São Jorge Regista: Marco Martins

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São Jorge

Anno: 2016

Regista: Marco Martins

Provenienza: Portogallo Francia

Autore: Roberto Matteucci

73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

“San Giorgio prega per noi.”

Nel 1969 la chiesa ridusse la figura di San Giorgio a semplice memoria facoltativa, per mancanza di dati certi sulla sua vita. Questa decisione è trascurabile perché San Giorgio è una figura possente nell’immaginario cristiano. Non è un santo pacifico, non affronta i peccatori con un serafico sorriso da martire. San Giorgio combatte il drago con la lancia per salvare l’innocente principessa. Non ha paura. Perfino il suo martirio avviene con un’atroce vendetta. L’imperatore Diocleziano ordinò la sua decapitazione. San Giorgio accettò, ma prima lanciò la preghiera a Dio di incenerire l’Imperatore e settantadue dignitari. Accolta la supplica, San Giorgio si fece decapitare. i

San Giorgio – in portoghese Jorge - è il patrono del Portogallo.

Nomen omen, Jorge è il nome del protagonista del film São Jorge di Marco Martins, presentato alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Così ci racconta il regista sull’importanza del santo:

“Saint Jorge is an important saint for the city of Lisbon, and he's a warrior -- São Jorge. When I thought about the title of the film and the character, initially I didn't think about São Jorge, I just call him Jorge. One day, I live in the center of Lisbon near the castle of Sao Jorge, and I was coming home, and I asked myself who is Sao Jorge? You live there of course you never research it, so then I researched it and found out he was a warrior, and the prayer of Saint George was a great metaphor for the film. So it became very evident this was the name. You know, also boxers always have some kind of superstition. With this guy, I liked the fact that he had some spiritual thing, that takes him away from the environment where he lives because those around him are not very spiritual. They are very attached to money.” ii

Siamo in Portogallo, nel 2011. Nel maggio di quell’anno, la troika – commissione europea, BCE e fondo monetario internazionale – arrivò a Lisbona per contrattare un accordo, l’urgenza era salvare dal default il paese. Per tutti gli anni novanta la percentuale di crescita del Portogallo fu più alta della media europea. Gli effetti della crisi economica saranno intensi, la crescita esponenziale fu sostituita da una decrescita altrettanto forte. Il boom si smorzò fino a deprimere i dati di bilancio e scoprire la brutta realtà. Il Portogallo era cresciuto indebitandosi, ma ora non avendo più PIL era costretto a richiedere una rinegoziazione del debito. Lo stesso accadde per i privati. I debiti contrati dalle aziende, dalle famiglie erano in linea con i redditi dell’epoca ma ora non più.

Premessa circostanziata su due elementi del film:

lo sfondo sociale ed economico disastroso,

la ricca e personalità del protagonista Jorge.

Prima inquadratura, una camera, un letto, un uomo, un atleta, un grande fisico, ma è evidente, qualcosa non va.

L’inquadratura da dietro lo mostra mentre si lava la testa rasata. Jorge è un pugile.

Un boxeur in disgrazia, come la sua esistenza: una moglie brasiliana abbandonata, un figlio che vive insieme a Jorge nella casa del padre. Non ha soldi, ha un lavoro ma non lo pagano da sei mesi. Non riesce a versare gli alimenti alla moglie, la quale sta pensando di tornare in Brasile con il figlio.

Di fronte allo sconforto accetta un lavoro come recuperatore credito. Ha il fisico adatto.

I tanti debitori prima sono sollecitati in maniera forte, minacciando addirittura la moglie, la famiglia. Jorge dovrebbe essere il braccio armato, l’intimidazione fisica. Ma non è il suo mestiere.

Intorno ai personaggi c’è tanto sconforto. Molti edifici sono chiusi, i locali senza pubblico.

La ditta dove lavora Jorge, insieme con il padre e agli amici, è in difficoltà, non paga i salari da mesi e sta proponendo una ristrutturazione con ulteriore riduzione delle retribuzioni.

Gli incontri con i vari debitori si susseguono con ritmo. Ancora molti lavorano ma non hanno denaro per saldare le loro esposizioni. Di fronte ai loro obblighi hanno un atteggiamento da dipendenza. Le risposte sono false come un eroinomane quando promette di non assumere più droga:

“Pago tutto”,

“Vendo casa e pago tutto.”

Ma non è vero, sono falliti, non hanno speranza. Resistono per disperazione, per orgoglio, non hanno alternative.

“Ho voluto dare un volto alla crisi. Una cosa che accade spesso, nei media in particolare, è che quando si parla della crisi, si parla di cifre, non si parla pîù di persone.” iii

Ha ragione il regista, se guardiamo uno spread, un indice, un dato PIL, non riconosciamo i volti delle persone.

L’autore è capace. Il suo volto della crisi è quello di Jorge.

Jorge è San Giorgio; del protagonista Marco Martins racconta:

“I thought of the character of Jorge as a body, more than a mind. In a strange way, sometimes when I was writing he was like an action hero, because he's just actions, not thinking. The main characteristic of this character is that he's completely manipulated by all the surroundings and all the people around him. Not Susana, she's being sincere with him. When she says something it's not to manipulate him. He's very naive.” iv

È bravo il regista nel personaggio. La struttura del film è tutta basata sul pugile e sulla sua fisicità imponente: muscoloso, testa rasata, una mascella vigorosa. “He’s very naive” dice il regista, ma forse anche San Giorgio era naive nella leggenda, eppure era un eroe.

“He's completely manipulated”, conferma Marco Martins, per questo gli piace riprenderlo di spalle, adora la sua nuca. L’inquadratura da dietro è il simbolo della manipolazione.

Tutti lo manovrano. Il padre lo vuole pugile, anche se non ha capacità e tanti problemi. Il figlio lo rivuole insieme alla madre, la moglie lo spinge per i soldi, i suoi datori di lavoro per interventi decisi.

Ma Jorge sa chi è il drago nella vita di Lisbona, anche se si sbaglia in un primo momento inseguendo uno chef stellato pieno di debiti nel traffico della citta. Il manipolato Jorge si rende conto di essere oggetto d’imbroglio e accetta le conseguenze dolorose. Balla con la moglie, il figlio sta giocando nelle vicinanze. La musica cambia, dalla samba si passa al fado, la struggente musica portoghese.

L’autore riesce nel compito di mostrarci i due aspetti del film: quello sociale e quello di Jorge. Sono entrambi lo stesso volto, devono convivere. Venti anni prima la storia avrebbe avuto dimensioni diverse.

C’è un lungo flash back nella storia, al termine del quale ritorna alla nuca di Jorge.

Ad aiutare Marco Martins ha contribuito, recitando con grande fisicità l’attore Nuno Lopes, vincitore del premio miglior attore per orizzonti.

i http://www.santiebeati.it/dettaglio/26860

ii http://www.huffingtonpost.com/e-nina-rothe/sao-jorge-hits-venice-an_b_11867708.html

iii http://cineuropa.org/it.aspx?t=interview&l=it&did=315188

iv http://www.huffingtonpost.com/e-nina-rothe/sao-jorge-hits-venice-an_b_11867708.html

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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