Pappy's World Regista: Matt Wisniewski

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Pappy's World

Regista: Matt Wisniewski

Cast: Fred Polone, Jaz Frazier

Anno: 2018

Provenienza: USA

Autore Recensione: Roberto Matteucci

Il Natale ha il suo rito, ogni gesto, ogni atto della festa ha una grande importanza.

Soprattutto i regali hanno una presenza strutturale. Essi sono tensione, ansia, nervosismo, perchè incarnano sia il sogno di realizzare il proprio desiderio; sia la paura, la disillusione di ricevere il dono sbagliato, inutile.

Perciò non bisogna essere bambini cattivelli, irrispettosi nell'anticipare il Natale, perché questo atteggiamento porterebbe a un disastro, ironico e sarcastico.

C'è l'insegna il regista americano Matt Wisniewski nel suo cortometraggio Pappy's World, un genere black Christmas geniale.

Non c'è dubbio, siamo a Natale. Nel chiuso di una stanza i regali sono messi in evidenza, riempono l'immagine, sono grandi, colorati, invogliano sicuramente una giovane fanciulla. L'autore la inquadra mostrandola nel suo splendore, è una ragazza lentigginosa, affascinante; da un effetto flou si passa al suo primo piano. È una significativa inquadratura perché riproduce la voglia, la malizia, la furbizia nei suoi occhi.

I pacchi sono tanti, forse troppi, sono impilati verso l'alto. Troppo in alto. La giovane si disinteressa di tutti quanti, essa vuole quello sulla cima, quello inarrivabile, quello impossibile da afferrare da sola. Perché proprio quel grande pacco con il fiocco verde? Perché non quello più in basso, quello più facile da raggiungere? Anche gli altri sembrano interessanti.

Sono le tensioni giovanili, l'inizio simbolico del film.

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La stanza è colorata con il nonno addormentato sulla sedia a dondolo, la ripresa è dal basso, campo totale, possiamo osservare i colori vivi, accesi, luminosi; il calore della camera è lampante. Finalmente la ragazza agguanta il regalo; il peccato è raggiunto, la mela è ghermita. Il pacco contiene è un pupazzo inquietante con occhi immensi, il regista lo presenta in un minaccioso primo piano tramite un lento e pauroso zoom.

Cosa sta succedendo fra la ragazza e il pupazzo? La camera gira a 360 gradi, veloce, frenetica, ossessiva, indemoniata, i rapporti di forza stanno cambiando, una forza sovrannaturale sta prendendo sopravento su tutti.

La trama continua con una trasformazione di tutto, compresi pupazzo e personaggi, anche per il ritorno al passato, il ritorno a una guerra spietata. L'arguzia di Wisniewski è rappresentare in un piccolo spazio, con i mezzi a disposizione, il senso inumano della guerra. Gli sono bastati un elmetto, dei soldatini, una torta, e tanta fantasia. D'altronde la guerra è violenza, e la violenza contorce, stravolge all'inverosimile.

Puppy's World è ironico, divertente, beffardo, pungente, come quando la ragazza saltella dietro il nonno per prendergli il bastone, gli serve per catturare il regalo più in alto. Le movenze sono spiritose, sembra una scena teatrale con l'inquadratura in campo medio. Con pochi atti si ha l'illusione di compiere un qualcosa di sconvolgente, di traumatizzante per il Natale.

Film brillante, montaggio intelligente, raccordi concreti per una storia lineare, un soggetto scritto al limite dell'horror e dell'ironia, con una sagace presenza di una tematica sociale ma senza prenderla troppo sul serio. Come sul serio non si può considerare la carta da parati contenente tanti allegri e schematici alberi di Natale. Soprattutto non si può rimanere indifferenti di fronte alle allusioni sessuali fra la bambola e il soldato in posizione conturbante, finale pulp di una storia graffiante.

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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