Allons enfants - La troisième guerre - The Third War Regista: Giovanni Aloi

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

Allons enfants - La troisième guerre - The Third War

Regista: Giovanni Aloi

Cast: Anthony Bajon, Leïla Bekhti, Jonas Dinal, Karim Leklou

Provenienza: Francia

Anno 2020

Autore recensione: Roberto Matteucci

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“Tu non devi chiedere perché?”

La seconda guerra mondiale finisce in Europa il 7 maggio del 1945 con la resa della Germania. Una settimana prima Hitler si era suicidato. In Asia bisognerà aspettare qualche mese, il 2 settembre del 1945 il Giappone si arrende. 

La fine della conflitto non significò la pacificazione del mondo. La terza guerra mondiale è stata sfiorata in molte situazioni pericolose: la guerra in Corea nel 1950, la crisi del canale di Suez nel 1956, la crisi dei missili sovietici a Cuba nel 1962, l'attentato a Ronald Reagan nel 1981. Poi si devono aggiungere molteplici falsi allarmi di fantomatici lanci con relativi stati di massima allerta.

Dopo il 1945, le guerre sono continuate in abbondanza, alcune di dimensione limitata, ma estremamente sanguinose. Papa Francesco ricordò come la terza guerra mondiale si già in atto e si combattendo a pezzi: "

Diamo un'occhiata al mondo così com'è. Guerre ovunque. Stiamo vivendo la terza Guerra Mondiale a pezzi". (1)

Non si concluderà rapidamente, anzi, ci saranno nuovi conflitti cruenti.

L'Europa, salvo alcune guerre nei paesi Balcani e le tensioni per la caduta del muro di Berlino, si è mantenuta lontana dalle guerre per circa settanta anni. Le domande sono tante. L'Europa potrebbe essere investita da qualche “pezzo” della terza guerra mondiale? Ci sono in Europa nazioni a rischio di guerra? Forse non di una guerra esterna ma una guerra interna, una guerra civile?

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

Gli eventi terroristici, gli scontri sociali, quelle migratorie, il fallimento dell'integrazione di tutte le generazioni, puntano il dito chiaramente sulla Francia. La Francia è stata bersagliata negli ultimi anni da sanguinose rappresaglie terroristiche: 

  • 2012 attentati di Tolosa e Montauban, 8 morti e un ferito,

  • 2015 strage a Charlie Hebdo, 20 morti e 22 feriti,

  • 2015 strage al Bataclan, 137 morti e 368 feriti,

  • 2016 strage di Nizza, 87 morti e 458 feriti,

  • 2016 chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, 3 morti e un ferito,

  • 2018 attentato al mercato natalizio di Strasburgo, 6 morti e 11 feriti.

Ci sono stati altri assalti con un minore numero di vittime ma con impatto fortemente negativo, come quello nella basilica di Notre Dame a Nizza. Tre morti di cui uno decapitato all'interno della chiesa. Qualche giorno prima a Parigi, un insegnante fu sgozzato perché mostrò delle vignette su Maometto in classe.

La Francia non è stata solo vittima del terrorismo. C'è persino una tensione sociale sotto stimata. Nelle banlieue le rivolte sono state moltissime, rabbiose e lunghe, come quella del 2005 con numerosi feriti e danni. Il peggio in queste aree deve ancora venire. Alcune banlieue sono completamente fuori controllo del governo e della polizia, gestite da gruppi religiosi e in mano ai trafficanti di droga, come ci insegna il film Les Misérables.

I tumulti delle periferie furono distanti dal centro di Parigi ma così non è stato per le sommosse dei gilet gialli. Le loro devastazioni sono attivate fino alle Champs-Elysées, addirittura sfondarono l'ingresso del ministero dei rapporti con il parlamento con un trattore.

Nel paese si sono alzate voci di un pericolo di una guerra civile:

  • Manuel Valls: “Se vince la Le Pen rischio guerra civile”. (2) 

  • Éric Coquerel, deputato francese: “Serve l’unità del Paese” ed evitare di “cadere nella trappola di chi vuole creare un clima di guerra civile, di guerra di religione in Francia”. (3) 

  • Pierre Brochand, ex capo dei servizi segreti esterni : “Se uno scenario simile a quello del 2005 dovesse ripetersi oggi sarebbe necessario fare appello alle forze armate per contenerlo. Insomma, il rischio è quello di una guerra civile”. (4) 

  • L’ex ministro Collomb: ”La Francia rischia la guerra civile entro 5 anni”. (5) 

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

Il film Allons enfants - La troisième guerre - The Third War del regista Giovanni Aloi, narra di tre militari francesi coinvolti in un “pezzo” di questa guerra, presentato alla 77° Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Léo è un giovane arruolato nell'esercito. Una scelta dovuta dalla pigrizia, non ha velleità militaristiche. Il compito delle forze armate francesi non è più focalizzato all'estero ma all'interno con finalità di polizia e di antiterrorismo.

Perciò, Léo entra immediatamente in azione nella Opération Sentinelle, il pattugliamento delle città. Guidati da un sergente, Léo e un commilitone camminano per le strade con tutto l'armamento come se fossero in Afghanistan. Non è un lavoro facile, lo stress è elevato poiché il nemico è infame e le insidie possono arrivare da chiunque. A Léo gli sarà fatale il suo carattere debole.

Giovanni Aloi è italiano, ma ha studiato e vive in Francia. I check-in dei soldati non lo lasciano indifferente:

Alcuni anni fa, la Francia è entrata in guerra contro il terrorismo. In seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, ci siamo abituati a incontrare soldati di pattuglia, mitragliatrici in mano, per le strade delle nostre città, proprio come si vedrebbe in un Paese in guerra. Dire che ci siamo abituati è una specie di bugia. Incontrare tre soldati in divisa con fucili d'assalto a tracolla sul petto non è qualcosa a cui ci si abitua. Non sono abituato." (6)

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

Il primo aspetto è visivo. Non si rimane disinteressati nel vedere dei soldati con andatura circospetta mentre malfidati osservano passanti e controllano ogni angolo. Questa caratteristica è rappresentata dalle scene dei pattugliamenti, ben descritti e meticolosi. Sottolineano il temperamento dei soldati e preparano al finale sconvolgente.

Altro tema è quello della paura. Una guerra nelle vie, nei marciapiedi, nei negozi frequentati. Passeggiando c'è la stessa ansia dei militari nello scrutare dubbiosi i pedoni. L'immagini della guerra in Siria o in Iraq sono uguali alla militarizzazione delle nostre metropoli.

A poco a poco, agli occhi del nostro personaggio, ogni angolo di strada arriva a ospitare una potenziale minaccia terroristica; ogni macchina è potrebbe essere una trappola esplosiva; ogni finestra può nascondere un cecchino. Così, quando il nostro personaggio si trova nel mezzo di una violenta manifestazione, tutto si riunisce: alla fine, la guerra si manifesta come ci è stato insegnato a vederla. Esplosioni, nemici multipli, proiettili, edifici avvolti nel fumo ... Improvvisamente, Parigi assomiglia a quello che il nostro personaggio immagina sia un teatro di guerra. Le immagini che emergono sono perfettamente sovrapponibili alle immagini che abbiamo visto delle guerre che hanno alimentato l'immaginario collettivo, dal Vietnam alla Siria". (7)

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

C'è la tematica della guerra, e la giustificazione semantica, non è una guerra classica con carri armati e cannoni ma un conflitto invisibile e misterioso:

La Terza Guerra è la guerra che forse stiamo già combattendo a nostra insaputa. Un nuovo tipo di guerra, non più una guerra di posizioni, ma di potere. Vale a dire una guerra di immagini. Una guerra che potrebbe non essere proprio una guerra come la pensiamo noi, ma una fantasia di guerra. La tensione che anima il film nasce da questa consapevolezza: nessuno sa esattamente che aspetto abbia una guerra. Abbiamo visto tutti immagini di guerra. Abbiamo visto film sulla guerra. Abbiamo visto la guerra nei notiziari, ma qual è l'immagine giusta della guerra?" (8)

È una “fantasy of war”. Il regista è costretto a usare un linguaggio distinto, senza una connessione diretta fra guerra e immagini. C'è un legame con l'argomento precedente della visione, della maestosità guerriera dei militari. Inoltre, nella fase conclusiva, c'è una guerra diversa, una guerra inconsueta. 

Un altro soggetto è quello della misoginia in un ambiente sempre dominato da uomini forti e virili. Comanda la pattuglia, un sergente, una donna:

Un esempio autentico è il personaggio recitato da Leïla Bekhti – il sergente Coline – e la misoginia che ha trovato in questo ambiente pieno di testosterone. Ciò che non sapevamo a quel tempo è che Coline sarebbe stata anche incinta, perché Leïla stessa rimase incinta. Ne siamo venuti a conoscenza un mese prima dell’inizio delle riprese. Ma lo ha abbiamo aggiunto alla storia, la quale penso sia diventata più interessante.” (9)

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

Léo non è un guerriero alla Rambo, seguace di principi come patria e onore. Léo, al contrario, si arruola perché non ha un mestiere. Voleva abbandonare la madre, una donna trasandata, la quale vive con un amante ubriacone, come lei. La casa è uno schifo, piena di sporcizia: “hai perso la scopa?”

Léo ha una personalità cattiva, distrugge il tesserino di un collega senza alcuna ragione provocando la sua punizione. È finto, ha un disturbo bipolare, il quale esplode nell'ultima sequenza. È falso, dice tante bugie. In licenza, va in discoteca e incontra una ragazza. Léo la stordisce di cazzate sulla sua vita (crede a ciò che racconta?) fino a portarla a letto.

È pure meschino, sottrae il cellulare a uno spacciatore arrestato e lo usa per molestare una sconosciuta ragazza. È una personalità mediocre.

Coline è il sergente. È convinta del suo incarico. Anch'essa non è una wonder woman, ma vuole svolgere il ruolo con professionalità, aspetta e combatte per una promozione. Guida la pattuglia con fermezza e ha il coraggio di difendere il suo sottoposto in difficoltà.

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

Nasconde un segreto. Sotto il peso della mimetica, dello zaino e dell'armi cela la pancia di una donna incinta da parecchi mesi. Non può cedere, nessuno deve sapere la sua condizione altrimenti potrebbe perdere l'avanzamento di carriera.

La prima scena è simbolica. Rumore d'acqua. Primo piano di Léo, sta andato alla caserma per il suo primo giorno di servizio. È su una barca sulla Senna, sta navigando di fianco alla cattedrale di Notre Dame distrutta dal fuoco nel 2019. Metafora dello smarrimento profondo della Francia.

Le sequenze primarie della pellicola sono quelle dei pattugliamenti. I soldati avanzano attentamente, scrutando con scrupolosità. Lo sguardo è concentrato. Ogni persona è una potenziale minaccia: “what you're seeing are potential threats”. Addirittura ogni oggetto potrebbe essere una insidia, come il bidone della spazzatura appena svuotato. Sono diffidenti, guardano in alto verso i palazzo ripresi dal basso. Devono attraversare un corteo di protesta dal quale si innalzano slogan di odio contro la polizia. Lèo guarda di nuovo in cielo, un elicottero sta passando. Probabilmente osserva i disordini. Gli squilla il cellulare, primo piano, è la presunta ragazza. Realtà e follia si incrociano.

I fattori prevalenti sono quelli politici e umani. Il bene e il male sono indistinguibili, i protagonisti sono border line. Non è un film storico o di cronaca è invece verosimile nella logica della guerra. Il regista riprende delle citazioni cinefile autoriali:

"Quando tutto sembra guerra, Leo non ha il diritto di comportarsi come un soldato? The Third War evoca una lunga tradizione di personaggi che perdono terreno, da Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976) a The Conversation (Francis Ford Coppola, 1974) e Dillinger is Dead (Marco Ferreri, 1970). La sfida è restare con il nostro protagonista piuttosto di osservare la sua deriva. In definitiva, guardare qualcuno che è pazzo non è molto interessante. " (10)

La troisième guerre - The Third War, Giovanni Aloi

Come Travis Bickle, il Robert De Niro di Scorsese, Léo bazzica le strade fra i reietti della società. E come Travis compierà il gesto catartico violento e conclusivo.

Il film è lineare, chiaro perfino negli argomenti più spinosi come lo spaccio e l'uso del captagon - anfetamina adoperata in guerra per eliminare la paura - nella caserma.

L'autore sottolinea le peculiarità dei protagonisti riuscendo a rappresentarli umanamente. Impiega la camera bassa, primo piano, i leggeri movimenti degli occhi.

La valigia Luis Vuitton, l'inno della marsigliese, la foto di Macron aleggiano come uno spirito, lo stesso sentimento provato quando suona la canzone dei Ricchi e PoveriSarà perché ti amo

Se cade il mondo

Allora ci spostiamo.”


  1. https://www.agi.it/cronaca/news/2020-12-04/papa-francesco-terza-guerra-mondiale-10540085/

  2. https://www.larena.it/oltre-verona/mondo/se-vince-la-le-pen-rischio-guerra-civile-1.4503492

  3. https://it.geosnews.com/p/it/sicilia/in-francia-si-vuole-creare-clima-da-guerra-civile_31435322

  4. https://www.ilgiornale.it/news/mondo/limmigrazione-fuori-controllo-francia-rischia-guerra-civile-1812862.html

  5. https://lacrunadellago.net/2018/11/02/lex-ministro-dellinterno-francesela-francia-rischia-la-guerracivile-entro-5-anni/

  6. Some years ago, France “went to war” against terrorism. Following the declaration of a state of emergency in the country, we grew used to encountering soldiers on patrol, machine guns in hand, on our city streets, much as one would actually see in a country at war. To say that we “grew used to it” is actually something of a lie. Encountering three soldiers in fatigues with assault rifles slung across their chests isn’t something you get used to. I’m not used to it.” Director's statement PressBook of the film. Translate by author.

  7. Gradually, in the eyes of our character, every street corner comes to harbor a potential terror threat; every car is potentially booby-trapped; every window may hide a sniper. So when our character finds himself in the midst of a violent demonstration, it all comes together: in the end, war manifests itself as we have been taught to see it. Explosions, multiple enemies, projectiles, buildings engulfed in smoke... Suddenly, Paris resembles what our character imagines a theater of war to be. The images that emerge are perfectly superimposable on the images we’ve seen of the wars that have fuelled the collective imagination, from Vietnam to Syria.” Director's statement PressBook of the film. Translate by author.

  8. The Third War is the war we may already be fighting unbeknownst to us. A new kind of war, no longer a war of positions, but of power. That is to say a war of images. A war that may not be quite a war as we think of it, but a fantasy of war. The tension that drives the film comes from this realization: no one knows exactly what a war looks like. We have all seen images of war. We have seen films about war. We have seen war on the news, but what is the “right” image of war?”Director's statement PressBook of the film. Translate by author.

  9. https://www.cineuropa.org/it/interview/392232/

  10. “When everything looks like war, isn’t Leo entitled to behave like a soldier? The Third War is evocative of a long tradition of characters who lose ground, from Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976) to The Conversation (Francis Ford Coppola, 1974) and Dillinger is Dead (Marco Ferreri, 1970). The challenge here is to stick with our protagonist rather than observe his drift. Ultimately, watching someone who is crazy is not very interesting.” https://www.fiff.be/sites/default/files/presse/latroisiemeguerre_dp.pdf translate by author.

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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