi alla presenza musulmana in Italia. Hanno l’obbligo di rispettare le regole e soprattutto vivere fra loro – socializzando nella Sala del Regno - limitando gli approcci con i non testimoni.

La ragazza del mondo del regista Marco Danieli, presentato alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ci racconta la storia di Giulia e di Libero.

Giulia è una testimone di Geova, come la sua famiglia. È una brava ragazza, rispettosa, educata. Pure paziente, perché ovviamente le compagne di scuola sono cattivelle, confondendo le sue passioni con passività, e la sua maturità come noia: “Loro non cambiano idea.” È giovane e gli ormoni cominciano a farsi sentire, e si sfoga prendendo a cuscinate la sorellina.

Altresì i genitori di Giulia, convinti testimoni di Geova, non la aiutano, frustando ogni sua curiosità con rabbia.

Libero è un ragazzo difficile, vive con la madre. Ha commesso qualche reato, è abitudinario della droga, ha un atteggiamento arrogante, scostante, arrabbiato. Non ha nessun fede, nessuna idea, è un totale nichilista. È pronto alla totale autodistruzione.

Sono due mondi totalmente diversi e ovviamente si attraggono disastrosamente: “Io non ho mai capito cosa c’entri tu con mio figlio.”

Giulia si allontana dalla congregazione e Libero tenta di essere un bravo ragazzo.

Si amano. Si amano tanto, ma il loro amore provoca dolore non felicità. Giulia si stacca completamente dal suo mondo, dalla congregazione. Libero vorrebbe distaccarsi dalla propria vita ma il flebile contatto mantenuto gli sarà fatale. La vittima è Giulia, è diventata scontenta, dissociata, non ha altre soluzioni, non può tornare indietro.

Libero addirittura la costringerà a spacciare droga.

Il regista non nasconde una snobistica superiorità:

"I Testimoni di Geova sono contro l'individualismo e l'edonismo imperanti nella nostra società, posizioni che per quanto mi riguarda mi trovano assolutamente d'accordo", spiega il regista. "Ma un conto è se qualcuno mi chiede se far carriera debba essere il primo obiettivo di un uomo e un altro è il modo in cui loro cercano di affermare questi valori". [ii]

Gli concede qualche qualità ma poi è spietato nel giudicarli come Libero. Sono loro che devono comprendere il regista non viceversa. Chi è la fonte della sua convinzione?: "Siamo partiti dal racconto di una mia amica, ex Testimone di Geova", aggiunge il regista. "

"La mia amica mi ha raccontato che per lei è stata anche peggio di come abbiamo fatto vedere nel film. E ha aggiunto di essersi ritrovata anche molto nel senso di spaesamento nei confronti della propria fede che, come Giulia, ha provato lei da "disassociata". Quando si viene espulsi dalla Congregazione, c'è chi torna o ritorna al cattolicesimo e chi, pur non tornando più sui propri passi, mantiene la propria fede anche se in modo più confuso". Più confuso, ma di sicuro più libero.” [iii]

Dare certezza a una ex, è come credere ciecamente ai racconti della moglie o del marito appena divorziati, dopo aver litigato per i figli, per i soldi, per la casa. Sarebbe credibile?

Sto bene è solo la fine del mondo è un libro di Ignazio Tarantino. Racconta una storia di una uscita di un ragazzo dai testimoni di Geova. Una storia divertente, ironica, mantenendo la drammaticità in alcuni momenti. Scritto con passione e senza ritorsioni vendicative aggiunge un valore ai testimoni di Geova, nel bene e nel male.

Di linguaggio totalmente dissimile è La ragazza del mondo. Oltre la mancanza di comparare persone con culture diverse, il regista accentua il tono drammatico, la violenza, il precipitare in basso dei due ragazzi. Carica quest’aspetto per condannare, senza nessuna attenuante il movimento. Chi guarda non ha dubbi, la colpa è dei testimoni, perché non lasciano in pace la povera ragazza? Guardate come l’hanno ridotta? Sgradevoli sono i capi della congregazione. Il processo alla ragazza non è visto come un’accettazione volontaria di regole di un gruppo di persone che hanno fondato una comunità, ma interpretato e inquadrato come un processo dell’inquisizione spagnola.

Manca alla storia la volontà di capire perché si sono diffusi velocemente, perché tanta gente normale accetta di partecipare, e comprendere le qualità umane dei testimoni.

Inoltre manca alla storia ogni forma d’ironia, salvo qualche eccezione, come quando Giulia nasconde la droga spacciata dentro la rivista Svegliatevi!:

“Chi è?” “Nessuno ma' sono i testimoni di Geova”.

Il film procede per scatti. La prima parte è destinata alla conoscenza dei testimoni, al carattere diverso dei personaggi. Non è la sezione peggiore, è quella dell’esaltazione delle differenze.

Poi inizia il distacco di Giulia con i testimoni. Qui il dramma è semplicistico. I testimoni sono o dei carcerieri, o dei fanatici, o dei cretini, come quando appaiono in mezzo le frasche della casa di Giulia per comunicargli l’esito del processo.

Nella terza parte la distruzione personale è invece più violenta, veloce, confusionaria. I due comprendono di non essere compatibili, però la scena ci siamo voluti bene in ospedale è alterante e angoscioso. [iv]

[i] http://www.cesnur.org/2002/tdg_08.htm

[ii] http://www.famigliacristiana.it/articolo/cosi-sono-entrato-nel-mondo-chiuso-dei-testimoni-di-geova.aspx

[iii] http://www.famigliacristiana.it/articolo/cosi-sono-entrato-nel-mondo-chiuso-dei-testimoni-di-geova.aspx

[iv] fonte sui testimoni di Geova http://www.cesnur.com/i-testimoni-di-geova-e-i-loro-scismi/i-testimoni-di-geova/

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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