Tre manifesti a Ebbing, Missouri - Three Billboards Outside Ebbing, Missouri Regista: Martin McDonag

Tre manifesti a Ebbing, Missouri - Three Billboards Outside Ebbing, Missouri

Regista: Martin McDonagh

Cast: Frances McDormand, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Lucas Hedges, John Hawkes, Samara Weaving, Peter Dinklage, Sandy Martin, Nick Searcy, Abbie Cornish

Anno: 2017

Provenienza: USA, UK

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“Non si manda la mamma a parlare con la polizia.”

In tanti hanno imparato a proprie spese di non confondere la bella luccicante America delle coste e delle grandi città, con la profonda provincia americana.

Le differenze sono tantissime e non solo politiche.

Gli abitanti, addirittura quelli con idee liberal, hanno comunque atteggiamenti personalità caratteriali molto forti, pronti a difendere le proprie idee perfino con mezzi impetuosi.

Perfino la protesta contro le autorità – per chi si sente vittima di qualche sopruso - può assumere connotati eclatanti, anche per mezzo di azioni di marketing.

Lo visse il regista Martin McDonagh, in una intervista racconta:

“You’ve said that this idea started for you while you were traveling across America, nearly 20 years ago, and you saw an angry message on billboards. Why did that stick with you long enough that we’re getting to see this film, so many years after you saw that?

McDONAGH: Because the message was very similar to what Mildred’s message is, at the start of the film, the idea of the anger and the pain behind that was something that I could never really get out of my head.” (1)

È la rabbia l'idea fulminante - rilevata attraverso dei grandi cartelloni pubblicitari su una strada provinciale - del film Tre manifesti a Ebbing, Missouri - Three Billboards Outside Ebbing, Missouri.

Il film ha vinto alla 74°.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il premio come migliore sceneggiatura e al Toronto International Film Festival ha meritato il premio del pubblico.

Mildred vive con il figlio a Ebbing in Missouri, un paese della vasta e determinata provincia americana. Gestisce da sola una fattoria perchè il marito l'ha lasciata per una ragazza più giovane. Ma il trauma tremendo lo ha vissuto qualche mese prima, quando l'adolescente figlia Angela è stata ferocemente e crudelmente uccisa: “Raped while dying.”

Nonostante sia passoto molto tempo, la polizia di Ebbing, guidata dallo sceriffo Willoughby, non è riuscita a trovare lo schifoso serial killer.

Mildred è convinta che lo sceriffo abbia trascurato e abbandonato l'inchiesta sia per incapacità sia per negligenza.

L'idea gli giunge improvvisa. Guidando su una lunga strada di campagna, nota tre grandi cartelloni pubblicitari rotti e non utilizzati da tanto tempo. Corre all'agenzia pubblicitaria e affitta i manifesti per un avviso diretto allo sceriffo.

Ci vuole del tempo perché lo spettatore possa leggere il messaggio, anzi le tre domande provocatorie, le quali accusano lo sceriffo di aver dimenticato l'inchiesta. Le domande sono un preciso esempio di marketing strategico, perché incolpano e nello stesso tempo stimolano l'orgoglio della polizia a riprendere la caccia all'assassino.

Inizia uno scontro fra Mildred e la città, tutta schierata in difesa dello sceriffo.

È uno contrasto forte e violento; il regista lo gestisce sia fisicamente sia con dialoghi curati e pianificati. Mildred non esita a piantare il trapano per la pulizia dei denti nella mano del suo dentista ovvero a calciare i testicoli di un ragazzo e subito dopo – dimostrando nessuna discriminazione sessuale – rifilando un altro calcione nella vagina dell'amica. Ma la gestualità della donna è amplificata dai dialoghi, il quali sono sia cupi, sia ironici e sarcastici.

“Amo i dialoghi, è qualcosa che mi viene naturale scrivere! Quando scrivo è come ricopiare delle conversazioni che stanno avvenendo, come se ci fossero due persone che parlano nella mia mente. Alle volte è un aspetto positivo perché devi mantenere il ritmo con cui lo fanno ma devi anche conoscere molto bene i tuoi personaggi e le loro idiosincrasie e oscurità, speranze, sogni.” (2) Infatti, le tante battute forti e decise tengono il ritmo della storia, mischiando il fondo dark con un tono barocco. Perciò il linguaggio non è quello di una educanda di una scuola cattolica, ma quello vivace e colorito di una donna di campagna con una vita difficile.

Il regista si disinteressa al giallo, allo scoprire il colpevole, non è stimolato a ripristinare la giustizia. E forse alla giustizia non è coinvolta neppure Mildred. Noi vediamo un caleidoscopio di caratteri umani, di personalità forti, personaggi scontrosi, individualità aggressive.

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Mildred è nevrotica esasperata cattiva, parla con le ciabatte, dondola su una altalena. L'autore è perfido con essa quando la mostra nel flashback di qualche ora prima che la figlia fosse uccisa: sta litigando furiosamente con la ragazza con parole molto offensive. È il senso di colpa crudele, perfetto per psicanalizzare la condotta della madre.

Il regista è ancora più spietato quando Mildred accetta, costretta, l'invito a cena di James, un uomo di bassa statura innamorato della donna. La sufficienza con cui Mildred lo tratta, nonostante la gentilezza di James, fa esplodere l'uomo in una sentenza definitiva e vera contro Mildred, una donna: “che non sorride mai, che non ha buone parole per nessuno.”

Il clone di Mildred è il poliziotto Dixon. Ignorante, razzista, brutale, manesco, stupido, incapace. È lo stereotipo del poliziotto di provincia; pensa di essere onnipotente e di essere contemporaneamente e personalmente: poliziotto giudice e boia.

Pure Dixon è un personaggio freudiano, e con esso, Martin McDonagh è sadico. Accanto a Dixon, l'autore costruisce la figura di una madre anziana ma ancora capace di guidare o di ostacolare il figlio. È evidente il gioco psicanalitico, l'incapacità di liberarsi e di essere se stesso.

Mildred e Dixon si odiano, si affrontano rabbiosamente sia apertamente, sia con le persone coinvolte.

Entrambi non risparmiano prepotenza e danni. Incendi, pestaggi proseguono nella storia.

Il frutto di questo rapporto tormentoso e inumano, mischiato con un ambiente provinciale e limitato, è la creazione della giustizia: la vendetta spietata contro ogni forma di abuso.

Arriva il momento fatidico, i due personaggi si mescolano e si confondono, hanno raggiunto un accordo, un modus operandi comune per la vittoria della giustizia genuina, quella delle persone normali e comuni contro chi ha un'idea di giustizia filosofica e benpensante.

Per diretta ammissione del regista non esiste una finalità politica nel film: “Speravo di fare qualcosa di più universale e senza tempo, ovvero proporre la storia di una madre che sta cercando di ottenere giustizia. Non si tratta però, ad esempio, di un commento alla presidenza Trump perché l’abbiamo girato prima che venisse eletto.” (3) e infatti, il messaggio è globale e valido universalmente.

Sceneggiatura solida e energica, i personaggi non sono veri, sono decisamente assemblati con abilità. Non sfugge nessuna scena, nessuna inquadratura, nessun dettaglio. Unisce con un montaggio veloce, una fotografia esaltante degli spazi solari e quelli cupi notturni; persino utilizzando le fiamme degli incendi purificatori che tutti sembrano usare in una società intimidatoria.

Poi ci sono gli attori e la musica. Entrambi i linguaggi svolgono un ruolo personalistico.

Il regista parlando di Carter Burwell, autore della colonna sonora, esattamente descrive entrambi gli elementi:

“Per fortuna mi ha fatto sentire un brano ed era il tema di Mildred, con un’atmosfera molto da spaghetti western e mi ha detto: “So che potresti pensare sia un’idea folle, ma sto pensando un po’ a Sergio Leone“. Era invece perfetta anche se non l’avrei nemmeno potuto pensare prima che la condividesse con me, nemmeno per un secondo, e invece funziona alla perfezione! Frances aveva questa idea di ispirarsi a John Wayne per il suo personaggio, per la sua camminata, e per il suo atteggiamento perché lui aveva avuto questi ruoli iconici in cui una persona arriva in città e colpisce in un certo senso le istituzioni.” (4)

È bellissimo il collegamento fra la musica di Sergio Leone con la recitazione alla John Wayne di Frances McDormand.

1) http://collider.com/martin-mcdonagh-interview-three-billboards-outside-ebbing-missouri/

2) https://www.badtaste.it/2017/09/12/venezia-74-martin-mcdonagh-parla-manifesti-ebbing-missouri/265481/

3) https://www.badtaste.it/2017/09/12/venezia-74-martin-mcdonagh-parla-manifesti-ebbing-missouri/265481/

4) https://www.badtaste.it/2017/09/12/venezia-74-martin-mcdonagh-parla-manifesti-ebbing-missouri/265481/

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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