Figli del Sole - Khorshid – Sun Children - Hijos del sol Regista: Majid Majidi
Figli del sole - Khorshid – Sun Children - Hijos del sol
Regista: Majid Majidi
Cast: Ali Nassirian, Javad Ezati, Tannaz Tabatabaei, Roohollah Zamani, Mohammad Mahdi Mousavifar, Shamila Shirzad, Abolfazl Shirzad, Mani Ghafouri, Safar Mohammadi, Ali Ghabeshi, Babak Lotfi Khajepasha
Provenienza: Iran
Anno 2020
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“I visitatori sono più pazzi dei degenti.”
Il sito www.numbeo.com analizza e misura la qualità della vita nelle città del mondo, compreso il livello di criminalità. Tehran ha un indice generale moderato di delinquenza. Tutte le voci analitiche esprimono questo giudizio a eccezione di tre, con una valutazione high: corruzione, incremento di criminalità negli ultimi tre anni, droga. Apparirebbe una situazione non drammatica eppure la recente filmografia iraniana ci rappresenta una verità contrastante.
L'alto consumo di stupefacenti fu raccontato senza commiserazione nel film Metri Shesh Va Nim - Just 6.5 del regista Saeed Roustayi, presentato a Venezia nel 2019.
Quest'anno a Venezia, un'altra pellicola iraniana, The Wasteland - Dashte khamoush di Ahmad Bahrami, nella sua formalità e stile, ha svelato la terribile esistenza dei lavoratori rurali in una fabbrica di mattoni.
Tehran ha un'altra questione sociale difficile e delicata da affrontare: quella dei bambini di strada. Un fenomeno triste, con ripercussioni umane. Ovviamente è una sfaccettatura mondiale, anche i paesi sviluppati soffrono di questo disordine umanitario.
In Iran questa crisi ha delle gravi motivazioni. C'è il problema economico, aggravato da un lungo embargo, spese militari considerevoli e il desiderio di essere una potenza nucleare per minacciare i confinanti. Poi ci sono spiegazioni familiari. La struttura portante della famiglia è in crisi e, come sempre, i bambini pagano il prezzo più elevato. La perdita di valori familiari non è compensata dalle istituzioni pubbliche e statali, ad esempio la scuola.
Inchieste sociologiche confermano la tesi:
“The state of affairs in Iran according to Haddad and Moghadam (2011) is largely responsible for the various social issues the country is presently facing. For instance, one of the emerging social phenomena is the alarming increase in the number of unrestrained children that wander around the streets and public places in major cities (Vameghi, 2006). Rahbari (2016) observed that children from the lower class families living in cities such as Tehran, Shiraz, Isfahan, and Kerman increasingly drop out of school or stop attending school and are compelled by their parents and guardians to work because they cannot provide for their basic needs. Furthermore, some of the children are abandoned or left alone to look after themselves, while others run away from home to escape from the horrendous conditions (Zand and Rahim, 2011).” (1)
La fonte principale di questo esercito malridotto sono le immigrazioni sia dalle disagiate zone rurali, intere famiglie, prive di aiuti, arrivano nella capitale, sia dai tantissimi rifugiati dal confinante Afghanistan:
“This finding, therefore, invalidates the result reported by Moradi et al. (2015) where they found that 73.7% of the street children in Tehran were sons and daughters of migrants from Afghanistan and other neighboring countries, while 26.3% are from Iranian family. Moradi et al. Only considered a few samples in their study (<500 street children in Tehran) to arrive at this conclusion. This position is, therefore, invalid; as the findings of this study clearly revealed that 83% of street children surveyed were Iranians, while only 17% were children of migrants from Afghanistan.” (2)
Le conseguenze sono deleterie, anzitutto per i bambini. Essi soccombono per le malattie, per gli adescamenti sessuali, per la droga, per la violenza. Poi c'è il danno per la collettività, essi saranno i futuri delinquenti.
Descrive questo disgraziato aspetto sociale, il regista iraniano Majid Majidi nel film Figli del sole - Khorshid - Sun Children presentato alla 77° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Ali è un bambino di dodici anni. Il padre è morto e la madre è ricovera in un ospedale psichiatrico. Vive nella strada, non va a scuola e campa di espedienti con i suoi tre amici: Reza, Mamad e il profugo afgano Abolfazl. Insieme resistono ogni giorno in una realtà ostica e pericolosa. Commettono piccoli illeciti, come rubare pneumatici dalle macchine nei garage. È il principio della storia, i bambini sono impegnati a trafugare delle ruote. Il furto non ha successo, sono scoperti. Inizia una fuga veloce, gli amici si sostengono a vicenda per salvarsi.
La loro attività è notata dal boss della mafia del quartiere, il quale persuade Ali di collaborare in un colpo importante, trovare un tesoro. Ali accetta, suggestionato dal fascino di scovare un “tesoro”. Si tratta di oro nascosto sotto il cimitero. Si può raggiungere unicamente attraverso un cunicolo dalla scuola vicina, la Sun School. Il loro compito è iscriversi e scavare una galleria.
Un'incombenza non facile. Innanzitutto l'ammissione è difficoltosa, bisogna convincere un preside recalcitrante. Ali e amici ci riusciranno con urla e litigi.
La Sun School non è pubblica. È gestita, da una ONG locale, grazie a donazioni e beneficenza, peraltro piuttosto scarse. Gli studenti sono ragazzi rifiutati, emarginati, disperati, poveri, sporchi, raccolti nella strada. Sono intelligenti ma nessuno gli insegnato i pregi dello studio.
Ali è in una classe complessa. Sono seduti in tre per banco, l'attenzione degli studenti è bassa, sono caratterialmente indisciplinati. Gestiscono con temerarietà l'istituto, il preside, e soprattutto il professore Rafie, il vice preside.
L'elemento sociale è quello predominante per Majid Majidi:
“The card in the beginning of my film says that, according to the statistics of world children rights organizations, such as UNICEF and ILO, there are 250 000 000 across the globe out of which 152 000 000 child labourers in dangerous conditions. Even though it has been decreasing constantly, thanks to world institutions and numerous associations in 190 countries, it is still a very shocking number. We should see the whole world as a family and these kids as members of this family, our family. If any of these kids are misled, or get involved in criminal gangs, drug dealing or theft, all of the family, our world community, suffers. I’m deeply committed to children rights. Children should not be deprived from their childhood and miss their development. Children deserve to be treated with more protection, dignity and justice and I hope my film can contribute to that.” (3)
Il numero dei bambini, costretti a barcamenarsi in condizioni pietose senza una casa, è elevato. Una quantità sproposita nel mondo. Il regista parla di duecentocinquanta milioni. Ma su internet i dati delle organizzazioni umanitarie sono discordanti specialmente nel trend in perenne aumento. Usualmente le ONG guidano spregiudicatamente le statistiche. Le strade di Tehran sono quelle meglio conosciute dal regista e infatti le narra con passione e affetto.
Indirettamente, l'autore suggerisce perfino lo strumento da valorizzare per recuperare i fanciulli abbandonati: la scuola:
“The idea of this film came from the school in Tehran established by a young NGO. I was inspired by it and I believe this initiative should become wider and adopted by all countries. My hope is that this movie will help to create awareness and trigger initiatives.” (4)
Con famiglie irregolari o disfatte, la scuola dovrebbe supplire con una funzione educativa energica. Per riuscirci il sistema scolastico non dovrebbe essere né pubblico, né privato ma condotto da organizzazione no profit, solo esse potrebbero gestirle con intensa senza finalità personali e politiche.
La quasi totalità dei ragazzi di strada di Tehran non frequenta la scuola, perciò hanno un unico esempio di vita appariscente, dal quale apprendono facilmente: quella della malavita:
“Moreover, 96% of these children had not or never attended any formal or informal school, while only 4% had attended school (at a basic level) but dropped out due to financial challenges of their parents. Furthermore, 97% of those who had attended basic schools were between the ages of 11 and 17 years old and 3% were between the ages of 4 and 10 years old. These indicate that the majority of the street children in Tehran do not attend formal school or informal vocational training.” (5)
L'altro tema è la figura paterna. Si riconosce nella sua mancanza: non ci sono padri nel film:
“As the young boys suffer from the lack of responsible fathers, the teacher at the Sun School, Mr. Rafie (Javad Ezati) becomes the role model the children are missing in their lives. “Well, the importance of the presence of a father or a father figure is undeniable,” says Majid, “and unfortunately in these families, the father is often absent; either in prison or dead because of drug use. Considering the fact that in oriental families, especially in this strata of society, it is the man of the house that financially supports the household, the absence of the father produces a large void ...” (6)
La loro assenza è spiegata dai quattro ragazzi durante l'iscrizione. Alla domanda di Rafie su quale lavoro facessero i loro padri la risposta è sconfortante:
“Father's occupation?
“He's gone.”
“My father is in prison.”
“He's dead.”
“Mine's gone too.”
Il vice preside Rafie è il padre ideale dei ragazzi. Perché è un uomo deciso, volitivo, inflessibile, generoso. La sua prerogativa è la fortezza intesa nel senso di coraggio e fermezza nello sfidare smisurati ostacoli. Rafie è il modello positivo per gli studenti.
Non è un educatore classico, la pedagogia è approssimativa, sia per adeguarsi al livello degli studenti, sia perché ha altri progetti, quella di essere un esempio.
Così si comporta nella scena in cui Ali gli insegna a colpire con la testa.
Mise-en-scene un ufficio normale, con delle grandi finestre, fiori e quadri sulle pareti, lo sfondo quasi sempre sfuocato. Gli unici personaggi sono Ali e Raifi.
Camera static, shallow-space, angle eye-level-shot.
Mid-shot. Raifi è di spalle appena intravisto. Il centro è per Ali e per il suo sguardo da bambino furbo: “Raise your hand” dice il ragazzo al professore.
Cut. Mid-shot. Ali e Raifi sono uno di fronte all'altro, si guardano negli occhi, i loro corpi incorniciano lo sfondo della finestra. Raifi lentamente obbedisce e Ali “Can I take it?”
Cut. Mid-shot. Raifi è di nuovo di schiena e Ali mediano all'inquadratura. Gli alza la mano.
Cut. Mid-shot. Ora la ripresa è invertita. Raifi è centrale e Ali di spalle, laterale. Raifi guarda concentrato il palmo del ragazzo. Ali “Imagine this is a head and this is a nose” mentre con il dito gli tocca la mano “Which part? The part under your hair.”
Cut. Mid-shot. Ritorno alla scena precedente. Ali sposta la testa al ralenti verso la mano del professore, mimando una testata: “You hit here”.
Successivamente il ragazzo compie lo stesso gesto ma questa volta si muove più velocemente.
Il professore è allibito, meravigliato dall'abilità di Ali. Gli chiede chiarimenti: “Like this, you'll hurt your nose”.
I ruoli sono capovolti. La risposta di Ali ha un tono da docente: “No, you have to practice.”
La lezione di Ali sarà in seguito utile a Raifi.
Una sequenza semplice, un campo e controcampo, i due attori alternativamente disegnano l'inquadratura. È un dialogo affettuoso, come quello di un padre con il figlio mentre sta insegnando al genitore un videogame ma la realtà è crudele quello di Ali non è un passatempo è un gioco per sopravvivere.
Un'altra frattura sociale in Iran è quello dell'immigrazione afgana. The UN Refugee Agency cita settecento ottantamila rifugiati afgani scappati in Iran. Inoltre, cinquecento ottantaseimila persone sono afghani e risiedono legalmente nel paese. La vera sciagura sono i due milioni duecentocinquantamila persone con passaporto afgano ma illegali. (7) Sono discriminati sia nei campi profughi, sia nei sottofondi delle città. Due protagonisti di Sun Children sono afghani. Vivono nella povertà, racimolano qualcosa con la carità, e con il terrore di essere rimpatriati. Sono la bambina Zahra, la ragazzina amata da Ali e l'amico Abolfazl:
“In Iran, according to the official statistics there are 4 million Afghan immigrants but unofficially the number should be around 7 million. Unfortunately, these immigrants are financially from the lower stratum of society and they are mostly illegal immigrants. For both of these reasons, they have to do odd jobs and work illegally. As well, because of this situation, their children usually don’t have any proper identity cards and can’t be enrolled in regular schools even if they could afford not to work. It should be noted that an important percentage of working children in Iran are from this immigrant community.” (8)
Ali è un ragazzino maturo. La sua speranza è la guarigione della madre. È l'illusione di poter formare di nuovo una famiglia. Ali è un bambino ma sente incredibilmente la responsabilità di difendere la sua famiglia. Ma la mamma è profondamente malata. Ali vorrebbe assicurargli cure adeguate, portarla a casa. Questo è il tesoro di Ali, ritornare a formare un nuovo nucleo. Per questo si getta, coraggiosamente, in un buco sotto terra lavorando come un minatore, tutto per il suo tesoro: la madre. Mentre Ali è sudato, stanco, arrabbiato nella strettoia, i compagni si svagano con musica e balli. Il regista descrive esattamente la sua psicologia:
“This boy like others in his situation, is faced with the difficulties of life at a very young age,” says Majidi. “He has to replace the absent father and take responsibility for the whole family. That is the reason why he has to grow up before his time. These kids are usually very responsible for their family and very kind to their younger brother or sister. It can be heartbreaking to realize how mature they have become at such a young age, they literally replace the absent father and play his role.” (9)
Ma rimane un bambino. Vuole giocare, si tuffa in una fontana, gioioso con una aperta ripresa aerial shot. Vorrebbe riconquistare la sua infanzia.
I bambini richiedono accuratezza scenica, il regista perciò filma numerosi primo piano con una moltitudine di espressioni strane e fantasiose. La camera è prossima ad Ali e ai suoi amici pure quando sono dentro al tunnel. Il pertugio è spaventoso, buio, resistente ai colpi dei fanciulli. Il primo piano inquadra Ali, con i suoi dolorosi versi facciali quando il muro non si rompe.
Gli studenti trovano un tesoro, la scuola. Decine di alunni problematici assaltano l'edificio scolastico, non per fuggire ma per entrarci. È la maestosa scena narrata con pathos. La scuola è stata chiusa. Il proprietario vieta l'ingresso, vuole gli affitti arretrati. Il preside infaticabile tenta di convincerli a sopra sedere ma fallendo. Come il gladiatore Maximum scatena i suoi legionari. Il preside lancia il grido “kids, let's climb the wall” e i ragazzi, comprensibilmente tutti maschi, lanciano decine di zaini oltre la recinzione per gettarsi all'arrembaggio, arrampicandosi e penetrando all'interno. È una sequenza esaltante, i ragazzini saltano nell'atrio, inquadrati nel loro sforzo atletico, con le loro magliette di Messi o di altre squadre di calcio o sgualcite e sporche. La discesa dei ragazzi è montata freneticamente come se fossero centinaia, con un primo piano sulle loro scarpe da ginnastica o infradito. L'eccitazione degli studenti durante all'assalto è filmata, con una inquadratura aerial-shot, mentre corrono nel cortile verso l'entrata. È la conferma della prima scelta filosofica dell'autore: la scuola può salvare i bambini. E i ragazzini lo ascoltano.
Similare, con proposito diverso, è l'ambientazione nella metropolitana. I ragazzi scavalcano gli ingressi inseguiti dalla polizia. La piccola Zahra, nonostante la sua energia, sta per essere agguantata da un poliziotto. Ali la scorge in difficoltà, corre a perdifiato e sgambetta la guardia. Zahra è salva. La metropolitana è per i bambini di strada uno dei luoghi più sicuri per rifugiarsi insieme ai mercati, alle stazioni degli autobus:
“In Tehran (focus of this study), children are found on the roadside and public places such as markets, subways, and bus stations. Some engage in selling petty items while many begs for money and food.” (10)
La camera procede rapida, sia negli inseguimenti ad Ali, sia all'interno della scuola. Il regista è molto attento nella costruzione del tunnel, fino a diventare un creatore di suspence. I bambini devono sostenere sia le insalubri fatiche dello scavo, sia gli intralci umani, come quello del bidello, l'esempio è nella paura di essere individuati quando la palla cade all'interno. Il claustrofobico finale è angoscioso. L'oscurità si trasforma in uno spiraglio di luce, fino allo squarcio nel muro. È il momento della purificazione della scuola e dei bambini, è il loro battesimo.
L'attore Roohollah Zamani, Ali, ha vinto alla Mostra del cinema di Venezia, il premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente.
Roohollah Zamani è bravissimo, ricorda i bambini infelici del neorealismo italiano, come i bambini del dopoguerra italiano di Sciuscià o come il figlio spaventato di Ladri di biciclette. Il merito di Roohollah Zamani dipende dalla bravura del regista, il quale spiega il metodo seguito per i ragazzini alla prima opera:
“We prepared all the camera movements in the actual settings, several times, without the actors. In the subway, regular traffic did not stop and there were a lot of regulations that made it harder for our shoot. So, we practiced the entire scene with the actors and without the cameras. The emotional moments were the most difficult ones as they had to be captured in one or two takes, maximum. We had no control over the scene of the conversation between Ali and Zahra: they had to get off a real train with the camera following them and they had to deliver their lines immediately.” (11)
Il regista non lesina divertimento e scene umoristiche, d'altronde sono dei bambini. Il tono deve essere leggero nonostante la drammaticità degli avvenimenti. Accade sempre quando dei ragazzini cercano un tesoro, sia materiale come in The Goonies, sia immateriali come in Stand by Me:
“I did not want to make an earnest polemic about child labour. I wanted to make an entertaining, energetic, joyful film full of adventure and courage, showing just how capable, resourceful and resilient these children really are.” (12)
Il film possiede l'atmosfera dominante del bene fine a sé stesso. Tutti sono buoni e bravi, compresi i ragazzi provenienti dalla strada. Il regista evita volutamente ogni malefatta. Per Majid Majidi il peccato in natura non esiste, esiste, unicamente, nel suo rapporto discriminatorio in base al peccatore. Il peccato non esiste se commesso da qualcuno alla moda, anzi è un gesto di ribellione. Al contrario, il medesimo peccato, commesso da un fallito fuori dal pensiero dominante, è grave e mortale, anzi un atto razzistico.
Questa valutazione politicamente corretta ha provocato nel film un risultato opposto. Con il suo stile sdolcinato, con i ragazzini sempre affabili, gli studenti assomigliano a quelli di un convito religioso, non a quelli di un ghetto di una confusa città.
Purtroppo l'effetto è equivoco. Manca logica politica, manca la polemica, non ci sono sfide. C'è tanto pietismo. Confrontato con Metri Shesh Va Nim - Just 6.5 la moralità è diversa. In Metri Shesh Va Nim - Just 6.5 i condannati a morte si pisciano addosso perché stanno per essere impiccati, non c'è carità, hanno ucciso e venduto droga, la pena è meritata.
In Sun Children i bambini sono irreali, sono dei discoli ma buoni e generosi sia fisicamente, sia nei reati. Non sono assolutamente dei criminali. Forse il regista dimentica il ruolo etico. Gli assassini, gli spacciatori di droga di Metri Shesh Va Nim - Just 6.5 se fossero andati a scuola, avrebbero scavalcato il muro ma non per entrarci, l'avrebbero scavalcato per fuggirci.
1 https://core.ac.uk/download/pdf/229808906.pdf
2 https://core.ac.uk/download/pdf/229808906.pdf
3 Pressbook del film
4 Pressbook del film
5 https://core.ac.uk/download/pdf/229808906.pdf
6 https://www.goldenglobes.com/articles/sun-children-iran-interview-director-majid-majidi
7 https://www.unhcr.org/ir/refugees-in-iran/
8 https://www.goldenglobes.com/articles/sun-children-iran-interview-director-majid-majidi
9 https://www.goldenglobes.com/articles/sun-children-iran-interview-director-majid-majidi
10 https://core.ac.uk/download/pdf/229808906.pdf
11 Pressbook del film
12 Pressbook del film