The Bleeder Regista: Philippe Falardeau

The Bleeder

Anno: 2016

Regista: Philippe Falardeau

Provenienza: USA

Autore: Roberto Matteucci

73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

“Ha recitato in un film con Clint Eastwood.”

Il 24 marzo del 1975 al Richfield Coliseum c’erano 14.847 spettatori. Il campione del mondo Muhammad Ali affrontava Chuck Wepner.[i] Ali era appena entrato nella storia battendo Foreman mentre. “Wepner era invece un club fighter, uno di quelli che combattono nel terzo/quarto incontro di una riunione. E spesso perdono. Aveva affrontato pugili importanti, venendo regolarmente battuto. Il suo record era di 30 vittorie, 9 sconfitte, 2 pari.” [ii] Perché Ali aveva sfidato un emerito sconosciuto? La borsa era interessante 1,6 milioni di dollari per Ali e appena centomila dollari[iii] per lo sfidante, ma avrebbe potuto incassare molto di più con altri quotati sfidanti.

L’incontro fu cattivo, perché lo sbruffone Ali provocava Wepner, aveva sottovalutato il rivale, e l’ambizione non gli consentiva di comprendere. Nell’incontro Wepner si dimostrò un incassatore, lento, colpiva a braccia aperte, sembrava che chiudesse gli occhi. Ali era invece tecnico, preparato, si muoveva e colpiva a colpo sicuro. Troppo sicuro di se, perché il fattaccio accade al nono round. A seguito di un attacco di Wepner,

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Ali cade a terra. Non fu un pugno. Wepner involontariamente calpestò il piede del campione del mondo, il quale cadde. Fu l’incredulità totale. Un emerito sconosciuto aveva messo al tappeto il grande Muhammad Ali. Quando si rialzò Ali era pieno di rabbia, era stato ingiuriato. Iniziò a colpire Wepner con cattiveria, i pugni lo stavano martoriando, era ridotto ai minimi termini, non aveva più le forze per difendersi, prendeva i pugni ma rimaneva in piedi. C’era rabbia nel campione del mondo, la sua superbia fu scoperta. Ali vinse per ko tecnico, all’ultimo round quando mancavano alcuni secondi.

L’incredibile resistenza di Wepner ispirò il personaggio di Rocky nell’omonimo film di Silvester Stallone.

Chuck Wepner è un personaggio originale, bizzarro e nello stesso tempo un eroe. Della sua vita parla il regista Philippe Falardeau nel film The Bleeder presentato alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

The Bleeder era il sopranome di Wepner, il sanguinolento di Bayonne, perché: “Sulla sua faccia c’era una mappa disegnata dalla cicatrici, a fine carriera saranno 329 i punti di sutura necessari per chiudere i tagli («Antuofermo ne ha 345, ho chiesto al mio manager un ultimo match. Voglio il record»).” [iv]

Il regista affronta il personaggio direttamente, senza nascondere nulla, forse truccandolo con ironia, e soprattutto di autoironia; perché Chuck era un uomo semplice, strano, ma anche aperto e disponibile.

Il film è raccontato dalla sua voce fuori campo, attraverso varie fasi della sua vita.

Era un pugile forte e coraggioso ma poco talentuoso. Era un dongiovanni, corteggiava altre donne nonostante giurasse amore eterno alla moglie. Una spasimante è affrontata con sarcasmo dalla donna costringendola alla fuga e deridendo il marito.

Nonostante la fama dell’incontro di Ali, la sua esistenza aveva preso una deriva negativa: prostitute, droga, alcol, aveva smarrito la sua vita.

Aveva perso, come Rocky, però anche per Wepner ci sarà un lieto fine.

Il tema è quello parallelo fra la vita reale e quella di Rocky. Perfino Stallone appare nel film, per Wepner è un mito, e l’attore cercherà di aiutarlo, ma ormai il declino era irreversibile.

Realizzato con grande cura l’autore si serve della musica del tempo per allontanarci dall’oggi.

Alcune sequenze sono importanti per individuare il carattere. Come il rapporto difficile con il fratello. Chuck va a casa del fratello, vuole riprendere un dialogo ma Chuck è sempre stato menefreghista tanto da aver dimenticato perfino il nome del nipote.

Ma si amano, e in un momento di difficoltà, sarà il fratello ad aiutarlo pagando la cauzione per uscire dalla prigione.

Sarà necessario un cammino faticoso per uscire dalle dipendenze contratte. Lo comprese quando, avendo la possibilità di incontrare Sylvester Stallone, rifiutò.

In quel momento capì: non poteva di vivere di un solo lontano ricordo.

Se Rocky è come David che affronta Golia, Wepner è il segno della sconfitta sia sul ring sia nella vita.

Ma nel finale scopriamo che la vita può essere migliore di quella di un film.

[i] http://boxrec.com/media/index.php?title=Fight:22898

[ii] http://www.corrieredellosport.it/uomini_e_pugni/2009/06/15-71755/Wepner,+il+pugile+che+ha+ispirato+Rocky

[iii] http://boxrec.com/media/index.php?title=Fight:22898

[iv] http://www.corrieredellosport.it/uomini_e_pugni/2009/06/15-71755/Wepner,+il+pugile+che+ha+ispirato+Rocky

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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