Hjartasteinn – Heartstone Regista: Guðmundur Arnar Guðmundsson

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Hjartasteinn – Heartstone

Anno: 2016

Regista: Guðmundur Arnar Guðmundsson

Provenienza: Islanda Danimarca

Autore: Roberto Matteucci

73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia - Giornate degli autori

“Consideriamo le infinite possibilità.”

Poco più grande della Corea del Sud, l’Islanda ha una popolazione di circa 335 mila persone conto i 50 milioni dello stato asiatico.

Considerando pure la distanza dall’Europa continentale, abbiamo l’idea di come sia la vita sull'isola, dove la natura ha la prevalenza.

Ingrandiamo questa concezione e immaginiamoci di entrare nell’adolescenza, in un paesino islandese, nella zona orientale vicino a Egilsstaðir, capitale della regione. La località ha solo 130 abitanti.

In questo piccolo villaggio è ambientato il film Hjartasteinn – Heartstone del regista Guðmundur Arnar Guðmundsson presentato a 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli autori.

Nonostante le dimensioni minuscole e la scarsa densità, il posto è d’immenso fascino naturale. Il verde prevale, le montagne sono delicate, il mare raggiunge qualsiasi anfratto. Le uniche fonti di disturbo sono alcune maleducate decisioni umane, come degli scarichi di macchine rotte.

Circondati da tanta bellezza, un gruppo di giovani ragazzi sta prendendo il sole. Sono rilassati e annoiati, ma uno di essi, Thor, è particolarmente inquieto. Iniziano a pescare, riescono a raccogliere tanto pesce. Molti sono pesce pietra: “Christian ti assomiglia”. Christian è il miglior amico di Thor. I ragazzi sono pochi, si conoscono tutti, si frequentano solo fra essi. Le nuove conoscenze sono rare e hanno scarsi passatempi.

Christian e Thor iniziano a crescere, vorrebbero maturare velocemente, avere delle ragazze, diventare adulti. Thor, manifesta la smania baciando se stesso allo specchio o osservando speranzoso se i peli sulle ascelle stanno crescendo.

I due amici stanno sempre insieme, provocando le ironie degli amici: “Come sta la nostra coppietta?”

È problematico relazionarsi in un ambiente chiuso, ma non basta, peggiori difficoltà arrivano addirittura dagli adulti..

Il padre di Christian è alcolizzato, litiga nel bar e appare in mezzo la strada in condizioni pietose. La madre di Thor è una sfaccendata, non ha marito ma tre figli, i quali la criticano per i suoi sollazzi con vari uomini.

Le conseguenze di tante inquietudini provocano tensioni materiali comiche e drammatiche.

Thor sente la pressione, la conseguenza è pisciarsi addosso nel letto. E gli succede proprio quando, con Christian, passa la notte con due ragazze.

Christian invece ha un panico maggiore, un’angoscia incontrollabile. È troppo giovane, è troppo immaturo e la sua decisione sarà drammatica, lasciando nello sconforto l’amico Thor.

Una storia con una struttura semplice, lineare ma molto chiara e volitiva nel suo pensiero.

Non è la consueta pellicola sull’omosessualità, è una storia sul desiderio di crescere rapidamente. Un passaggio normale, naturale. Solitamente produce goffi atteggiamenti, nervosismo, litigi. Altre volte purtroppo causa vittime irreversibili.

Durante il film, la sensazione più evidente è quella claustrofobica. Nonostante le dimensioni naturali bellissime e vaste, l’Islanda è un paese con dei problemi. Il regista racconta:

“… l’Islanda di oggi è aperta sul fronte dell’accettazione e del rispetto, tra l’altro chi fa commenti omofobi viene considerato semplicemente uno stupido …” [i]

e poi c’è l’elevato numero di suicidi. Sempre l’autore racconta:

“Nella città dove sono cresciuto sicuramente: 3 ragazzi hanno provato a togliersi la vita, uno di loro sfortunatamente ci è riuscito. Anche uno dei miei migliori amici si è suicidato.” [ii]

La percezione della solitudine è provocata da una condizione fisica e aggravata da quelle umane. Perciò i ragazzi crescono con un forte turbamento, in un mondo limitato e chiuso.

Il figlio non rincasa a dormire di notte e la madre neppure si accorge.

L’urlo di Thor sul trattore è la sua maniera di esprimere sconforto. Christian non riesce a esprimerla, la sua è disperazione interiore.

La tensione si allenta quando il padre di Christian porta i ragazzi a scalare il monte in condizioni di estrema pericolosità. I ragazzi si abbracciano per la paura.

Il film è fresco, girato con abilità, esaltando il territorio e nello stesso tempo i due ragazzini. Abbiamo tanti campi lunghi, e per i ragazzi tante scene intime, come il gioco sessuale all’interno della macchina.

Nella prima parte il tono è allegro, come un film adolescenziale. Nella seconda il tono si trasforma in cupezza, le angosce sono esplose, i ragazzi si dividono.

La scena è evidente: Thor è felice, si lascia cadere all’indietro sulla terra, ha appena avuto la sua prima volta con l’amica. Quella gioia è contemporaneamente la fonte di dolore di Christian. Thor è a terra e sente il colpo di un fucile.

Solo la rabbia può aiutarlo perché non ha altra soluzione.

[i] http://xl.repubblica.it/articoli/venezia-73-doppio-esordio-islandese-con-heartstone/44798/

[ii] http://xl.repubblica.it/articoli/venezia-73-doppio-esordio-islandese-con-heartstone/44798/

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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