Videophilia (And Other Viral Syndromes) - Videofilia (y otros síndromes virales) Regista: Juan Daniel F. Molero
Videophilia (And Other Viral Syndromes) - Videofilia (y otros síndromes virales)
Regista: Juan Daniel F. Molero
Cast: Muki Sabogal, Terom Terom, Liliana Albornoz, Michel Lovón, José Gabriel Alegría Sabogal, Alfredo Villar, Caterina Gueli Rojo, Tilsa Otta, Manuel Siles, Nuria Zapata, Rafael Gutiérrez
Provenienza: Perù
Anno: 2015
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Lo sabes que la camera engordas.”
Il 21 dicembre del 2012, la catastrofica previsione della fine del mondo, secondo il presunto calendario Maya, spaventò le menti più delicate.
Ovviamente nulla accade ma è stato bello crederci.
Il fascino mortale della fine dell’umanità concerne tutte le religioni, a partire dal Cristianesimo. Nella Bibbia, l'Apocalisse, ci conferma la fine del mondo ma non specifica la data, lo stesso accade nell’Islamismo. Altri, ad esempio i Testimoni di Geova, sono più audaci e indicano il momento esatto. Altri giorni fatidici sono stati indicati, il più famoso è l'arrivo dell'anno mille. Quindi la profezia dei Maya è in buona compagnia.
La differenza è nell’amplificazione della predizione dei Maya da parte d’internet, inducendo un effetto esponenziale nelle persone.
Sulla rete, il catastrofismo trova il suo liquido amniotico.
Un film su internet è impegnativo, perché la dimensione del fenomeno è globale e riguarda moltissimi linguaggi.
Il regista peruviano Juan Daniel F. Molero ci racconta le ossessioni del net in Videophilia (And Other Viral Syndromes) - Videofilia (y otros síndromes virales) presentato al 13th World Film Festival of Bangkok.
Primo tema è la tecnologia e la sua pericolosa applicazione di una connessione totale. Il regista:
"Ci siamo pericolosamente abituati alla tecnologia che ci estende e ci connette agli altri. Vedo molto caos e assurdità che ci guidano attraverso questa transizione dall'essere individui fisici che ci stiamo trasformando. Tutto ha smesso di avere senso e in qualche modo è divertente. Questo film è una tragicommedia su ciò che il futuro è finito per essere." (1)
La storia ha un elettrizzato andamento fra il tragico e il divertito. L’autore lo raffigura con riprese sporche, immagini sgranate, montaggi estremi fra videogiochi e porno chat, con delle emoticon occhieggiati sullo schermo.
L’aspetto umano non scompare, è solo più complicato. L’uomo non si estingue con internet, è addirittura più partecipe ma sceglie e compie atti, gesti completamente liquefatti intellettivamente. Il regista:
"Ma non aspettarti un film con persone rinchiuse nelle loro camere da letto che twittano. I personaggi intraprendono avventure, incontrano estranei e si mettono nei guai mentre cercano esperienze che li aiutino a sfuggire alla noia ". (2)
Due ragazzi, di cui uno in carrozzella, sono su un tetto di un palazzo. Parlano della fine del mondo. Bevono, fumano, si comportano da pazzi, chiacchierano del calendario Maya: “this is the end.”
Il problema non è l’assenza di contatti fisici, ma il vuoto delle relazioni nonostante le innumerevoli chat e le applicazioni con GRPS per gli incontri.
Il sesso al computer appartiene a una nuova sfera, le immagini sull’argomento sono talmente disgustose da suscitare dei rapporti anomali.
I passi successivi sono la droga, l’alcol, le pasticche mentre l’erotismo si soddisfa solo nel mondo del 3D e in quello dell’assurdo, come la sequenza del selfie con il morto o il terribile video splat con ambizioni necrofile.
Il regista presenta l’ambiente virtuale con intelligenza. Costruisce, lega le scene e le inquadrature con una serie di messaggi – reali e virtuali – per provocare la sensazione di una società in decomposizione.
“La gente quiere culo” è il realistico dialogo fra il ragazzo e il venditore di dvd porno; l’importanza della carnalità anale è trattata con l’austera serietà di un dibattito sull’estinzione dell’Amazzonia.
“I never finish the script” afferma il regista nell’incontro con il pubblico, dopo la protezione al 13th World Film Festival of Bangkok.
È un segno del tempo, non un giudizio, l’irreale non ha avrai mai una fine.
Forse, in avvenire, le pazzie d’internet saranno canalizzate verso una parvenza d’intellettuale legittimità. Per il momento le dissennate immagini di occultismo, quelle di svitati santoni mentre scagliano un malocchio al computer, sono una rappresentazione “dark or funny” della vita.
Il fluire delle immagini, fintamente imbrattate e irregolari, consentono il regista a portarci all’interno della sua città: Lima:
“Volevo anche mostrare una impressione non censurata di Lima, dove io vivo. I suoi scontri culturali, i bizzarri fannulloni, l'eccesso, la superstizione e il nichilismo. Una Lima dove ci sono anche giovani della classe media che fanno gli sciocchi e cercano di divertirsi, come quelli che normalmente vediamo solo nei film americani ". (3)
Il party finale, in uno scantinato della capitale peruviana, è disturbato per l’intromissione di segni elettronici. Uscito dalla festa, un giovane gira sconvolto, esagitato, turbato, folle per le strade di Lima. Il suo comportamento è lo stesso di un qualsiasi ragazzo di un’altra grande città.
La persona fisica è identica alle scosse elettriche sul video.
La conclusione a Lima ci riporta ad altre scene precedenti come la passeggiata pseudo culturale in alcuni siti archeologici di Lima con discussioni sulla dea Inca Pachamama.
Le immagini sembrano ottenute da una visione su un PC con una cattiva connessione internet mentre il virus di un hacker potrebbe essere la soluzione a tutti i problemi.
“We’ve gotten dangerously used to the technology that extends us and connects us to others. I see a lot of chaos and absurdity guiding us through this transition from being physical individuals to whatever we are turning into. Everything has stopped making sense and in some way it’s hilarious. This film is a tragicomedy about what the future ended up being.” https://www.screendaily.com/rotterdam/tiger-directors-juan-daniel-f-molero-videophilia-and-other-viral-syndromes/5082161.article Tradotto dall'autore
“But don’t expect a film with people locked in their bedrooms tweeting. The characters go on adventures, meet with strangers and get into trouble as they look for experiences to help them escape from boredom.”https://www.screendaily.com/rotterdam/tiger-directors-juan-daniel-f-molero-videophilia-and-other-viral-syndromes/5082161.article Tradotto dall'autore
“I also wanted to show an uncensored reflection of the Lima I live in, its cultural clashes, bizarre slackers, excess, superstition, and nihilism. A Lima where there are also middle class youngsters being silly and trying to have fun — like the ones we normally only see in American film.” https://www.screendaily.com/rotterdam/tiger-directors-juan-daniel-f-molero-videophilia-and-other-viral-syndromes/5082161.article Tradotto dall'autore