Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche Regista: Mattie Do

Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche, Mattie Do

Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche

Regista: Mattie Do

Cast: Yannawoutthi Chanthalungsy, Vilouna Phetmany, Por Silatsa, Noutnapha Soydara, Chanthamone Inoudome, Brandon Hashimoto

Provenienza: Laos

Anno 2019

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Sono morto?”
Nei paesi asiatici sudorientali, i fantasmi appartengono alla vita di tutti i giorni. Sono dei compagni naturali con cui convivere. La loro esistenza è ovvia, nessuno metterebbe in dubbio questo facile assioma.

C’è una letteratura sulla materia. Il regista thailandese Apichatpong Weerasethakul è il maggiore rappresentante di questa questiona. Nel film “Malady Tropical” due ragazzi si fondono con la foresta e con gli spiriti che ci abitano. Nel film “Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti” il protagonista Boonmee è ammalato di cancro. Nella casa della giungla aspetta di diventare anch'esso un fantasma per raggiungere quelli della famiglia.

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Ovvero lo scrittore Pira Sudham. I suoi racconti sono ambientati nell’Isan una regione della Thailandia, fra il Laos e la Cambogia. La lingua più diffusa, non è il Thai bensì il Lao e in parte minore il Khmer: le lingue del Laos e della Cambogia.

Le sue storie raccontano le foreste come dimora abituale degli spiriti degli antenati e dei defunti. La cultura thailandese potrebbe spegnersi con la scomparsa di questa tradizione.

Ovvero come lo scrittore Khamman Khonkhai nel The Teachers of Mad Dog Swamp (Silkworm Books, 1978) racconta l'esperienza come insegnante in un paesino della provincia. La conoscenza della foresta, dominate dagli animali, lo persuaderà a difenderla a tutti i costi:

They say the ghosts used to be pretty fierce. But nowdays I don’t think there are any. The ghosts and evil spirits have vanished – they are frightened of the noise of cars and trucks. They have all fled into the forest …” (Pag. 68)

Sono alcuni esempi. Esiste una moltitudine di storie sui fantasmi nella cinematografia e letteratura asiatica.

Data per scontata l'esistenza degli spiriti, il passo successivo è comprendere se siano pericolosi.

... believe that ghosts must be the scariest beings in the world. … But, now I've developed a new impression, I think I've seen the world long enough to conclude that certain kinds of human beings are actually much scarier that ghosts.” (1)

La conclusione è una verità semplice: degli esseri umani bisogna avere paura non dei fantasmi.

Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche, Mattie Do

Spettri, serial killer, fantascienza, chip sottopelle sono i temi scelti dalla regista laotiana Mattie Do nel film Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche presentato alla 76° Mostra Internazionale dell'Arte Cinematografica di Venezia.

La trama è complessa, una combinazione di generi ed elementi ma elementare nel soggetto. Close-up su un ragazzo laotiano, sta camminando nella foresta. Trova un motorino, campo lungo e lo prende. Nel sentiero vede un teschio per terra. È il simbolo della morte in quella solitaria vegetazione. La foresta è distante dalle città, si intravedono i lampi di una guerra in corso, battaglie combattute lontano. Nessun conflitto in campagna

Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche, Mattie Do

Sulla stessa pista un uomo incontra un fantasma, è quello di una ragazza. Con essa ritornerà indietro nel tempo: “Possiamo camminare insieme se vuoi”.

Il ragazzino e l'uomo sono la medesima persona. Era un bambino quando la madre malata, muore. Una scomparsa terribile e dolorosa. Assistere la sofferenza del genitore, spingerà il figlio, diventato adulto, a praticare l'eutanasia ai malati terminali. I parecchi generi usati non nascondono l'argomento principale: l'eutanasia.

Ci sono altri tematiche, come la metafora religiosa e culturale dei fantasmi ovvero quello della elaborazione del lutto, e del passato.

Mattie Do spiega i motivi della sua attenzione sull'eutanasia, scelta derivante da dolori personali:

Una delle cose che sono successe durante la lavorazione del film è che il mio cane Mango è morto. Abbiamo dovuto praticargli l’eutanasia, è stata una decisione molto difficile per noi. E questo è entrato nel film. Mi ha ricordato di mia madre, morta a 25 anni di cancro. Rifiutò il trattamento, e mostrò la morte da due diverse prospettive. Da un lato il mio cane, che non ha potuto prendere una decisione da solo, dall'altro mia madre, che ha chiamato la famiglia insieme e ha detto: "Non lo faremo, soffriremo più a lungo. Io sono nella quarta fase, la mia qualità della vita è già orribile, perché estenderla e sperare contro la speranza? " E andò a casa, e noi eravamo tutti con lei, anche i parenti come gli zii più lontani, eravamo tutti con lei quando morì. Quindi molti di questi sono diventati The Long Walk. Ma se avessi letto le bozze precedenti, non erano affatto simili, ci stavamo ancora divertendo!” (2)

Potrebbe apparire irriverente paragonare la morte della madre con quella del cane ma non lo è per una autrice nata nel sud est asiatico.

Le scene sono ricercate, soprattutto quelle notturne, con una esaltazione della luce e delle fonti, come il fuoco del finale. Lo stesso accade con i rumori. In una foresta silenziosa, i suoni sono tanti.

Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche, Mattie Do

Il tema sociale è nella descrizione della vita nella foresta. C'è una povertà vasta (“basta che possiamo mangiare qualcosa stasera”), hanno poche cose, pochi soldi, sottolineate negli esasperanti dettagli come nel close-up di vecchie e sudice infradito.

L'esempio di una scena notturna, abbondante di dettagli, in una sera oscura, con insufficiente luminosità.

L'uomo entra nella casa della sua giovinezza.

Shoulder-shot, una ragazza è ripresa di lato, cammina, un uomo gli appare vicino. É notte, c'è foschia, le luci sono innaturali, delle lampadine gialle risplendono nella inquadratura. Il mormorio della foresta, il suono dei passi nella stradina, e un sibilo extra-diegetico rendono tutto irreale.

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Cut. Campo lungo, il signore e la giovane sono di fronte, lui ha una visibilità migliore poiché ha una lampada in mano, mentre la ragazza non è distinguibile nell'oscurità.

Cut. Campo lungo. L'uomo avanza, la camera è alle sue spalle. C'è una abitazione con delle luci alle finestre. Entra.

Cut. Close-up dell'uomo con la lampada, si gira, effetto focus su di lui, dietro il contorno della ragazza rimasta indietro. Nuova messa a fuoco sull'uomo il quale riprende ad avanzare.

Cut. Campo lungo, si infila nel portico. Lo scalpiccio dei passi sul legno del pavimento.

Cut. Close up. L'uomo è dentro casa, tutto è buio, scarsa luce. Scruta, sta cercando qualcosa. Particolare sui bicchieri illuminati sullo sfondo nero.

Cut. Campo medio. L'uomo osserva e tocca un tavolo polveroso.

Cut sul viso dell'uomo. Sembra un posto familiare. È pieno di stoviglie sporchi e avanzi della cena.

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Si sposta, dà le spalle alla camera, vede la credenza. Particolare sull'interno, con tazze piatti aggeggi. C’è una statuina di una donna con le gambe sdraiate e il busto sollevato appoggiato su una mano. L'uomo riflette nel vetro.

Cut. L'uomo è di fianco, la afferra con le mani, la scruta. La riconosce. La guarda attentamente. Campo lungo. In quel momento una voce fuori campo gli urla qualcosa. L'uomo, spaventato, la lascia cadere, rompendola.

Cut. Close-up del soprammobile spezzato sul pavimento.

La scena è importante giacché il protagonista riscopre la sua vecchia abitazione. È girata con un tono dark, la camera sempre su lui, alternando primo piano e campo lungo, con una ripresa sotto le spalle. Utilizzando il focus delinea la ragazza come uno spirito, prima ha un corpo, poi è solo una linea.

Il suono è disturbato dal fastidioso sibilo. Non ci sono dialoghi fino all'urlo dell'attuale proprietario. Con la sua comparsa cambia l’illuminazione nell'ambiente, ora è tutto più chiaro.

Il film è una fusione di misticismo e di filosofia.

L'elemento etico, il bene e il male si confondono, sono difficilmente riconoscibili: uccidere un individuo, pure se malata, è un bene o un male?

Perciò la regista adopera l'aspetto onirico come una nebbia, una foschia. Si adegua alla foresta laotiana, la quale non solo confonde la natura ma addirittura l'animo delle persone.

Bor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche, Mattie Do

C'è l'aspetto poetico, quello sublimale. La scienza è finzione, non ha valore, nonostante l'autrice cerca di presentare uno sfondo fantascientifico, come i pagamenti con i chip nel polso.

Non esiste una logica, esiste una atmosfera. Anche divertente come le figure delle due lesbiche ovvero la crudele sequenza dei pannelli solari. La solita inefficiente e ricca ONG installa nel giardino della casa dei pannelli solari “avremo abbastanza luce per guardarci mentre moriamo di fame”. Non li aiutano a produrre e recuperare il gap della miseria, l'ONG sta vendendo effetti speciali.

Come struttura del linguaggio, oltre ai generi, l'autrice usa numerose finezze. La camera a volte si sposta velocemente e in altre lentamente, con un via vai di cadaveri, con la rappresentazione di un funerale buddhista, con l'effetto focus.

2 ragqzzo15.jpgBor Mi Vanh Chark - The Long Walk - La Longue Marche, Mattie Do

Il finale, grazie al fuoco, è purificatorio. Nel colore di quelle fiamme si ha il senso della vita. In questo mondo – sia nel passato, sia nel futuro - a sopravvivere saranno unicamente i fantasmi. Forse è meglio così, i fantasmi sono migliori degli esseri umani.

  1. Ghosts are ruling Thailand by Patcharawalai Sanyanusin, Bangkok Post, 9 november, 2011

  2. One of the things which had happened during the writing of this film was... my dog Mango died. We had to euthanize him, which was a very difficult decision for us. And that made it into the film. It brought memories back for me about my mother, who passed away when I was 25 years old from cancer. She refused treatment herself, and to me it showed death from two different perspectives. On the one hand my dog, who couldn't make a decision for himself, on the other hand my mother, who called the family together and said: "We're not going to do this, and suffer through it longer. I'm in stage four, my quality of life is horrible already, why extend it and hope against hope?" And she went home, and we were all with her, even relatives like uncles from farther away, were all with her when she passed away. So a lot of this made it into The Long Walk. But if you'd read the earlier drafts, they weren't at all similar, we were still just having fun!” https://screenanarchy.com/2020/02/rotterdam-2020-interview-mattie-do-talks-about-the-long-walk.html translate by author

Roberto Matteucci

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http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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