Wasp Network Regista: Olivier Assayas
Wasp Network
Regista: Olivier Assayas
Cast: Ana de Armas, Penélope Cruz, Wagner Moura, Edgar Ramírez, Gael García Bernal
Leonardo Sbaraglia, Gisela Chipe Maria, Steve Howard, Juan Ángel
Provenienza: Francia, Belgio, Spagna
Anno 2019
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Il mio eroe era John Wayne.”
Lo stretto fra Cuba e la Florida è lungo solo 180 chilometri ma è terribilmente pericoloso.
In quello spazio di mare, è continuata per anni una immigrazione di cubani alla ricerca di nuove possibilità.
Particolarmente intesa fu la fuga dopo il 1994, allorché Cuba annunciò il “periodo speciale in tempo di pace”. L'emergenza dipese dal crollo del blocco dell’URSS e dal taglio dei sussidi russi.
I cubani erano già abituati ai sacrifici, alle rinunce, alla pochezza dei negozi, allo scarso valore del pesos ma la situazione peggiorò.
L'aiuto e il commercio con i paesi orientali erano essenziali per garantire il minimo delle prestazioni pubbliche e la consegna del petrolio. Con Michail Gorbačëv gli aiuti terminarono e pure i servizi sociali crollarono.
Fidel Castro giustifica il complicato momento con sua usuale enfasi e carisma:
"Estamos en Período Especial, un período difícil, un período de los más difíciles de nuestra historia. ¿Por qué? porque nos hemos tenido que quedar solos frente al Imperio, solitos. ¿Y qué hacía falta para quedarse solos frente al Imperio? Hacía falta unidad, pero hacía falta valor, hacía falta patriotismo, habría falta espíritu revolucionario. Un pueblo débil, un pueblo blandengue, un pueblo cobarde, se rinde y vuelve a la esclavitud. Pero un pueblo digno, un pueblo valiente como el de nosotros no se rinde y no vuelve jamás a la esclavitud". (1)
Aumentarono le fughe da Cuba, il malumore cresceva, le barche partivano dal Malecon verso Miami. La spinta politica perveniva dagli Stati Uniti. Le comunità cubane anticastriste della Florida pianificarono persino attività terroristiche a Cuba, per colpire il turismo.
Cuba, e soprattutto Fidel Castro, hanno goduto di buona stampa, di tanti appoggi intellettuali. Intrapresero delle controffensive potenti, addirittura vinte nonostante la scarsità di mezzi.
Due furono le battaglie combattute da Cuba.
Nel 1999 scoppia il caso di Elián González, un bambino di sei anni, salvato dalla marina americana su una scialuppa. Era fuggito con la madre da Cuba, ma a causa delle condizioni del tempo, morì.
Fidel Castro iniziò una controffensiva culturale internazionale per farlo ritornare in patria, Elián è un figlio di Cuba. Qualche mese dopo fu riconsegnato al padre.
La seconda sfida fu sostenuta nello stesso periodo con il processo ai Cinque Cubani. Questo episodio di storia contemporanea, insieme allo sfondo degli anni novanta, è raccontata nel film Wasp Network del regista francese Olivier Assayas, presentato alla 76° Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Nel settembre del 1998 cinque cittadini cubani furono arrestati a Miami. incriminati di cospirazione e spionaggio. Era vero? Possibile che Cuba predispose e realizzò nella più totale segretezza una rete di agenti segreti infiltrata negli Stati Uniti e nelle comunità cubane anticastriste della Florida, fregando tutte le illustri agenzie di polizia e di intelligence americane?
Incredibilmente, l'FBI, la CIA non si accorsero per anni dell'attività di alcuni esuli. Programmarono finte fughe, costruirono vite fasulle negli USA. Il loro compito era inviare informazioni riservate a l'Habana.
I Cinque Cubani rimasero anni in carcere e uscirono dal 2011 al 2014, per essere scambiati con altre spie.
I cinque scapparono da Cuba fingendosi clandestini. L'organizzazione fu perfetta, tenuta nascosta perfino alle loro famiglie. Assurdamente, genitori e consorti furono perseguitate dalla polizia di Habana. Arrivati in Florida entrarono in contatto con le associazioni cubane e si adeguarono ai loro loschi traffici, come attentati, contrabbando di droga.
Nel 1998 furono incarcerati.
Il film possiede molti elementi sociali e politici, esalta la storia e nello stesso tempo la deprime.
La prima questione, menzionata dal regista, è strutturale. Wasp Network è un film storico e non di spionaggio:
“Non lo vedo come un film di spionaggio, piuttosto come un film storico. È stato più costoso di quello precedente, ma di nuovo non avevamo abbastanza fondi per girare quel tipo di film. Abbiamo spremuto fino al limite ogni risorsa. Tutti i giorni c’erano nuovi problemi, quindi è stato molto difficile. Difficile a livello fisico e logistico. Estremamente complicato da finanziare, ma è stata un’avventura esilarante perché abbiamo girato a Cuba, dove film di questo genere non erano mai stati fatti prima. Abbiamo mescolato una squadra cubana a una manciata di capi reparto francesi. Ci siamo occupati della storia moderna di Cuba, una cosa che i registi cubani non lasciano mai fare a quelli stranieri, quindi è stato tutto un’avventura.” (2)
La scelta è un peccato. Usare il genere dello spionaggio sarebbe stata interessante. I cubani sarebbero stati degli ideali oppositori della figura della spia solitaria e complessa di John Le Carré. Hanno intrinseco un vigoroso amore per Cuba. Sono capaci di abbandonare moglie e bambini per insinuarsi in un sottobosco pericolosissimo.
Il genere fu scartato per mancanza di budget, persistette soltanto il background storico. Purtroppo, è insufficiente inserire una scena di un discorso di Fidel Castro nel montaggio, per considerarla una pellicola storica. I dettagli non sono esaltati e si sviluppano senza intensità. I personaggi sono troppi, impossibile da seguirli.
Juan Pablo Roque e Rene Gonzalez sono i due caratteri principali descritti con pazienza. Sono due modelli di vita, due esempi. Coraggiosi, temerari, forti.
In realtà l’autore ha una preferenza smaccata. Ed è una intelligente simpatia. Mentre gli uomini giocavano a fare i supereroi, a casa all'Habana qualcuno soffriva. Era Olga, la moglie di René Gonzalez. Una bellissima donna, ama il marito e la figlia. Quando la polizia l’informa della diserzione è sconvolta. Come ha potuto fuggire senza avvisarla? Senza portare anche loro? È un tradimento personale. Al dolore si aggiunge una difficoltà quotidiana. La polizia la sorveglia, la minaccia. Deve lavorare per aver un po’ di denaro per mantenere la figlia.
Il regista:
“Olga González, played by Penélope Cruz, is another fascinating character in that she’s a strong woman in a story that is predominantly set in the world of men.
To me the emotional core of the film is the character of Olga, because she’s brought into a story that is not her story — it’s her husband’s — and it completely shakes up her world and transforms her destiny. She ends up accepting the choices of her husband. Initially she’s a victim who suffers from decisions that were not hers. But then she takes over and she’s the one making those decisions, and she has to make some pretty tough choices. She decides to fight for her husband, and accept his fate in order to save her family. At the end of the film, we come to admire her.” (3)
Olga non è una super spia, ma escludendola il soggetto avrebbe perso di umanità, e la consegnerebbe a essere una storia totalmente al maschile e senza sentimento. Gli agenti cubani sono bravi e valorosi, ma sono spietati e cattivi con le loro famiglie. Olga si angoscia ma quando scopre la verità lo perdona e combatte per liberarlo.
La pellicola è stata girata a Cuba. il regista ci delizia con alcune cartoline della capitale. Si inizia con la corsa di René nelle calle di Habana Vieja, dalle inquadrature del divertentissimo Malecon. Ci sono i ricordi di Ernest Hemingway a Habana come la Bodeguita del Medio. Ci sono gli interni delle case, povere ma ricche di furbizia e attitudine alla lotta umana.
Queste scene sono l’antitetico dell'abbondante ricchezza di Miami. Girano parecchi soldi in Florida, moltissimi negli ambienti degli espatriati, si comprano lussuose ville, si celebrano sfarzosi matrimoni.
Il tutto si interrompe con il rumore fuori campo di un elicottero, è l’assalto degli agenti della FBI.
Il linguaggio sta nelle tante immagini di luce, d'altronde Cuba e Miami hanno in comune la lucentezza del sole.
Il mare filmato sempre nella sua ampiezza, nella sua bellezza con establishment-shot sul mare limpido.
I dialoghi sono importanti. I numerosi campo e controcampo dovrebbero essere utili ad accrescere psicologicamente i protagonisti.
Il film si nasconde, incapace di concentrarsi su alcuni aspetti. Ci riesce con Olga, Penélope Cruz è solare e brava, ma gli altri caratteri sono sfuggenti. La sceneggiatura è inadeguata perché bisogna tagliare, raggruppare, correre.
Lo conferma l’autore:
“Obviously I had to simplify some of the events and adjust the chronology for narrative reasons. But I kept, and vastly emphasized, the basics of the first couple of chapters, before we come to understand who René González actually is.” (3)
C'è un dettaglio bizzarro nella storia. Un particolare ameno.
Immaginate la scena.
Delle persone cercano di scappare, per avere una esistenza migliore, da una dittatura. Si imbarcano su dei natanti decrepiti. L’oceano è spesso crudele e con questi battelli rischiano. Delle ONG mandarono delle navi a recuperare i fuggitivi, a trasbordarli sulle loro navi, specialmente degli yacht, e poi portarli a Miami.
La nazione dalla quale partono, non gli piace l'intromissione nei propri affari. Pertanto, spediscono dei Mig a lanciare dei missili contro i mezzi dell’Organizzazioni. In televisione, un ministro accusa ferocemente le ONG, e si domanda: quale paese al mondo potrebbe accettare queste violazioni?
Il ministro è un comunista di ferro del governo guidato da Fidel Castro.
https://medias.unifrance.org/medias/139/73/215435/presse/cuban-network-dossier-de-presse-anglais.pdf
Bibliografia:
Alejandra Bronfman, Isole in movimento Cuba e i Caraibi dal 1989, EDT, Torino, 2008